Da La Stampa del 17/11/2004

Operazione difficile per il ministro dell’economia, ma il Cavaliere insiste: individuare i risparmi e chiudere la partita

Berlusconi chiede a Siniscalco altri tagli Irpef

Il premier vuole 2-3 miliardi in più. In Finanziaria spunta l’assegno per il nonno

di Roberto Giovannini

ROMA - Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi insiste, e riapre la questione dei tagli dell’Irpef, apparentemente già archiviati. Nel corso del colloquio di ieri pomeriggio con il ministro dell’Economia Domenico Siniscalco - che ha preceduto l’intervento del ministro alla Camera - il premier gli ha chiesto senza mezzi termini di riaprire il dossier fiscale, e impegnarsi per reperire due-tre miliardi di euro per compiere almeno «un gesto simbolico» sulle imposte sui redditi. Una richiesta che non sarà facile da soddisfare, per Siniscalco, che già ha problemi grandissimi per reperire la copertura finanziaria per i 3 miliardi di sgravi per Irap e famiglie.

Siniscalco non ha risposto né positivamente né negativamente - pur impegnandosi ad esaminare la questione - all’indicazione datagli da un Berlusconi determinatissimo. «Bisogna fare qualcosa sull’Irpef - gli avrebbe detto con tono deciso il presidente del Consiglio - A suo tempi sia voi che la Ragioneria mi avevate detto che c’erano delle risorse disponibili, e ora mi dite che non ci sono più. Ma intanto, io sulla riduzione dell’Irpef ci ho messo la faccia. Per cui un segnale, un gesto simbolico dobbiamo riuscire a farlo». A quanto si apprende, il ministro dell’Economia avrebbe ricordato le difficoltà dei conti pubblici, e sottolineato che quei due-tre miliardi di euro da destinare a un intervento «simbolico» ma visibile sull’Irpef si potrebbero reperire soltanto con ulteriori e consistenti tagli alla spesa pubblica. «Bene, trovali - sarebbe stata in sostanza la replica del premier - individua i tagli da fare e chiudiamo». E su questo tono - dunque, senza né una rottura né un’intesa - si sarebbe concluso il confronto tra Berlusconi e Siniscalco.

I due protagonisti dell’incontro sanno bene che sono poche, pochissime le voci di spesa pubblica su cui sarebbe possibile intervenire in modo così drastico: la più ovvia è la spesa per i rinnovi contrattuali del pubblico impiego. Naturalmente una decisione simile sarebbe politicamente esplosiva: oltre alla scontata reazione negativa dei sindacati, a pagare dazio sarebbe Alleanza Nazionale, che annovera molti pubblici dipendenti nel suo bacino elettorale di riferimento. A suo tempo, Gianfranco Fini aveva confidato il timore una stangata sugli statali avrebbe come prima immediata conseguenza la quasi inevitabile sconfitta del Governatore del Lazio Francesco Storace. Certamente è possibile trovare soluzioni alternative per reperire tre miliardi, raschiando il fondo del barile del bilancio pubblico, immaginando coperture «creative» che potrebbero presentare altri rischi, o lavorando in dettaglio (ma richiederebbe tempo) su altre voci di spesa. E sullo sfondo c’è il rischio, si sostiene al ministero di Via XX Settembre, che il «gesto simbolico» sull’Irpef realizzabile con soli tre miliardi sia tanto simbolico da passare inosservato agli occhi dei contribuenti/elettori.

E per tenere sotto pressione Siniscalco e spingerlo a soddisfare le richieste di Berlusconi e di Forza Italia - riferiscono alcune fonti - intanto si affaccerebbe non solo la volontà del premier di procedere alla nomina in tempi rapidi del nuovo direttore generale del Tesoro (incarico ancora mantenuto dall’attuale ministro), ma anche la possibilità di uno scorporo del Bilancio dal ministero dell’Economia. Poltrona, si dice (anche se il diretto interessato nega) che potrebbe spettare all’eurodeputato forzista Renato Brunetta.

In questo clima agitato è stato ovviamente rinviato il nuovo vertice «tecnico» tra gli esperti della Cdl per mettere a punto l’emendamento fiscale da 3,6 miliardi di euro (anche se 600 milioni saranno riservati all’università). Tra le ipotesi affacciatesi in queste ore, la possibilità di «mirare» parte dell’incremento degli assegni familiari per le famiglie con reddito inferiore ai 33.500eper le situazioni in cui c’è un anziano a carico. Quanto all’Irap, l’intenzione sarebbe quella di ridurre da 22.000 a 15.000 euro la franchigia sul costo del lavoro, con il risultato di estendere la platea delle imprese beneficiarie e di ridurre l’entità dello sgravio. Ancora, se Bruxelles lo consentirà, si vorrebbe una detassazione Irap più forte delle assunzioni al Sud, per favorire l'arrivo di manager e manodopera specializzata (fino a 20.000 euro per il centro nord, fino a 40.000 euro per il sud). Già deciso, invece, il bonus per le nascite da 1.000 euro: generalizzato per il primo figlio, riservato ai redditi inferiori ai 31.500eper quelli successivi oppure esteso al quarto componente della famiglia: in pratica, il nonno a carico. Resta, irrisolto, il nodo dellaa copertura finanziaria. Ma se ne riparlerà appena Siniscalco avrà sciolto il dilemma sottopostogli da Berlusconi.

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