Da La Repubblica del 20/11/2004
Sme, lo Stato contro il premier
L´Avvocatura: condanna per corruzione e un milione di danni
Ghedini, difensore di Berlusconi: "Arringa tutta politica, Salvemini era stato nominato dal centrosinistra"
Al processo le richieste del legale che rappresenta Palazzo Chigi. La Cir: risarcimento di 4,5 miliardi di euro
"È paradossale, ma io difendo un soggetto giuridico diverso dalla persona del premier"
di Luca Fazzo
MILANO - L´avvocato dello Stato dice che Berlusconi è colpevole. Ed è colpevole perché nella vicenda Sme «sa e agisce». Perché dopo essere intervenuto su ordine di Craxi per bloccare la vendita della Sme a Carlo De Benedetti, dopo avere inventato una cordata fantasma ed una vera, dopo avere schierato in campo gli avvocati Fininvest, comprò attraverso Cesare Previti il giudice Filippo Verde, il magistrato che si era autoassegnato quella causa e che spazzò via con una sentenza gli accordi tra l´Iri di Romano Prodi e la Cir di De Benedetti.
Sono accuse che si sono sentite appena sette giorni fa, nell´aula del processo al capo del governo per i soldi che avrebbe smistato tra i giudici romani. Ma ieri fanno un effetto diverso. Perché a parlare non è la Procura. È un avvocato che rappresenta il governo. Più esattamente, la presidenza del Consiglio dei ministri. È Domenico Salvemini, avvocato dello Stato. Il giorno remoto in cui iniziò questo processo, Salvemini si costituì parte civile per conto del presidente del Consiglio di allora, Massimo D´Alema. Oggi che il processo sta arrivando alla fine, il presidente del Consiglio è Silvio Berlusconi. Cioè colui che di questo processo è l´unico imputato. E che dei delitti che secondo la Procura vennero commessi a «Roma sul finire degli anni Ottanta, quando i soldi venivano smistati tra giudici pronti a vendere la loro funzione, era il mandante».
Esecutori e destinatari sono stati processati a parte, con risultato incerto: assolto il giudice Filippo Verde, condannato il giudice Squillante, mezzo assolto e mezzo condannato Cesare Previti. In questo processo bis, una settimana fa Ilda Boccassini ha chiesto che il capo del governo venga riconosciuto colpevole di entrambi i capi d´accusa, e condannato a otto anni. Ieri tocca alle parti civili. Appena Salvemini inizia a parlare, si capisce che non farà sconti. Ed ecco il conto finale: «Chiedo che venga riconosciuta la penale responsabilità di Silvio Berlusconi, e la condanna al risarcimento a favore della presidenza del Consiglio di un milione e centomila euro, di cui trecentomila immediatamente esecutivi». Sferzante la reazione di Nicolò Ghedini, avvocato del premier: «Un´arringa tutta politica. E Salvemini era stato nominato dalla precedente maggioranza di governo».
Salvemini non si nasconde la stranezza della situazione. «È parso paradossale che l´avvocato dello Stato agisca per conto della presidenza del Consiglio nei confronti dell´onorevole Berlusconi che è attualmente il presidente del Consiglio. Si è parlato di "Berlusconi contro Berlusconi". Ma se la vicenda è curiosa in sé, dal punto di vista strettamente giuridico è inquadrabile in modo tranquillo e chiaro. Io rappresento un soggetto giuridico diverso dalla persona fisica del capo del governo: che in questo processo compare non nelle vesti di presidente del Consiglio ma di imputato. L´avvocatura dello Stato dipende formalmente dalla presidenza del Consiglio anche se con autonomia funzionale. E io come pubblico funzionario mi accingo a concludere per colui che è il vertice della piramide gerarchica. Non è a cuor leggero che faccio le mie richieste».
«Sento già fischiarmi le orecchie - dice Salvemini - diranno che il mio teorema è che Berlusconi "non poteva non sapere". Ma il mio teorema non è questo. Io dico: la corruzione poteva avvenire per iniziativa dei dirigenti Fininvest senza alcuna partecipazione di Berlusconi? Qui non si tratta di soldi per un film, sono soldi per corrompere i giudici, sono soldi che hanno un senso immensamente superiore all´ammontare delle banconote. Nessuno in Fininvest poteva permettersi di usare soldi del patrimonio personale di Silvio Berlusconi senza il suo avallo per corrompere i giudici». Salvemini non si esprime - non è suo compito - sugli anni di pena, non si sbilancia sulle attenuanti. Ma chiede che Berlusconi risarcisca i danni morali che ha causato allo Stato, al governo che lui oggi presiede. Un milione e centomila euro, con quei trecentomila euro immediati che «sono una goccia nel mare del bisogno di cassa dello Stato» ma che sono resi indispensabili dall´insolvenza degli altri imputati.
