Da Corriere della Sera del 13/11/2004

Il comando americano: controlliamo l’80% della città. Ma gli insorti non si arrendono, abbattuto un elicottero Black Hawk

Zarkawi ai ribelli di Falluja: «Resistete»

Messaggio audio su Internet del leader terrorista. Morti 22 soldati Usa nei combattimenti

di Renzo Cianfanelli

NASSIRIYA - La battaglia di Falluja non dà segni di essere più vicina alla fine. Dopo quattro giorni di combattimenti le forze irregolari che, secondo il governo provvisorio iracheno e secondo gli americani, fanno capo al terrorista giordano Al Zarkawi continuano a infliggere danni notevoli a un avversario di gran lunga più forte e organizzato. Ieri i guerriglieri, che sembravano essersi liquefatti e davano l’impressione di essersi ritirati definitivamente dalla principale roccaforte della resistenza sunnita, per la terza volta nel giro di una settimana sono riusciti ad abbattere con un un intenso fuoco di armi leggere un elicottero americano in volo tattico sopra la zona di operazioni a bassissima quota.

L’elicottero colpito, un Black Hawk, è stato danneggiato da raffiche di mitra e razzi portatili anticarro Rpg e ha dovuto compiere un atterraggio di emergenza. Tre membri dell’equipaggio sono rimasti feriti. Intanto fra i militari statunitensi impegnati nell’attacco il numero dei morti è salito a 22 e i feriti sono 178. Secondo gli ultimi bollettini le forze della coalizione hanno sotto controllo l’80 per cento della città. Sempre secondo gli americani, le perdite di quelle che vengono definite «forze anti-irachene» ammonterebbero a circa 600 combattenti. Cifre che, se veritiere, costituirebbero un duro colpo per i guerriglieri, la cui consistenza era stimata in circa 3.000 uomini. Ma la situazione sul campo non conferma questa valutazione. Dalle stesse cifre statunitensi, infatti, risulta che a Bagdad l’ospedale da campo americano continua a ricevere un notevole numero di feriti, in aggiunta ai 102 feriti gravi che sono stati evacuati su due aerei in Germania e ai 125 già trasportati.

La resistenza dei ribelli, a Falluja, si concentra soprattutto nel quartiere di Jolan, dove sparano numerosi cecchini e i convogli americani vengono regolarmente assaliti da piccole formazioni di combattenti che compaiono all’improvviso da più direzioni e si disperdono subito dopo l’attacco. Questi attacchi, data la sproporzione di forze, non possono costituire una seria minaccia per la coalizione diretta dagli Stati Uniti. Ma potrebbero trasformare quello che gli americani avevano pianificato come un blitz risolutivo di pochi giorni in una guerriglia di logoramento, militarmente non significativa ma pericolosa perché rischia di paralizzare gli sforzi del governo provvisorio guidato dal premier Allawi per ristabilire la legalità nei centri principali dell’Iraq in vista delle elezioni.

Le forze ribelli ieri hanno segnato un successo sul piano della propaganda. Su internet è stato diffuso un messaggio audio dove una voce che sembra essere quella di Zarkawi rivolge un appello alle «forze della resistenza». «Combattenti della jihad - dice il messaggio - non abbiate riluttanza nel mettere in gioco la vostra vita per la vittoria che è all’orizzonte. Allah è con noi».

A Falluja, gli americani dicono di avere scoperto nel quartiere di Jolan una prigione sotterranea dove sono stati trovati corpi parzialmente carbonizzati, uno dei quali sembra appartenere a un ostaggio assassinato di cui i terroristi tentavano di far sparire le tracce. Nel nascondiglio, inoltre, sono stati ritrovati dischetti contenenti le immagini di prigionieri mentre vengono uccisi. Nel corso dei rastrellamenti, i marines hanno anche liberato Mohamed al Joundi, l’autista siriano sequestrato in agosto assieme ai due giornalisti francesi Christian Chesnot e Georges Malbrunot.

Mentre la battaglia per la città continua, la tensione si estende ad altre regioni del Paese. Il governo, dopo la proclamazione dello stato di emergenza, ha annunciato che il coprifuoco già in vigore, oltre che a Falluja, a Bagdad, a Mossul, a Baiji e a Ramadi, verrà esteso anche a Samarra. Nella città, che le forze americane avevano assediato e «riconsegnato alle forze di polizia» il mese scorso, ieri il corteo per un funerale si è trasformato in una violenta manifestazione antiamericana che ha visto sfilare per le strade centinaia di persone al grido di «Falluja e Ramadi, il vostro nome fa tremare l’America» e «Sì alla jihad, via le forze straniere dall’Iraq». Anche nella città santa di Najaf, rimasta finora relativamente tranquilla, dopo l’accordo raggiunto per il ritiro dell’esercito del Mahdi, braccio armato del leader religioso radicale Moqtada Al Sadr, da ieri è stata annunciata l’introduzione per 60 giorni del coprifuoco dalla mezzanotte alle 5. Il maggior generale Ghalif Al Gazairi, comandante delle forze di polizia di Najaf, ha detto che il provvedimento è indispensabile «a causa della diffusa instabilità».

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