Da La Stampa del 19/11/2004

Sharon si scusa telefonicamente con Mubarak

Israele uccide tre guardie egiziane

A Gaza, i soldati le hanno scambiate per terroristi

di Aldo Baquis

TEL AVIV - Le relazioni fra Israele ed Egitto hanno attraversato ieri un duro test dopo che tre guardie di frontiera egiziane sono state uccise da un proiettile sparato da un carro armato israeliano nella zona di Rafah (fra la striscia di Gaza e il territorio egiziano), uno dei punti di conflitto endemico fra l'esercito israeliano e la guerriglia palestinese.

Di fronte alle immediate proteste dell'Egitto, secondo cui l'episodio rappresenta una violazione grave degli accordi di pace con Israele del 1979, il premier Ariel Sharon si è visto costretto a telefonare di persona al presidente egiziano Hosni Mubarak per esprimere profonde scuse. Ma l'episodio - unico nel suo genere in molti anni - è giunto nel posto sbagliato e nel momento sbagliato. Da mesi Israele insiste per una più attiva presenza militare egiziana nel tratto di confine vicino alla striscia di Gaza, allo scopo di prevenire il contrabbando di armi e munizioni per la intifada. Un atteggiamento più deciso da parte dell'Egitto su quel fronte - è stato detto a Gerusalemme - faciliterebbe ad Israele il ritiro da Gaza e in prospettiva consentirebbe alle sue truppe di ritirarsi dall' Asse Filadelfi, ossia dalle stretta lingua di terra che passa fra il territorio egiziano e la striscia di Gaza.

Ma dopo l' incidente di ieri, l'Egitto potrebbe rivedere la propria disponibilità a rafforzare i pattugliamenti. Nel frattempo si attende di conoscere se una missione in Israele del capo dell'intelligence egiziana generale Omar Suleiman prevista per i prossimi giorni avrà luogo, o sarà rinviata. Sulla ricostruzione dell'incidente si sono avute versioni diverse da parte israeliana ed egiziana. In una conferenza stampa a Tel Aviv il comandante israeliano del settore militare meridionale generale Dan Harel ha spiegato che l'episodio è iniziato verso le due di notte quando la vedetta di un fortino ha notato la presenza sospetta di tre palestinesi provenienti dal campo profughi di Tel el-Sultan (Rafah).

Harel ha spiegato è stato fatto intervenire un carro armato. «Per 40 minuti all'equipaggio del carro armato è stato spiegato qual era il loro obiettivo e una volta individuato è stato dato l'ordine di fare fuoco». Ma dopo la prima granata, la vedetta ha visto che i palestinesi fuggivano verso Gaza e ha compreso l'errore. «Subito abbiamo cessato il fuoco e abbiamo contattato le autorità egiziane», ha aggiunto Harel. Secondo il generale, la pattuglia egiziana si trovava a 200 metri dal tank, lungo il reticolato di confine, sul lato egiziano. Il commando palestinese era pure lungo il reticolato, alla stessa distanza, ma sul versante palestinese. Una delle possibilità è che uno dei comandanti israeliani della operazione, giunto poche ore prima sul posto, non conoscesse a sufficienza la topografia della zona.

Le informazioni israeliane sono state contestate da parte egiziana. Secondo quanto ha appreso la televisione araba al-Jazeera, la pattuglia della guardia di frontiera egiziana era composta da sei militari, tre dei quali (Hani al-Subhi, Amir Abu Bakr e Muhammed Abdel Fattah) sono stati colpiti a morte. Tutti indossavano divise militari egiziane ed erano distanti dal carro armato non 200, ma 20 metri. Fonti egiziane hanno aggiunto che dopo la prima granata i soldati israeliani hanno sparato anche «un diluvio di proiettili», cosa che è stata smentita a Tel Aviv. Nella conferenza stampa Harel ha precisato che i dati da lui forniti non sono ancora definitivi perché il fortino dove è avvenuto l'incidente era ieri isolato per la presenza sul terreno di numerosi ordigni lasciati dal commando palestinese. Il generale ha aggiunto che proprio in quella zona vengono scavati numerosi tunnel per la trafugazione di armi dall'Egitto verso Gaza e che ieri uno di quei tunnel è crollato seppellendo alcuni palestinesi impegnati negli scavi. Almeno tre di loro sarebbero rimasti uccisi.

Nel tentativo di non compromettere la realizzazione del ritiro da Gaza - che dovrebbe inziare la prossima estate - Sharon ha dunque rapidamente telefonato a Mubarak. Anche i ministri israeliani degli Esteri e della Difesa hanno avuto colloqui con i loro omologhi egiziani. Proprio l'Egitto potrebbe svolgere un ruolo chiave nel dopo-Arafat: nelle prossime settimane ospiterà infatti al Cairo un delicato dialogo interpalestinese dedicato alla costituzione di una leadership unificata e alla sospensione della lotta armata, almeno fino alle elezioni nei Territori. Il presidente del Comitato esecutivo dell'Olp Abu Mazen avrà allora bisogno di tutto l'aiuto della diplomazia egiziana.

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