Da Corriere della Sera del 04/11/2004

L’Ohio entra nella leggenda dei voti perduti e mai contati

Lo Stato delle acciaierie e degli Amish protagonista solo per una notte

di Aldo Cazzullo

COLUMBUS (Ohio) - C'è abbastanza materiale per l'ultima leggenda americana, ed è probabile che presto sarà pubblicato un libro, girato un documentario, stampata un'inchiesta che lo affermerà: John Kerry aveva vinto in Ohio e doveva diventare presidente degli Stati Uniti.

Naturalmente non è vero, così come purtroppo Kennedy non è vivo e Presley non si è rifatto una vita in Polinesia. Eppure, come ogni leggenda, si basa su qualche fondamento. Centoventimila nomi citati nei registri due volte. Ventisettemila nuovi iscritti che compaiono sia in Ohio sia in Florida, i due Stati-chiave. La contea di Franklyn dove ci sono più registrati che residenti. Il nome di Kerry dimenticato su alcune schede. Un signore che per burla o tornaconto si è iscritto cento volte con nomi di fantasia, compresi Tracy Dick e Poppins Mary. Un morto assassinato e due terroristi chiamati a votare. E soprattutto un numero imprecisato di «voti provvisori»: elettori che avevano sbagliato seggio, dimenticato un documento, o la cui registrazione era contestata. Schede che potranno essere verificate solo tra undici giorni. Nella notte i democratici annunciavano che i voti provvisori erano 250 mila e avrebbero potuto sovvertire il verdetto dell'Ohio e quindi dell'America. Subito un gruppo di avvocati del partito si portava nella capitale Columbus, dove già aveva insediato il suo quartier generale Michael Moore con «un esercito di cameramen», 300 volontari incaricati di filmare i brogli dei repubblicani. Che con sbrigatività al limite dell'arroganza avevano inviato ai seggi 4 mila avvocati, per controllare gli scrutatori; i democratici avevano fatto ricorso, accolto in primo grado ma respinto in appello. Vigilava su tanto caos l'onorevole Kessler della Margherita, in Ohio come inviato dell'Osce, che nella notte elettorale dichiarava: «Il voto si sta rivelando meno difficile del previsto, l'unica nota dolente è che molti elettori sono in coda da ore sotto la pioggia».

Al mattino una folla di contestatori si era riunita davanti alla State House, dove un uomo di assoluta imparzialità vegliava sullo scrutinio: Kenneth Blackwell, segretario di Stato e copresidente del comitato per la rielezione di Bush. Blackwell assicurava che i voti provvisori erano appena 134.019, cui andavano aggiunte poche migliaia di schede spedite dai militari all'estero. I voti di vantaggio di Bush sono 135.149. La coincidenza quasi perfetta indispettiva ulteriormente i democratici. Tanto più che in 68 contee su 88 si era votato con la famigerata «Votomatic», una punzonatrice inventata dall'ingegner Rouverol per tagliare i compensi degli scrutatori ma che quattro anni fa aveva provocato il pasticcio della Florida: il «chad», il coriandolo, spesso non si stacca per intero, e diventa di difficile lettura. Nel frattempo l'Ohio ha legiferato sulla corretta interpretazione del coriandolo, distinguendo il «dimple chad», quadratino rigonfio ma non perforato, dal «pregnant chad», molto rigonfio, e l'«hanging chad», il quadratino impiccato cioè penzolante, dallo «swinging door chad», attaccato per un lato che quindi si muove come una porta che si apre e si chiude. Per legge, il voto è valido se il coriandolo è attaccato con uno o al massimo due angoli alla scheda.

Si apriva quindi per il segretario di Stato Blackwell e tutti gli altri uno scenario inquietante, quando a chiuderlo ha provveduto il senso politico di John Kerry. Il senatore ha dimostrato in questa campagna una notevole levatura, ha conquistato un buon risultato personale in un contesto dominato dal partito repubblicano, ma rischiava di vanificare il successo parziale ostinandosi in una battaglia che poteva solo inasprire le divisioni. Tanto più che fin dalla notte era chiaro quanto fosse remoto il precedente della Florida, dove Bush e Gore erano separati da duemila voti poi ridotti a 537, e i democratici potevano contare sul dato - ininfluente sul piano legale ma non su quello politico - della vittoria nel voto popolare. Kerry è staccato da Bush di 3 milioni e mezzo di voti. E se ha sbagliato qualcosa è stato attendere qualche ora di troppo a riconoscere la sconfitta.

Le notizie dall'Ohio allargavano la ferita del senatore, che trovava conferma della sua intuizione e del suo presagio. Quattro anni fa Gore aveva dato Columbus per persa e nell'ultimo mese di campagna l'aveva evitata. Kerry in Ohio è venuto 21 volte. Ha girato le campagne in autobus, comprato zucche, ricevuto in dono un fucile, preso la comunione, comprato per 140 dollari una licenza di caccia, sparato in tuta mimetica alle anatre della Mahoning Valley. Ha ridotto il distacco, nulla più. Bush è stato qui 7 volte in 7 giorni, per un costo di 500 dollari al minuto di soli straordinari per i poliziotti. Ora cala il sipario sugli aratri di legno degli Amish e le acciaierie altrettanto obsolete, i 270 mila operai licenziati in cinque anni, i passi della Bibbia scritti al neon sulle chiese, la signora Esther Fobes di Warren che a 103 anni è l'elettrice più anziana d'America (votò per la prima volta nel 1920, per il repubblicano Harding), l'on. Kessler che propugna una riforma del sistema di iscrizione che Bush attende con ansia, il pupazzo del presidente agitato con rabbia dai 23 manifestanti rimasti ieri sera sotto la State House, le rose non colte dell'Ohio e tutto quel che poteva essere e non è stato.

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