Da La Repubblica del 05/10/2004
STRADE
A pedaggio 1.500 chilometri venduti a Infrastrutture Spa
Intesa consumatori calcola un aggravio di 150 euro l´anno ad automobilista
Si comincia con la Salerno-Reggio e con la Roma-Fiumicino. Lega e opposizione contrarie: è una nuova tassa
Il governo tenta un artificio contabile per far sì che la Ue consideri l´incasso previsto una riduzione del deficit pubblico
All´acquirente concessione di 40 anni Il Tesoro: "Sono tariffe ombra, le pagheremo noi, non gli automobilisti"
di Lucio Cillis
ROMA - Mille e 500 chilometri di strade vendute per 3 miliardi di euro a Infrastrutture Spa e trasformate in arterie a pedaggio. Ed è subito bagarre politica, anche all´interno di governo e maggioranza, con la Lega che boccia l´idea ("una nuova tassa"), opposizione e sindacati in rivolta e Intesa consumatori che stima in 150 euro in più all´anno l´esborso per gli automobilisti. Polemiche talmente aspre che a tarda sera il Tesoro sente il dovere di precisare informalmente che si tratterà solo di "pedaggi ombra" ("shadow tolls"), senza aggravi per gli automobilisti: in pratica, facendo proprio il modello inglese, lo Stato incassa 3 miliardi da Infrastrutture e ogni anno ridà in cambio un rendimento pari a quanto Infrastrutture avrebbe incassato con i pedaggi. Un artificio contabile (sostanzialmente un prestito tra soggetti pubblici) che serve solo a far sì che quei 3 miliardi di incassi siano accettati dalla Ue come riduzione del deficit 2005.
La misura contestata è contenuta nella Finanziaria che parla di «trasferimento a prezzo di mercato a società controllate direttamente o indirettamente dallo Stato di tratti della rete stradale nazionale». La Relazione tecnica del Tesoro prefigura una concessione autostradale di 40 anni «con un ricavo medio da pedaggio di 0,68 a chilometro» e «un rendimento del 7,5% per il capitale investito per l´acquirente» (Infrastrutture Spa). Ma Siniscalco indica più prudentemente il 5%. L´introito, calcolato per i 1.500 chilometri di percorsi scelti per la vendita è di circa 3 miliardi di euro. Questo a fronte di un valore stimato per l´intera rete italiana vicino ai 200 miliardi di euro (80 miliardi per quella autostradale).
Sarà dunque un pedaggio finto, o hanno ragione Lega e opposizione a sospettare un´iniziativa che prima o poi sarà caricata sulle spalle degli automobilisti? Chi garantirà che lo Stato continuerà a pagare ogni anno il rendimento a Infrastrutture, e chi impedirà a quest´ultima di sostituire i pedaggi ombra con pedaggi veri? Sta di fatto che per tutta la giornata di ieri il governo non ha smentito i timori di sindacati, Lega e opposizione.
Ma torniamo al progetto. Una prima fase, dice la relazione tecnica del Tesoro, prevede il passaggio a pedaggio a partire dal 2005 di strade già realizzate e gestite dall´Anas, pari a 869 chilometri di rete autostradale oggi gratuita, come il Grande Raccordo Anulare di Roma, la Roma-Fiumicino, la Salerno-Reggio Calabria, la Palermo-Catania e la Palermo-Mazara del Vallo. Successivamente, verranno posti a pagamento (vero o finto?) i restanti 631 chilometri (alcuni ancora in costruzione) come la Orte-Ravenna, estesa a Civitavecchia a Sud e a Venezia a Nord, la Asti-Cuneo e diversi raccordi stradali.
I consumatori dell´Intesa parlano di «una vergogna» che costerà 150 euro in più a famiglia. La Lega, con Ugo Parolo, rilancia: «Le statali sono già state pagate dai cittadini, imporre un pedaggio significa solo introdurre una nuova tassa». E se i Verdi («una follia il pedaggio sul Gra»), i sindacati, e il sindaco di Roma Veltroni li bocciano, Ermete Realacci della Margherita dà un "ok" vincolato ad un miglioramento delle infrastrutture. Fabrizio Vigni (Ds), infine, parla di «una nuova tassa» e strade «messe in vendita a prezzo di mercato come nessuno al mondo ha mai pensato di fare».
La misura contestata è contenuta nella Finanziaria che parla di «trasferimento a prezzo di mercato a società controllate direttamente o indirettamente dallo Stato di tratti della rete stradale nazionale». La Relazione tecnica del Tesoro prefigura una concessione autostradale di 40 anni «con un ricavo medio da pedaggio di 0,68 a chilometro» e «un rendimento del 7,5% per il capitale investito per l´acquirente» (Infrastrutture Spa). Ma Siniscalco indica più prudentemente il 5%. L´introito, calcolato per i 1.500 chilometri di percorsi scelti per la vendita è di circa 3 miliardi di euro. Questo a fronte di un valore stimato per l´intera rete italiana vicino ai 200 miliardi di euro (80 miliardi per quella autostradale).
Sarà dunque un pedaggio finto, o hanno ragione Lega e opposizione a sospettare un´iniziativa che prima o poi sarà caricata sulle spalle degli automobilisti? Chi garantirà che lo Stato continuerà a pagare ogni anno il rendimento a Infrastrutture, e chi impedirà a quest´ultima di sostituire i pedaggi ombra con pedaggi veri? Sta di fatto che per tutta la giornata di ieri il governo non ha smentito i timori di sindacati, Lega e opposizione.
Ma torniamo al progetto. Una prima fase, dice la relazione tecnica del Tesoro, prevede il passaggio a pedaggio a partire dal 2005 di strade già realizzate e gestite dall´Anas, pari a 869 chilometri di rete autostradale oggi gratuita, come il Grande Raccordo Anulare di Roma, la Roma-Fiumicino, la Salerno-Reggio Calabria, la Palermo-Catania e la Palermo-Mazara del Vallo. Successivamente, verranno posti a pagamento (vero o finto?) i restanti 631 chilometri (alcuni ancora in costruzione) come la Orte-Ravenna, estesa a Civitavecchia a Sud e a Venezia a Nord, la Asti-Cuneo e diversi raccordi stradali.
I consumatori dell´Intesa parlano di «una vergogna» che costerà 150 euro in più a famiglia. La Lega, con Ugo Parolo, rilancia: «Le statali sono già state pagate dai cittadini, imporre un pedaggio significa solo introdurre una nuova tassa». E se i Verdi («una follia il pedaggio sul Gra»), i sindacati, e il sindaco di Roma Veltroni li bocciano, Ermete Realacci della Margherita dà un "ok" vincolato ad un miglioramento delle infrastrutture. Fabrizio Vigni (Ds), infine, parla di «una nuova tassa» e strade «messe in vendita a prezzo di mercato come nessuno al mondo ha mai pensato di fare».
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