Da La Repubblica del 03/11/2004

La spallata dei giovani

di Federico Rampini

SAN FRANCISCO - Dieci milioni in più alle urne, il record di affluenza da quarant´anni. È andata a votare un´America sconosciuta, uscita dalla penombra del disimpegno. È un´America il cui identikit è ancora da scoprire, un continente sommerso che invade gli schermi radar della politica. Ci sono voluti dei traumi - il pasticcio della Florida nel 2000, Bush eletto dalla Corte suprema, l´11 settembre, l´Iraq. E c´è voluta la "polarizzazione" del confronto destra-sinistra, spesso descritta come una malattia, ma che in realtà ha ridato il gusto della partecipazione e della battaglia politica a una nazione scivolata per decenni nell´apatia.

E´ una vera novità di questa elezione presidenziale. Almeno un milione e mezzo di "nuovi registrati" - cittadini che hanno ripudiato l´astensionismo e si sono iscritti per la prima volta all´elettorato attivo - appartengono alla Generazione Y nata negli anni 80. E´ la fascia di età che prima di questa elezione aveva la partecipazione al voto più bassa di tutte (30%). Se i concerti rock di Bruce Springsteen in favore di Kerry hanno esaltato gli ex del Sessantotto e del Vietnam, sulla Generazione Y ha avuto più presa la musica di Rap The Vote (rappers afroamericani mobilitati per la partecipazione elettorale), o il videoclip di Eminem contro la guerra di Bush. Anche la destra ha scoperto questa generazione, per esempio con il movimento giovanile Silver Ring Thing - portato su Mtv da Cristina Aguilera - che predica l´astinenza sessuale fra i teenagers e la morale del fondamentalismo cristiano.

Per la prima volta hanno votato dei diciottenni che sono i nipoti della generazione dei reduci del Vietnam. Una parte di loro ha avuto il battesimo di fuoco nelle manifestazioni contro la guerra in Iraq, che dall´ottobre 2002 al marzo 2003 ebbero un´intensità notevole: nelle prime settimane dopo l´invasione erano stati fatti più prigionieri dalla polizia per le strade di San Francisco che dai marines in Iraq. È un´America nuova nei modi di informarsi e di fare politica. È la nazione di MoveOn, il movimento della società civile pacifista e anti-Bush cresciuto su Internet fino ad avere due milioni di aderenti, più del Partito democratico e repubblicano messi assieme. Ad avvicinare alla partecipazione civile i giovanissimi, o il popolo meno giovane degli antipolitici, ha contribuito a sinistra la sfortunata ma folgorante campagna del pacifista Howard Dean, con la sua padronanza di Internet come nuova piazza virtuale della "polis" moderna. La stagione in cui Dean sembrava in testa alla corsa per la nomination democratica fu definita come una campagna di tipo insurrezionale, da outsider, l´unica in grado di risvegliare i delusi della politica. Con l´uso del sito MeetUp - nato per creare occasioni di incontro fra piccoli gruppi con interessi comuni, nell´America delle metropoli spersonalizzate - la meteora di Dean non è stata inutile. Ha lanciato il progetto di rifondare il Partito democratico usando come esercito i nuovi convertiti alla partecipazione.

Questa nuova America che ha intasato i seggi elettorali sfugge ai mass media tradizionali. È la Blogger Nation. Popola i caffè Starbucks dove i giovani passano ore con il computer portatile per studiare o lavorare, connessi a Internet attraverso il Wi-Fi, collegati alla politica attraverso i weblogs, dialoghi interattivi ad alta intensità di opinione. Iniziative recenti, nomi sconosciuti ad altre generazioni come il weblog Daily Kos di Berkeley hanno 800.000 visitatori al giorno. Durante questa campagna elettorale hanno svolto una funzione civica: demistificare le bugie dei candidati, con una rapidità che batte sul tempo i media tradizionali. La Blogger Nation non è solo di sinistra. Fra i primi weblog ci sono quelli animati da giovani opinionisti neoconservatori: alcuni si sono specializzati nell´attacco permanente ai giornali liberal come il New York Times.

La nuova America che ha polverizzato i record di affluenza alle urne è in parte quella che ha decretato il successo della Nouvelle vague di cinema impegnato: il fenomeno «Fahrenheit 9/11» di Michael Moore, unico documentario nella storia a conquistare il primato di incassi per varie settimane, seguito da una valanga di nuovi autori di film d´inchiesta o "mockumentary" satirici. Ha preso in contropiede Hollywood: nella stessa epoca che vede trionfare la reality-tv, le sale cinematografiche sono tornate ad essere luoghi di educazione e di discussione politica.

A destra l´aumento della partecipazione al voto nasce anche da uno smacco che quattro anni fa passò inosservato. Contrariamente a quanto si crede, nel 2000 Bush non riuscì affatto a fare il pieno dei voti nella destra cristiana. Il suo stratega elettorale Karl Rove stima che fra i due e i quattro milioni di fedeli delle chiese evangeliche (i "cristiani rinati" forti soprattutto negli Stati del Sud) all´epoca della sfida con Gore rimasero a casa. Nel loro puritanesimo erano stati turbati dalle rivelazioni sui vizi di gioventù di Bush (a cominciare dall´alcolismo). Recuperare quei milioni di voti della destra religiosa fondamentalista è stato un obiettivo prioritario di Rove. Questo spiega uscite come quella di Bush contro i matrimoni gay, mirate a mobilitare l´America delle chiese ultraconservatrici riportandole alle urne. Lo sforzo della destra di dipingere Kerry come un liberal molle sul terrorismo, ha mirato a creare un clima di mobilitazione della "maggioranza silenziosa" impaurita dai radicali, come ai tempi di Nixon.

Il politologo Morris Fiorina, dell´Università di Stanford, sostiene che la società americana è sì divisa in due campi, ma sui valori di fondo e sulle grandi scelte politiche è meno lacerata e radicalizzata di quanto la si rappresenti. La guerra culturale, la polarizzazione dello scontro tra le "due Americhe", sarebbe l´opera dei leader politici e dei media, più estremisti della società civile che rappresentano. Ma questa forzatura del discorso politico ha rivelato un effetto benefico. Da molti anni il declino della partecipazione al voto era inesorabile, i giovani erano un corpo estraneo a cui la politica non parlava. C´erano tutti i sintomi di una democrazia malata. Ieri gli americani hanno sentito tutta l´importanza storica di questa elezione. In tanti hanno voluto riprendersi il diritto di decidere il futuro del proprio paese.

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