Poi tocca a Giuliano Pisapia, difensore di parte civile per la Cir di Carlo De Benedetti: e qui il conto che viene presentato a Berlusconi si fa astronomico. Per i danni che bloccando la vendita della Sme furono causati all´Ingegnere, Pisapia chiede che Berlusconi venga condannato a risarcire 4 miliardi e mezzo di euro. Dietro il «sarcasmo suicida» con cui Berlusconi dice di meritare una medaglia per quell´intervento, si nasconde secondo Pisapia l´affossamento della prima grande privatizzazione italiana. Il 3 dicembre, la parola alle difese.
Sono accuse che si sono sentite appena sette giorni fa, nell´aula del processo al capo del governo per i soldi che avrebbe smistato tra i giudici romani. Ma ieri fanno un effetto diverso. Perché a parlare non è la Procura. È un avvocato che rappresenta il governo. Più esattamente, la presidenza del Consiglio dei ministri. È Domenico Salvemini, avvocato dello Stato. Il giorno remoto in cui iniziò questo processo, Salvemini si costituì parte civile per conto del presidente del Consiglio di allora, Massimo D´Alema. Oggi che il processo sta arrivando alla fine, il presidente del Consiglio è Silvio Berlusconi. Cioè colui che di questo processo è l´unico imputato. E che dei delitti che secondo la Procura vennero commessi a «Roma sul finire degli anni Ottanta, quando i soldi venivano smistati tra giudici pronti a vendere la loro funzione, era il mandante».
Esecutori e destinatari sono stati processati a parte, con risultato incerto: assolto il giudice Filippo Verde, condannato il giudice Squillante, mezzo assolto e mezzo condannato Cesare Previti. In questo processo bis, una settimana fa Ilda Boccassini ha chiesto che il capo del governo venga riconosciuto colpevole di entrambi i capi d´accusa, e condannato a otto anni. Ieri tocca alle parti civili. Appena Salvemini inizia a parlare, si capisce che non farà sconti. Ed ecco il conto finale: «Chiedo che venga riconosciuta la penale responsabilità di Silvio Berlusconi, e la condanna al risarcimento a favore della presidenza del Consiglio di un milione e centomila euro, di cui trecentomila immediatamente esecutivi». Sferzante la reazione di Nicolò Ghedini, avvocato del premier: «Un´arringa tutta politica. E Salvemini era stato nominato dalla precedente maggioranza di governo».
Salvemini non si nasconde la stranezza della situazione. «È parso paradossale che l´avvocato dello Stato agisca per conto della presidenza del Consiglio nei confronti dell´onorevole Berlusconi che è attualmente il presidente del Consiglio. Si è parlato di "Berlusconi contro Berlusconi". Ma se la vicenda è curiosa in sé, dal punto di vista strettamente giuridico è inquadrabile in modo tranquillo e chiaro. Io rappresento un soggetto giuridico diverso dalla persona fisica del capo del governo: che in questo processo compare non nelle vesti di presidente del Consiglio ma di imputato. L´avvocatura dello Stato dipende formalmente dalla presidenza del Consiglio anche se con autonomia funzionale. E io come pubblico funzionario mi accingo a concludere per colui che è il vertice della piramide gerarchica. Non è a cuor leggero che faccio le mie richieste».
«Sento già fischiarmi le orecchie - dice Salvemini - diranno che il mio teorema è che Berlusconi "non poteva non sapere". Ma il mio teorema non è questo. Io dico: la corruzione poteva avvenire per iniziativa dei dirigenti Fininvest senza alcuna partecipazione di Berlusconi? Qui non si tratta di soldi per un film, sono soldi per corrompere i giudici, sono soldi che hanno un senso immensamente superiore all´ammontare delle banconote. Nessuno in Fininvest poteva permettersi di usare soldi del patrimonio personale di Silvio Berlusconi senza il suo avallo per corrompere i giudici». Salvemini non si esprime - non è suo compito - sugli anni di pena, non si sbilancia sulle attenuanti. Ma chiede che Berlusconi risarcisca i danni morali che ha causato allo Stato, al governo che lui oggi presiede. Un milione e centomila euro, con quei trecentomila euro immediati che «sono una goccia nel mare del bisogno di cassa dello Stato» ma che sono resi indispensabili dall´insolvenza degli altri imputati.
Poi tocca a Giuliano Pisapia, difensore di parte civile per la Cir di Carlo De Benedetti: e qui il conto che viene presentato a Berlusconi si fa astronomico. Per i danni che bloccando la vendita della Sme furono causati all´Ingegnere, Pisapia chiede che Berlusconi venga condannato a risarcire 4 miliardi e mezzo di euro. Dietro il «sarcasmo suicida» con cui Berlusconi dice di meritare una medaglia per quell´intervento, si nasconde secondo Pisapia l´affossamento della prima grande privatizzazione italiana. Il 3 dicembre, la parola alle difese.
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