Da Corriere della Sera del 14/11/2004

ISLAM DIVISO

La contesa dei Ramadan

di Magdi Allam

Nella ricorrenza dell' Id al Fitr , la festività che segna la fine del digiuno del mese di Ramadan, la mitica Umma, la nazione islamica, si presenta profondamente divisa.

Alcune moschee di Torino e Reggio Emilia l'hanno celebrata ieri mentre nel resto dell'Italia lo si farà oggi. In Europa si è già festeggiato in Gran Bretagna, in Irlanda e in Svezia, mentre la Francia, la Germania e la Spagna lo faranno oggi.

Nel mondo musulmano si è smesso di digiunare venerdì scorso in Arabia Saudita, Iran, Territori palestinesi, Pakistan, Libia, Sudan e Somalia, mentre lo faranno soltanto a partire da oggi in Egitto, Indonesia, Malaysia, Iraq, Giordania, Libano, Siria, Tunisia, Algeria, Marocco.

Questa divisione si giustifica formalmente con la differente interpretazione dei testi sacri dell'avvistamento della luna nuova che segna l'inizio del mese islamico di Shawwal. Di fatto è un'ennesima manifestazione dello scontro tra i regimi e i centri di potere islamici per la leadership religiosa e politica. Basti pensare al fatto che negli Stati settentrionali della Nigeria, dove è stata applicata la sharia , la legge islamica, si è addirittura festeggiato l' Id al Fitr venerdì scorso, unico caso al mondo. Per contro gli Stati meridionali della Nigeria, contrari alla sharia , l'hanno fatto ventiquattr'ore dopo. Così come non è una novità che ci sono delle considerazioni squisitamente politiche dietro al fatto che delle aree limitrofe, come i Territori palestinesi e la Giordania, festeggino in giorni diversi la stessa ricorrenza islamica.

Talvolta il risultato di questi giochi di potere, camuffati con una facciata religiosa, è la lacerazione dei sentimenti familiari e comunitari. Immaginate la situazione paradossale di Rafah, divisa in due da un Muro della vergogna condannato all'oblio solo perché non è stato eretto da Israele bensì da un «fratello-nemico» arabo. Ebbene nel settore palestinese di Rafah si è festeggiato ieri, mentre in quello egiziano si festeggerà solo oggi. Questa situazione è annosa e in qualche modo si ripete tutti gli anni. Ma quest'anno spicca una novità clamorosa: al centro dello scontro emergono, da un lato, il regime fondamentalista wahhabita dell'Arabia Saudita - la più sacra delle terre dell'islam che ospita i due maggiori luoghi di culto della Mecca e Medina - e dall'altro i Fratelli Musulmani, forse la più potente confraternita integralista radicata in tutto il mondo. Restando in un ambito puramente interpretativo dei testi sacri, l'Arabia Saudita è considerata il punto di riferimento religioso e ideologico dei «tradizionalisti», coloro che ritengono che si debba avvistare a occhio nudo la luna nuova del mese di Shawwal. Viceversa, i Fratelli Musulmani, anche tramite il «Consiglio europeo per la fatwa (responso giuridico) e la ricerca» (presieduto dal telepredicatore di Al Jazira , Youssef al Qaradawi, che ha legittimato i kamikaze palestinesi e l'uccisione degli americani in Iraq), hanno adottato la posizione «modernista» favorevole alla datazione astronomica e universale della fine del Ramadan.

Questa stessa posizione è comprensibilmente sostenuta dai musulmani liberi da appartenenze comunitarie e ideologiche. Ebbene, è la prima volta che, ad esempio, anche in gran parte dell'Italia l' Id al Fitr viene celebrato in un giorno diverso da quello dell'Arabia Saudita. Ecco perché l'Ucoii (Unione delle comunità e delle organizzazioni islamiche in Italia), che s'ispira ai Fratelli Musulmani e a cui fanno riferimento buona parte delle nostre moschee, potrebbe essere tentata dal gridare alla vittoria. Un successo reso possibile dalla collaborazione dei responsabili della grande Moschea di Roma che, essendo finanziata e diretta dall'Arabia Saudita, era inizialmente orientata a decretare la festa islamica nel giorno di sabato. Ma alla fine ha prevalso la volontà di non provocare scissioni e conflitti. Ciò che invece non è avvenuto in alcune moschee di Torino che hanno seguito l'orientamento dello stravagante imam Bouriqui Bouchta, secondo cui non sarebbe conforme alla legge islamica il calcolo della luna nuova fatto al computer sulla base delle leggi dell'astronomia. Per contro l'imam della moschea di Colle Val d'Elsa, Fares Jabareen, distintosi per le sue posizioni coraggiose a favore del dialogo interreligioso, dice: «La ragione deve avere sempre la priorità sui testi religiosi. Ce lo insegna la scuola della ragione di Averroè, per evitare che la religione si trasformi in un cavallo di Troia delle ideologie».

La domanda di fondo che sorge spontanea è come sia possibile immaginare che i musulmani possano mettersi d'accordo su tematiche cruciali e complesse attinenti al libero arbitrio dell'uomo, quando sono in disaccordo persino su fatti scientifici e oggettivi come la fissazione di un giorno dell'anno? Mentre per tutto il mondo ieri era il 13 novembre 2004, per l'Arabia Saudita era il primo di Shawwal del 1425 e invece per l'Egitto era il 30 di Ramadan del 1425. La risposta sembra ovvia: anche i musulmani, al pari degli altri abitanti del pianeta, devono avere delle regole e delle logiche comuni e condivise.

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