Da Corriere della Sera del 19/11/2004

LE MISURE ALLO STUDIO

I risparmi? Da statali e pensioni d’anzianità

Le ipotesi di Palazzo Chigi sulla riduzione delle finestre di uscita anticipata

di Mario Sensini

ROMA - Tutto da rifare. Dopo il dietrofront dettato da Silvio Berlusconi, la partita sul taglio delle tasse ricomincia praticamente da capo. Scartata l’ipotesi di un intervento nel 2005 limitato a 3,5 miliardi, essenzialmente sull’Irap, il nuovo obiettivo è quello di arrivare a 6 miliardi di sgravi concentrati sull’Ire, la ex Irpef, quindi sulle famiglie. Soldi che il ministro dell’Economia ha già pronti, anche se alcune delle sue ipotesi per la copertura non piacciono ai partiti. Tornano in campo, così, i protagonisti della prima, inutile, tornata negoziale. Questa volta, però, con una regia diversa, quella del sottosegretario alla Presidenza, Gianni Letta, cui Berlusconi ha delegato la gestione del dossier «tasse». Sarà il «grande mediatore», dunque, a scandire i tempi della nuova trattativa nella maggioranza, necessariamente stretti benché il governo abbia tempo fino a metà dicembre per presentare al Senato il suo emendamento alla Finanziaria sul taglio delle tasse. Il sottosegretario si è messo subito al lavoro e, dopo gli opportuni contatti, ha chiesto ai tecnici della maggioranza di riunirsi oggi stesso con il ministro dell’Economia, Domenico Siniscalco, per riprendere il filo del discorso.

Al Tesoro, quindi, torneranno a riunirsi Gianluigi Magri dell’Udc, Maurizio Leo per Alleanza nazionale, Roberto Calderoli per la Lega, Renato Brunetta in rappresentanza di Forza Italia. Ciascuno, ancora, con un’idea diversa di come dovrebbero essere fatti gli sgravi e soprattutto di come dovrebbero essere coperti. Il partito del premier, ovviamente, spinge per un taglio delle tasse sui redditi delle persone fisiche il più ampio possibile. Anche a costo di sacrificare i contratti dei pubblici dipendenti. I «falchi», come li chiamano gli altri, ipotizzano addirittura una riduzione degli stanziamenti che già ci sono in Finanziaria per pagare un aumento delle retribuzioni del 3,7% nel biennio 2004-2005. Secondo Forza Italia ci si potrebbe fermare al 3%, risparmiando tra 800 milioni e un miliardo di euro. Più quello che uscirebbe dal blocco del turn over, sempre nella pubblica amministrazione, 500 milioni di euro già dal 2005, che salirebbero a 1,5 miliardi nel 2006 e negli anni successivi. I «falchi», poi, non escludono affatto di cancellare un paio delle residue finestre per i pensionamenti d’anzianità. Anticipando di fatto la riforma della previdenza, e soprattutto i suoi risparmi, rispetto alla data del 2008. La legge in vigore, sostengono a differenza del ministro dell’Economia, non lo impedisce affatto.

Gli altri, An, Udc e Lega, non si oppongono in linea di principio ai tagli dell’Ire, purchè ci sia la copertura, dicono tutti, ma vorrebbero salvare almeno una parte degli sgravi Irap già concordati nel vertice della settimana scorsa (2,9 miliardi di euro, tra l’eliminazione della tassa sui nuovi assunti e sulla ricerca, e la riduzione con il meccanismo della franchigia).

Per salvare capra e cavoli, Alleanza nazionale propone una mediazione ardita. Introdurre le quattro nuove aliquote Ire dal primo gennaio 2005 (23, 33, 39 e 42%), sterilizzandole però fino alla fine dell’anno per i lavoratori dipendenti. In sostanza gli sgravi verrebbero congelati e corrisposti a gennaio del 2006 per non pesare sui conti 2005. In questo modo, sostiene Maurizio Leo, i lavoratori dipendenti otterrebbero gli sgravi nello stesso momento in cui li avrebbero anche gli autonomi, per i quali sarebbero avvertibili non in sede di acconto, a giugno e novembre del 2005, ma a saldo nel 2006.

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