Da Punto Informatico del 07/12/2004
Originale su http://punto-informatico.it/p.asp?i=50739
Agli artisti il P2P fa comodo
Musicisti e cantautori, più volte tirati in ballo dalle major, in realtà sembrano tutt'altro che turbati dal file sharing. Anzi, la maggioranza considera Internet uno strumento insostituibile. Una verità scomoda?
Roma - Alle major potrebbe non piacere il risultato di una autorevole rilevazione secondo cui molti artisti americani vedono in Internet una grande opportunità e, pur condividendo le leggi sul copyright, non considerano il peer-to-peer come un problema reale.
Su più di 3mila artisti intervistati da una importante società di analisi, due terzi ha infatti risposto che il file sharing minaccia poco o non minaccia affatto la propria attività. Questo uno dei risultati della rilevazione effettuata da Pew Internet & American Life Project che ha incrociato i dati di un sondaggio telefonico su persone che si definiscono artisti e i risultati di un questionario distribuito ad un campione dell'industria di settore (musicisti, cantautori, editori). Si tratta della prima analisi del genere mai condotta.
L'importanza dei risultati è data dal fatto che da sempre, fin dagli inizi della grande campagna legale contro i sistemi di file sharing, l'industria ha utilizzato anche in Italia i nomi di alcuni celebri artisti per cercare di scoraggiare l'uso dei sistemi di condivisione. Ma, a quanto pare, non tutti gli interessati sono allineati sulle posizioni più intransigenti. Anzi.
Pew ha intervistato tanto artisti di successo quanto musicisti che ancora devono riuscire a sfondare, ma tutti sono d'accordo su un punto: Internet mette loro a disposizione nuovi e formidabili strumenti per far conoscere la propria musica. "Usano Internet - spiega Pew nel rapporto - per migliorare i modi con cui realizzano, commercializzano e vendono le proprie opere creative. Usano Internet per trovare l'ispirazione, costruire un rapporto con i fan e gli altri artisti e per perseguire nuovi obiettivi commerciali".
Ma in molti ritengono comunque che copiare e condividere non sia corretto e che anzi queste debbano essere considerate attività illegali. "In generale - scrive Pew - affermano che Internet ha dato loro modo di guadagnare dal proprio lavoro, più di quanto non dicano che ha reso più difficile proteggere le proprie opere". "Si può dire - ha dichiarato il direttore del Pew, Lee Ranie - che la comunità degli artisti ha idee ed esperienze in merito assai più diversificate di quanto possano immaginare coloro che seguono il dibattito sul copyright che si fa a Washington ".
Di interesse anche la suddivisione nelle risposte date dagli "artisti pagati", ossia coloro che ottengono dei compensi dal proprio lavoro, rispetto a tutte le altre. Emerge infatti che solo il 30 per cento di chi già vive grazie ai propri lavori creativi ritiene il file sharing una minaccia. E metà di tutti gli artisti afferma invece che le leggi sul copyright tendono a tutelare gli intermediari assai più dei musicisti stessi.
Secondo Pew, la visione che gli artisti hanno del P2P riveste una particolare importanza in un momento nel quale l'industria della discografia, ma anche quella del cinema, ha portato alla massima espansione la propria azione legale contro gli utenti del P2. Questi, peraltro, continuano ad affermarsi, così come aumenta la popolarità dei jukebox a pagamento.
Su più di 3mila artisti intervistati da una importante società di analisi, due terzi ha infatti risposto che il file sharing minaccia poco o non minaccia affatto la propria attività. Questo uno dei risultati della rilevazione effettuata da Pew Internet & American Life Project che ha incrociato i dati di un sondaggio telefonico su persone che si definiscono artisti e i risultati di un questionario distribuito ad un campione dell'industria di settore (musicisti, cantautori, editori). Si tratta della prima analisi del genere mai condotta.
L'importanza dei risultati è data dal fatto che da sempre, fin dagli inizi della grande campagna legale contro i sistemi di file sharing, l'industria ha utilizzato anche in Italia i nomi di alcuni celebri artisti per cercare di scoraggiare l'uso dei sistemi di condivisione. Ma, a quanto pare, non tutti gli interessati sono allineati sulle posizioni più intransigenti. Anzi.
Pew ha intervistato tanto artisti di successo quanto musicisti che ancora devono riuscire a sfondare, ma tutti sono d'accordo su un punto: Internet mette loro a disposizione nuovi e formidabili strumenti per far conoscere la propria musica. "Usano Internet - spiega Pew nel rapporto - per migliorare i modi con cui realizzano, commercializzano e vendono le proprie opere creative. Usano Internet per trovare l'ispirazione, costruire un rapporto con i fan e gli altri artisti e per perseguire nuovi obiettivi commerciali".
Ma in molti ritengono comunque che copiare e condividere non sia corretto e che anzi queste debbano essere considerate attività illegali. "In generale - scrive Pew - affermano che Internet ha dato loro modo di guadagnare dal proprio lavoro, più di quanto non dicano che ha reso più difficile proteggere le proprie opere". "Si può dire - ha dichiarato il direttore del Pew, Lee Ranie - che la comunità degli artisti ha idee ed esperienze in merito assai più diversificate di quanto possano immaginare coloro che seguono il dibattito sul copyright che si fa a Washington ".
Di interesse anche la suddivisione nelle risposte date dagli "artisti pagati", ossia coloro che ottengono dei compensi dal proprio lavoro, rispetto a tutte le altre. Emerge infatti che solo il 30 per cento di chi già vive grazie ai propri lavori creativi ritiene il file sharing una minaccia. E metà di tutti gli artisti afferma invece che le leggi sul copyright tendono a tutelare gli intermediari assai più dei musicisti stessi.
Secondo Pew, la visione che gli artisti hanno del P2P riveste una particolare importanza in un momento nel quale l'industria della discografia, ma anche quella del cinema, ha portato alla massima espansione la propria azione legale contro gli utenti del P2. Questi, peraltro, continuano ad affermarsi, così come aumenta la popolarità dei jukebox a pagamento.
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