Da Corriere della Sera del 12/11/2004

Addio ad Arafat. La Francia gli rende omaggio

Onori riservati ai capi di Stato per il leader palestinese. Il cordoglio di Chirac per «un uomo coraggioso»

di Massimo Nava

PARIGI - La marcia funebre di Chopin, gli inni nazionali, la guardia repubblicana schierata, l'omaggio delle più alte autorità francesi, il cordoglio del presidente Chirac. E' già quasi un funerale, con gli onori riservati ai capi di Stato, quello che precede l'ultimo viaggio di Arafat verso il Cairo, dove oggi si svolgerà la cerimonia ufficiale. Nelle quattordici ore fra il momento della morte - le 3,30 di ieri - e il decollo dell'Airbus francese - alle 17,30 - dalla base militare di Villacoublay, lo psicodramma della lunga agonia si è risolto nell'unico modo in cui il raìs, chiudendo gli occhi, avrebbe voluto: una bara nei colori della Palestina, l'onore delle armi e delle bandiere.

Non è solo un corpo malandato tenuto artificialmente in vita dalle macchine, né un prigioniero venuto a morire in esilio, quello che si è alzato nel cielo grigio di Parigi, gonfio di pioggia e delle lacrime di centinaia di palestinesi accorsi per l'ultimo saluto. E' anche il simbolo di un popolo e di uno Stato che l'abile regia della diplomazia francese consegna al giudizio della Storia.

Restano aperti dubbi e misteri sulla diagnosi, lo spregevole contenzioso su conti ed eredità, i pettegolezzi attorno alla moglie Suha. Da domani, si riaprono i giochi sulla successione e gli interrogativi sulle mosse d'Israele. Ma ieri, nella base militare francese, c'era soltanto la semplice verità della morte che obbliga e semplifica l'epitaffio: Arafat, 11 novembre, fine di un'era a Parigi.

L'annuncio della morte è stato dato poco dopo le 5 del mattino, da Christian Estripeau, l'ufficiale medico dell'ospedale militare Percy. Ha precisato l'ora del decesso, senza aggiungere nulla sulle cause. E' possibile che le funzioni vitali siano progressivamente venute meno e che si siano sommate ad un'emorragia cerebrale profonda e irreversibile. E' escluso che i medici francesi abbiano preso una decisione autonoma di staccare la spina. E' stata esclusa anche un'autopsia. Di conseguenza una diagnosi più precisa resta appesa agli esami clinici. Esclusi tumore, leucemia e avvelenamento, il mistero del progressivo e inarrestabile declino del raìs (partito da Ramallah in condizioni gravi, ma salutando la folla) resta ancora insoluto.

Il primo a recarsi all'ospedale e ad esprimere il cordoglio della Francia alla vedova e ai rappresentanti palestinesi è stato il presidente Chirac che è stato anche l'ultimo leader mondiale a vedere il raìs vivo e a stringere la mano a «un uomo coraggioso». Il presidente francese, in segno di rispetto, è rimasto da solo qualche minuto nella camera di Arafat. «Esprimo al popolo palestinese l'amicizia della Francia e del popolo francese. La Francia continuerà ad operare per la pace e la sicurezza del Medio Oriente, nel rispetto dei diritti dei popoli palestinese e israeliano. La road map , approvata da Arafat, apre questa prospettiva. La comunità internazionale deve usare tutto il proprio peso perché sia realizzata», ha detto Chirac.

Davanti all'ospedale si erano radunate centinaia di palestinesi, con bandiere e ritratti di Arafat, le stesse che avevano acceso candele e pregato nelle interminabili notti dell'agonia. «La Palestina vivrà», «Palestina nostra terra, Arafat nostro padre» e «Grazie Francia», gli slogan più ritmati, con ammirazione per il Paese europeo e occidentale considerato più di ogni altro vicino alla causa palestinese. E il cerimoniale di ieri, predisposto con cura nei gesti e nei dettagli, sembrava volerlo confermare.

Nel primo pomeriggio, un elicottero ha trasferito la salma nella base militare di Villacoublay, dove si è svolta la breve cerimonia funebre. Presenti il primo ministro Raffarin, il presidente dell'Assemblea Debrè, diplomatici e delegazioni di Paesi arabi, e il ministro degli Esteri francese, Barnier, il quale, su un secondo aereo, è partito per il Cairo dove rappresenterà la Francia alle esequie. Otto militari francesi hanno trasferito la bara sull'Airbus, sfilando davanti ad un reparto della guardia repubblicana. A bordo, la moglie Suha, il ministro degli Esteri palestinese Shaat e i dirigenti palestinesi che hanno seguito a Parigi l'agonia di Arafat. All'esterno della base militare, altre centinaia di palestinesi hanno alzato occhi e bandiere al cielo. Per loro, Arafat vive.

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