Da Corriere della Sera del 03/11/2004

Gli scienziati: tra le cause, effetto serra e oscillazioni naturali

Alluvioni, caldo e scirocco

«È come se Milano fosse a Palermo e la Sicilia in Africa»

di Franco Foresta Martin

ROMA - Italia tropicalizzata. Fino a qualche anno fa era il grido d’allarme degli scienziati preoccupati, rigettato da quelli scettici. Ora ci siamo dentro fino al collo. Temperature 7-10 gradi sopra la media. Caldo umido. Scirocco. Alternanza di giornate serene con altre in cui si scatenano piogge alluvionali. Orologi biologici in tilt sia per gli animali sia per gli uomini. «Quel che osserviamo è una modificazione della circolazione generale dell’atmosfera - precisa Giampiero Maracchi, direttore dell’Istituto di Biometeorologia del Cnr, a cui il termine "tropicalizzazione" non piace -. Nella stagione autunnale prima c’era una frequenza elevata di giorni di tramontana, con i tipici venti freschi da Nord. Negli ultimi anni abbiamo assistito a un crescendo dei venti sciroccali». Le cifre mostrate da Maracchi parlano chiare. Un autunno caldo sopra la media prima capitava una volta ogni decennio. Dal 1990 a oggi la frequenza è balzata a 6-7 volte per decennio. «Con l’aggravante che i mari si riscaldano, l’acqua evapora più del solito e quando arrivano le perturbazioni dall’Atlantico settentrionale, le precipitazioni diventano molto intense, accompagnate da esondazioni e alluvioni», aggiunge il climatologo.

Anche Antonio Navarra, climatologo dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), trova improprio parlare di clima tropicalizzato. «Diciamo piuttosto che nel Mediterraneo e in parte dell’Europa si sta accorciando l’inverno a vantaggio di un’estate sempre più lunga. Per di più, negli ultimi quarant’anni, assistiamo a una diminuzione delle precipitazioni totali annue, con episodi secchi sempre più frequenti, ma con l’aumento delle piogge intense».

Piaccia o no, il termine tropicalizzazione, pure se impreciso, ha una sua giustificazione. «A causa dell’effetto serra le temperature nella fascia intertropicale sono in aumento e assistiamo pure a uno spostamento verso Nord di circa 700-800 chilometri delle condizioni tipiche di questa fascia. Per esemplificare, è come se Milano scendesse alla latitudine di Palermo, e Palermo a quella dell’Africa Tropicale», ammette Maracchi.

Le cause? «Tutti i fenomeni sono coerenti con lo scenario del cambiamento climatico provocato dall’uomo e indicato dai modelli matematici. Non si può escludere una sovrapposizione di oscillazioni naturali che amplificano l’effetto serra di origine umana», aggiunge Navarra.

A confermare il crescendo di concentrazione dei gas serra prodotti dall’uomo nell’atmosfera, arrivano anche le recentissime misure effettuate dalla stazione di monitoraggio di Lampedusa gestita dall’Enea. «Nel 2000 la concentrazione in atmosfera dell’anidride carbonica, che è il principale fra i gas serra emesso dall’uomo, era di 370 parti per milione, con un tasso di crescita attorno a 1,5 parti per milione all’anno. Nelle settimane scorse sono arrivate segnalazioni dalle stazioni dell’Antartide, dell’Artide e da Mauna Loa nel Pacifico che indicavano un balzo delle concentrazioni di questo gas a 380 parti per milione - spiega il fisico Vincenzo Ferrara, responsabile della divisione clima dell’Enea -. La nostra stazione di Lampedusa ora conferma: il tasso di crescita annua è passato a 2,5. Piuttosto che ridursi le emissioni aumentano e l’effetto serra peggiora».

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