BAGDAD - Nuove autobombe a Bagdad e nuove minacce per Margaret Hassan, la operatrice umanitaria di nazionalità irlandese, britannica e irachena sequestrata il 19 ottobre. I rapitori hanno fatto sapere che consegneranno l'ostaggio al gruppo guidato da Abu Musab al Zarqawi se non verranno accolte le loro richieste. Lo ha riferito ieri sera la televisione araba Al Jazeera, che ha ricevuto un video dei rapitori.

La principale richiesta dei rapitori, esplicitata dalla stessa Hassan in un precedente video, consiste nel ritiro dei britannici dall'Iraq. Più in particolare i rapitori volevano che Londra rinunciasse a dispiegare i suoi soldati nella zona di Baghdad per permettere a quelli americani di concentrarsi su Falluja, roccaforte della ribellione.

Due autobombe sono esplose a Bagdad, in due punti diversi della città con un bilancio di almeno 9 morti e 12 feriti. Altre due autobombe a Mosul, città a nord dell’Iraq, con altri due morti. Sempre su obbiettivi mirati: a Bagdad, la prima autobomba è esplosa nella mattinata, nel sobborgo occidentale di Abu Ghraib: sono rimasti uccisi quattro inermi pasanti, ma la vettura sarebbe dovuta quasi certamente esplodere al passaggio di componenti della Guardia nazionale. È rimasto ferito un soldato americano. La seconda vettura è esplosa davanti al ministero della Pubblica istruzione, quando gli impiegati arrivavano al lavoro: almeno cinque i morti. A Mosul, entrambe le vittime sono membri della Guardia nazionale irachena, considerati fiancheggiatori delle truppe d’occupazione americane.

In Iraq non c’è un giorno di pace, non c’è pausa nel terrore. E in questi giorni si prepara l’attacco dei marines a Falluja. Gli americani sono convinti che in questa città si nasconda Al Zarqawi, l’uomo di Al Qaeda a cui vengono imputati molti dei peggiori crimini commessi dai terroristi in Iraq oltre alle decapitazioni degli ostaggi. Ieri un altro video è stato diffuso su internet: sono le riprese della decapitazione dell’ostaggio giapponese, Shosei Koda, 24 anni, impegnato nel volontariato, il cui corpo era stato già rinvenuto e identificato. La ”firma” di questo delitto è del gruppo “Al Rafidein”, uno dei gruppi che vengono ricondotti appunto all’introvabile Al Zarqawi. E sempre attribuita ad Al Zarqawi è la decapitazione di un iracheno sciita a Bagdad, di cui si è avuta notizia ieri.

L’attacco annunciato a Falluja, e un’intera notte di bombardamenti, hanno gettato il panico nella città, dove peraltro, secondo uno studio americano pubblicato sulla rivista Lancet e che ha fatto molto scalpore («Più di centomila i morti da quando gli Stati Uniti hanno aggredito l’Iraq»), sarebbero già state decine di migliaia le vittime civili. In questi giorni, c’è l’impressionante esodo di chi fugge per mettersi in salvo: almeno due terzi della popolazione avrebbe già abbandonato Falluja.

In un altro attentato, stavolta a Bassora, un commando di terroristi ha provato, senza riuscirci, ad uccidere il capo della polizia locale, Muhammad Al Ali.Continuano anche i sabotaggi alle risorse petrolifere del Paese.

Nella giornata, la polizia irachena aveva diffuso la notizia del rapimento di un soldato americano a Samarra, città a nord della capitale. Del sequestro erano state indicate anche alcune circostanze: che era avvenuto nella notte, all’interno della città, che i rapitori erano un gruppo di uomini armati a bordo di due vetture. L'esercito americano in Iraq ha però smentito seccamente.