Da La Repubblica del 21/11/2004

Parla il leader riformista Viktor Yushenko, l´anti Putin: "Vinceremo noi". Oggi il voto

Ucraina, l´opposizione minaccia "Niente brogli o usiamo la forza"

"Qualsiasi falsificazione del voto sarà accolta con pari intensità. In democrazia viene eletto chi governa davvero"
"Il presidente russo vuole un leader ucraino fedele e ricattabile. La Russia resterà un partner strategico. Ma il rapporto deve restare alla pari"

di Giampaolo Visetti

ODESSA - I duecento gradini che dalla città vecchia precipitano sul mar Nero sono battuti da un sole duro che presto cede a raffiche soffici di fiocchi. Viktor Yushenko ha scelto la storica scala del film «La corazzata Potemkin», seme della rivoluzione russa del 1905, per il suo ultimo appello. Marinai disoccupati, spose spente con i mariti sommersi nelle miniere, operai senza paga. Oggi come al tramonto degli zar. E´ la povera gente che dopo l´Urss ha votato Leonid Kuchma, che ora teme il garante del suo tramonto, Viktor Yanukovich. Dieci anni di potere stringono il destino di chi possiede solo la speranza. Per molti l´Urss resta un rimpianto: 200 mercantili, oggi sono 31. Sotto occhi pesanti, il leader dell´opposizione riformista ha deciso di finire e iniziare da qui: dagli apolitici per fame. Un secolo dopo, è convinto che l´Ucraina sia come sempre alla vigilia di una rivoluzione.

«Dobbiamo riprendere un discorso interrotto - dice - e lo faremo scegliendo la democrazia». Il sindaco di Odessa, Ruslan Bodelan, ha denunciato ricatti e pressioni delle autorità di Kiev. Lavoro e pensione non sono assicurati: per sicurezza i presidenti dei seggi sono stati scaricati anche qui dagli aerei di Kuchma. Tutti sanno che il ballottaggio delle presidenziali di oggi sarà deciso dai brogli. Il Paese, dopo il finto pareggio del primo turno, non attende di sapere chi è il più amato, ma chi sarà il più forte, o il più astuto. Se il regime riuscirà a replicare se stesso, domani saranno i giovani a decidere se è il momento di scendere in piazza.

Signor Yushenko, è vero che se non sarà proclamata la sua vittoria inviterà gli ucraini allo scontro?
«La gente sa che un risultato diverso sarebbe ridicolo, ma noi non scherzeremo: reagiremo in modo adeguato all´atteggiamento del potere. Qualsiasi falsificazione del voto sarà accolta con pari intensità. In democrazia governa chi viene eletto davvero».

Il presidente Kuchma la accusa di trascinare l´Ucraina verso la guerra civile.
«Dopo dieci anni di regime, e dopo la dittatura sovietica, la gente pretende di vivere libera: per questo è pronta anche alla forza».

Crede che la democrazia possa fondarsi sulla violenza?
«Abbiamo lottato pacificamente, il nostro riferimento è il diritto. Dopo il primo turno, non abbiamo assaltato la commissione elettorale centrale. Le autorità hanno schierato l´esercito per indurci a un passo falso davanti al mondo: hanno fallito».

Cosa accadrà dopo il voto?
«I clan che ricattano Kuchma e Yanukovich, hanno previsto due scenari. Una falsificazione totale, per la quale non avranno mai abbastanza voti; oppure la dichiarazione della vittoria prima di finire il conteggio. Non possono permettersi elezioni regolari».

Vladimir Putin teme che con lei Kiev si allontani da Mosca.
«Il presidente russo vuole un presidente fedele e ricattabile, indifferente al destino del suo popolo. La Russia resterà un partner strategico. Il rapporto però deve essere alla pari e inquadrato dal diritto internazionale».

Il suo unico slogan, "Via i corrotti", non la vincola solo al populismo?
«Dobbiamo ripartire da zero. La strada delle riforme è lunga, ma non può prescindere dalla sostituzione di meccanismi e persone del regime. Non sono io il candidato presidente finito due volte in carcere».

Con l´adesione alla Nato non passerà dalla pentola russa alla brace americana?
«I rapporti Ucraina-Nato, quando fossero definiti, saranno tali da non violare i nostri impegni con la Russia. Nessuno si illude di relazioni privilegiate con gli Usa: conosciamo e condividiamo il pragmatismo di Washington».

Lei accusa Kuchma e Yanukovich di essere agli ordini di Putin: però loro hanno mandato le truppe in Iraq, accogliendo l´invito di Bush.
«Hanno obbedito all´industria bellica finanziata da Mosca. Io chiederò il ritiro del contingente ucraino. Abbiamo avuto i morti, i contratti non si sono visti».

Parla da presidente: non riconosce alla gente il diritto di non sceglierla?
«So quanto la voglia di cambiamento ci unisca. Il regime ha cercato di distruggere una coscienza politica e una società civile. Ancora una volta non c´è riuscito».

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