Da Corriere della Sera del 06/11/2004

Dentro i conti

Alleati perplessi: intesa prematura, dubbi sulla copertura

Brunetta, consigliere del premier, ammette: tagliare sarà doloroso. Ma sulla distribuzione degli sgravi ci sono passi avanti

di Mario Sensini

ROMA - «Accordo sulle tasse? Mi pare ancora prematuro. E poi non tutte le carte sono sul tavolo. Sulla copertura degli sgravi, per esempio, non abbiamo ancora visto nulla», dice l’Udc Ettore Peretti. Come tutti gli altri tecnici della maggioranza impegnati nella partita fiscale, Peretti passerà il fine settimana a fare conti e simulazioni sulle proposte in campo. Si farà aiutare «da un commercialista», dice, per capire a fondo i segreti della proposta del ministro dell’Economia, e quel che c’è di buono nell’ultima mediazione di Forza Italia. Per poi riferire tutto, insieme ai colleghi di partito impegnati nel medesimo esercizio, al segretario Marco Follini lunedì, alla vigilia di quello che per Silvio Berlusconi dovrà essere il vertice «decisivo» sulle tasse. Di accordo fatto, o fattibile senza sforzo, nell’Udc come nella Lega e dentro An, ancora nessuno vuol parlare, nonostante l’ottimismo del premier. E’ vero che le posizioni sulla distribuzione degli sgravi, anche all’interno degli stessi partiti di maggioranza, si stanno avvicinando sempre di più, ma non tutto è ancora chiaro. E il problema di come finanziare il taglio delle tasse da 6 miliardi per il 2005 è ben presente anche al partito del premier. «Non sarà facile, è un’operazione certamente dolorosa che comporterà dei tagli alla spesa corrente» ammette Renato Brunetta, consigliere economico di Berlusconi. Finora, il nodo della copertura è stato semplicemente evitato: la patata bollente è stata deposta nelle mani del «tecnico» Siniscalco e solo lui, al momento, sa come se ne uscirà. Logico che, avvicinandosi la stretta finale, la maggioranza cominci a preoccuparsene. Forse più di quanto non preoccupi la distribuzione degli sgravi in se stessa, dove il nodo principale resta quello di quanto destinare alla riduzione dell’Irap per le imprese.

La proposta di Siniscalco all’esame dei partiti non ne parla, rinviando la questione Irap al disegno di legge sulla competitività che sarà collegato alla Finanziaria, ancora da scrivere. L’esclusione dall’imponibile Irap del costo del lavoro riferito alla ricerca, per un importo complessivo di circa 300 milioni, potrebbe non bastare per incassare il via libera politico al piano, e di ciò si è convinto anche Berlusconi.

Forse anche per questo gli esperti di Forza Italia, accanto agli sgravi sulla ricerca, prevedono nella loro proposta un taglio forfettario (deduzione di 10 mila euro a dipendente) dell’Irap per le piccole imprese, quelle che fatturano fino a 500 mila euro l’anno. Per le famiglie, invece, il piano di Forza Italia non si discosta moltissimo da quello che Siniscalco ha consegnato questi giorni ai partiti e alle sue declinazioni intermedie. Le aliquote, nel progetto di Forza Italia, restano tre, più una quarta «temporanea» del 42% sui redditi oltre 100 mila euro che servirebbe a finanziare la ricerca e il volontariato. La differenza più marcata è sulle deduzioni per i familiari a carico. Il Tesoro le ipotizza a 3.200 euro per il coniuge e a 2.900 per i figli, decrescenti in funzione del reddito fino a sparire per chi guadagna oltre 78 mila euro. Forza Italia le scaletta in modo diverso in funzione non solo del reddito, ma anche del numero dei componenti familiari. A conti fatti, secondo gli azzurri, tra nuove aliquote e deduzioni, su un reddito di 15 mila euro se ne risparmierebbero 86, che salgono a 800 per i redditi fino a 80 mila euro e arrivano a 6.500 euro per chi ne guadagna oltre 250 mila. A beneficiarne maggiormente sarebbero dunque i redditi più alti, quel che molti nella maggioranza vorrebbero evitare. Non il premier, i cui esperti fanno presente che «20 milioni di famiglie con i redditi più bassi già beneficiano degli sgravi del 2002».

Berlusconi resta convinto che solo tagliando le tasse a tutti l’economia possa riprendere la crescita. Il sottosegretario all’Economia, Giuseppe Vegas, ieri alla Camera è ricorso addirittura al Vangelo per spiegare, durante il dibattito sulla Finanziaria, la filosofia dell’operazione. «Senza sviluppo non ci saranno risorse da distribuire. Come Gesù, quando si trovò a sfamare un’enorme moltitudine avendo solo pochi pani e pochi pesci. Come lo fece? Non facendoli a pezzettini, ma moltiplicandoli e distribuendoli...». Al che, Marigia Maulucci, segretario confederale Cgil, non ha saputo trattenersi. «Adesso è chiaro, si va avanti coi miracoli. Alla bisogna si può trasformare l’acqua in vino per risolvere la drammatica crisi dei consumi, e forse camminando sulle acque potremo fare a meno anche del Ponte sullo Stretto. Resta solo che ridiano la vista ai ciechi del sindacato che, non capendo le meraviglie di questo governo, gli scioperano persino contro».

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