WASHINGTON - Un secondo sondaggio - del Los Angeles Times - conferma quello di Newsweek : dopo il dibattito in tv di giovedì, Kerry ha sorpassato Bush. Ma ridimensiona il vantaggio del candidato democratico sul presidente: sarebbe di soli 2 punti, non 4 come ipotizzato dalla rivista, il 49 contro il 47% dei voti. Statisticamente è un pari, dati i margini d'errore dei sondaggi. E parità perfetta (49 per entrambi) è il risultato della rilevazione della Gallup per Cnn e Usa Today .

Per i repubblicani è tuttavia un brutto segno. Le posizioni si sono rovesciate, una settimana fa il Los Angeles Times vedeva Bush in testa con il 49 contro il 45 per cento dei voti.

La loro unica consolazione: il presidente conserva l'immagine di «uomo forte», ha ben 10 punti più dell'avversario nella lotta al terrorismo, 2 nella leadership.

Su questo terreno, il guru elettorale Carl Rove pensa che Bush sia imbattibile. Ieri, pertanto, ha mandato all'attacco il consigliere della Casa Bianca Condi Rice, che ha pesantemente ironizzato sull’internazionalismo di Kerry. «Quando dice che bisogna superare un test globale - ha chiesto la Rice in tv - che cosa intende? Che bisogna forse avere l'assenso di Cuba e della Francia?». Per molti americani, è come agitare il drappo rosso davanti al toro: Cuba per via di Castro e la Francia a causa del «no» alla guerra in Iraq sono dei «nemici».

Questa strategia ignora due importanti indicazioni del sondaggio del Los Angeles Times : il 57% ritiene che la politica interna dell’America sia sulla strada sbagliata, e appena il 39% pensa che stia meglio di 4 anni fa, quando Bush fu eletto presidente. Ma Rove sa che Bush è vulnerabile su entrambi i piani, e mira solo a difenderlo dall'offensiva di Kerry. Offensiva già scattata: il senatore accusa il presidente di essere il primo dagli anni ’30, dalla Grande Depressione, a perdere posti di lavoro e lo imputa al suo «favorire i ricchi e potenti» che avrebbe portato il massimo deficit del bilancio della storia. Rove ribatte che la sicurezza viene prima di tutto e Kerry esporrebbe il Paese a inutili pericoli: «Si voterà su questo».

Simultaneamente, il guru tenta di fugare l'impressione che Bush abbia perso il dibattito con Kerry, come ha detto il 54 per cento contro il 14 per cento degli elettori al Los Angeles Times . La Rice ha sostenuto che il presidente «ha fatto un buon lavoro», che vincerà il secondo dibattito di venerdì, e che comunque «non si cura dei sondaggi». Per i repubblicani, è essenziale impedire all'elettorato di convincersi che la rimonta di Kerry sia inarrestabile: per questo motivo, Bush ieri si è preparato al prossimo scontro. Ma i democratici, indietro dai 5 agli 11 punti a settembre, non risparmiano attacchi al presidente.

E' la ricerca di un colpo di grazia che sicuramente non verrà. Basterebbe un pareggio venerdì per fermare Kerry e farlo tornare sulla difensiva. Inoltre la destra religiosa, che ha un'enorme influenza sul paese, si sta mobilitando per il presidente.

Ha diffuso un video, «George W. Bush, la fede alla Casa Bianca», destinato a contrastare il film di Michael Moore, Fahrenheit 9/11 . E' un filmato che dipinge il presidente come l'uomo della Provvidenza, mandato al potere per salvare l'America, redento dai peccati di gioventù, e contestato solo dagli «eretici». Sul New York Times , Frank Rich lo ha chiamato «La passione di Bush», un sarcastico riferimento al film di Mel Gibson, lamentando che la sua immagine sia accostata a quella di Cristo.