Da La Repubblica del 02/11/2004
Il tempo si allinea alla quantità di anidride carbonica nel cielo, alla fine del secolo la temperatura aumenterà di 2-6 gradi
Caldo da record e nubifragi così il clima cambierà l´Italia
Danni, colture distrutte, siccità: inizia un nuovo ciclo
In otto delle nove regioni europee dove ci sono nevi perenni i ghiacciai si ritirano
Oggi il 79 % dei danni economici prodotti dalle catastrofi è legato al tempo
di Antonio Cianciullo
ROMA - Questo avvio di novembre sudato, con la pioggia rabbiosa che si alterna al sole estivo, con il termometro che guadagna e perde 7-8 gradi in poche ore, con gli agricoltori che già contano i danni, non suona come una stravaganza meteorologica. Somiglia all´inizio di un nuovo ciclo climatico segnato dalla crescente concentrazione di gas serra in atmosfera.
Il tempo non è impazzito: si allinea alla quantità di anidride carbonica in cielo. Prima della rivoluzione industriale c´erano 280 parti per milione di questo gas, l´anno scorso erano salite a 375: il più alto livello negli ultimi 500 mila anni. L´effetto di questo cambiamento, provocato principalmente dalla scelta di puntare sui combustibili fossili per ottenere energia, è descritto in un rapporto appena pubblicato dall´Agenzia europea per l´ambiente.
In questo studio si ricorda che nel corso dell´ultimo secolo la temperatura è aumentata di 0,7 gradi a livello globale e di 0.95 gradi in Europa. E si avverte che durante il ventunesimo secolo subirà un salto vertiginoso: tra 1,4 e 5,8 gradi a livello planetario e tra 2 e 6,3 gradi in Europa.
I segnali della mutazione sono già leggibili. In otto delle nove regioni europee dove ci sono nevi eterne i ghiacciai battono in ritirata. Fa eccezione la Norvegia. Mentre le Alpi confermano drammaticamente la tendenza: tra il 1850 e il 1980 i ghiacciai alpini hanno perso un terzo della superficie e metà della massa; a partire dal 1980 è andato perduto un altro 20-30 per cento del ghiaccio rimanente (il 10 per cento solo l´estate scorsa). Si prevede che entro il 2050 sarà scomparso il 75 per cento dei ghiacciai delle Alpi svizzere.
Il nuovo clima comporterà un costo pesante in termini di perdite di raccolti agricoli (nel 2003 si è registrato un meno 30 per cento in molte aree del Sud Europa), di catastrofi (due su tre a partire dal 1980 vanno imputate a eventi meteo estremi), di danni economici (il 79 per cento di quelli prodotti da eventi catastrofici negli ultimi vent´anni sono attribuibili al fattore tempo), di morti per colpi di calore (più di 20 mila persone in Europa nell´estate scorsa).
Neppure gli aspetti positivi legati al global warming sono in grado di alleggerire il peso di queste minacce. L´aumento della produttività delle piante derivante dall´aumento di calore e di anidride carbonica (il periodo di crescita vegetale è aumentato di 10 giorni tra il 1962 e il 1995) sarà ad esempio ampiamente controbilanciato, nell´Europa meridionale, dalla crescente pressione della siccità. Così come l´aumento delle piogge nelle regioni settentrionali si tradurrà in un più accentuato rischio alluvioni: lo scenario dell´estate 2002, con il Danubio che ha messo in ginocchio buona parte dell´Europa centrale, potrebbe ripetersi con frequenza crescente.
«E´ un quadro drammatico che dovrebbe spingere tutti a intervenire con rapidità ed efficacia rilanciando le energie rinnovabili, sostenendo gli investimenti in efficienza energetica e aumentando le capacità di trasporto su ferro di merci e persone», commenta Gianni Silvestrini, direttore del Kyoto Club, il cartello delle industrie impegnate in campo ambientale. «Ma in Italia finora si è fatto ben poco: le emissioni sono cresciute del 9 per cento invece di diminuire del 6,5 come previsto dal protocollo di Kyoto. Continuare di questo passo, oltre ad aumentare le probabilità di danno, finirebbe per penalizzare anche il nostro portafoglio. Non avendo tagliato le nostre emissioni, potremmo trovarci costretti ad acquistare da Russia o Ucraina l´equivalente di 30 o 40 milioni di tonnellate di anidride carbonica pagando una cifra valutabile in almeno 5-6 miliardi di euro».
Il tempo non è impazzito: si allinea alla quantità di anidride carbonica in cielo. Prima della rivoluzione industriale c´erano 280 parti per milione di questo gas, l´anno scorso erano salite a 375: il più alto livello negli ultimi 500 mila anni. L´effetto di questo cambiamento, provocato principalmente dalla scelta di puntare sui combustibili fossili per ottenere energia, è descritto in un rapporto appena pubblicato dall´Agenzia europea per l´ambiente.
In questo studio si ricorda che nel corso dell´ultimo secolo la temperatura è aumentata di 0,7 gradi a livello globale e di 0.95 gradi in Europa. E si avverte che durante il ventunesimo secolo subirà un salto vertiginoso: tra 1,4 e 5,8 gradi a livello planetario e tra 2 e 6,3 gradi in Europa.
I segnali della mutazione sono già leggibili. In otto delle nove regioni europee dove ci sono nevi eterne i ghiacciai battono in ritirata. Fa eccezione la Norvegia. Mentre le Alpi confermano drammaticamente la tendenza: tra il 1850 e il 1980 i ghiacciai alpini hanno perso un terzo della superficie e metà della massa; a partire dal 1980 è andato perduto un altro 20-30 per cento del ghiaccio rimanente (il 10 per cento solo l´estate scorsa). Si prevede che entro il 2050 sarà scomparso il 75 per cento dei ghiacciai delle Alpi svizzere.
Il nuovo clima comporterà un costo pesante in termini di perdite di raccolti agricoli (nel 2003 si è registrato un meno 30 per cento in molte aree del Sud Europa), di catastrofi (due su tre a partire dal 1980 vanno imputate a eventi meteo estremi), di danni economici (il 79 per cento di quelli prodotti da eventi catastrofici negli ultimi vent´anni sono attribuibili al fattore tempo), di morti per colpi di calore (più di 20 mila persone in Europa nell´estate scorsa).
Neppure gli aspetti positivi legati al global warming sono in grado di alleggerire il peso di queste minacce. L´aumento della produttività delle piante derivante dall´aumento di calore e di anidride carbonica (il periodo di crescita vegetale è aumentato di 10 giorni tra il 1962 e il 1995) sarà ad esempio ampiamente controbilanciato, nell´Europa meridionale, dalla crescente pressione della siccità. Così come l´aumento delle piogge nelle regioni settentrionali si tradurrà in un più accentuato rischio alluvioni: lo scenario dell´estate 2002, con il Danubio che ha messo in ginocchio buona parte dell´Europa centrale, potrebbe ripetersi con frequenza crescente.
«E´ un quadro drammatico che dovrebbe spingere tutti a intervenire con rapidità ed efficacia rilanciando le energie rinnovabili, sostenendo gli investimenti in efficienza energetica e aumentando le capacità di trasporto su ferro di merci e persone», commenta Gianni Silvestrini, direttore del Kyoto Club, il cartello delle industrie impegnate in campo ambientale. «Ma in Italia finora si è fatto ben poco: le emissioni sono cresciute del 9 per cento invece di diminuire del 6,5 come previsto dal protocollo di Kyoto. Continuare di questo passo, oltre ad aumentare le probabilità di danno, finirebbe per penalizzare anche il nostro portafoglio. Non avendo tagliato le nostre emissioni, potremmo trovarci costretti ad acquistare da Russia o Ucraina l´equivalente di 30 o 40 milioni di tonnellate di anidride carbonica pagando una cifra valutabile in almeno 5-6 miliardi di euro».
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