Da Corriere della Sera del 30/10/2004
Originale su http://www.corriere.it/speciali/2004/Esteri/usa2004/elezioni/articoli/...

Le elezioni Usa e il nuovo video di Bin Laden

Ultimo dilemma per gli elettori

di Gianni Riotta

WASHINGTON - La «October Surprise», la sorpresa di ottobre così a lungo anticipata nella capitale americana alla vigilia delle elezioni presidenziali, arriva puntuale, ma non è la cattura di Osama Bin Laden e la sua traduzione in catene davanti all'opinione pubblica. E', al contrario, un video della rete araba Al Jazira , con lo sceicco in turbante, ieratico nel suo mantello dorato, e pronto ad ammonire gli Stati Uniti. «Né Bush, né Kerry garantiscono la vostra sicurezza, e neppure Al Qaeda. La vostra sicurezza è nelle vostre mani» recita nel fluente arabo di classe, la lingua letteraria dei testi sacri al canone islamico. «Al popolo americano», cui già si rivolse proponendosi come padre spirituale per una «conversione morale», Osama suggerisce «di evitare un nuovo disastro, la sicurezza è importante elemento nella vita degli esseri umani e la gente libera non vuole rinunciare alla sicurezza». La guerra al terrorismo è il problema numero uno della campagna e il solo in cui il presidente goda ancora di un vantaggio forte, 53 a 37 per cento contro lo sfidante democratico.

Come giocherà la «sorpresa di ottobre?». Ricorderà all'opinione pubblica che il Paese è in guerra e che, come suggeriscono i repubblicani dalla Convenzione di New York in agosto, non si cambia il comandante in capo delle armate quando si è nel mezzo dello scontro? Oppure l'America nascosta reagirà a favore dell'opposizione, sconvolta che, dopo tre anni dall'invasione dell'Afghanistan, il fondatore di Al Qaeda sia in grado di combattere e di diffondere senza problemi i suoi proclami sanguinari?

E' probabile che nessuna delle due ipotesi sia valida e la prima reazione dei leader lo conferma. Bush ha detto che il Paese non si lascerà dividere e ha precisato di credere che così la pensa anche Kerry, chiamando il rivale per nome. Kerry ha parlato di «unità nazionale». Le prossime ore saranno frenetiche, ma speculare su Osama è un gioco macabro e d'azzardo. Il 49 per cento degli americani che ha già deciso di confermare la fiducia a Bush lo voterà comunque, confortato dalla sfida di Osama. E il 49 per cento che preferisce i democratici troverà ulteriore motivo di azione, con Osama non solo vivo e in buona forma, ma con la strategia inflessibile. Diventa elemento di commedia, nella tragedia che si va evolvendo davanti ai nostri occhi con gli esperti che cercano di capire se il proclama dello sceicco nasconde gli ordini a commandos perché si attivino e colpiscano con attentati, che Osama citi, ironico, la scena in cui il presidente Bush, appresa la notizia dell'attacco a New York, continua a leggere ai bambini di una scuola una fiaba su una capretta. L'episodio, reso celebre dal documentario di Michael Moore, Fahrenheit 9/11 con Bush stranito e la bambina che non capisce bene, rientra nel dibattito: i repubblicani accusano Moore di «tradimento» e di dare aiuto al nemico.

Il danno maggiore per John Kerry potrebbe venire invece, spiega a caldo un suo collaboratore, dal non controllare più lo «spin cycle», il ciclo delle notizie. Per evitare che Karl Rove, braccio destro di Bush, dettasse l'agenda delle ultime ore di battaglia, lo stato maggiore di Kerry aveva bloccato tv e giornali sulla vicenda dell'esplosivo sparito dalla santabarbara di Al Qaeda in Iraq, costringendo Bush sulla difensiva. Adesso è possibile che gli uomini del presidente reagiscano e impalino il dibattito sulla paura, limitandosi a mostrare il volto crudele di Osama e la sua minaccia, presentata in abiti da Mille e una Notte.

Alla vigilia della notte di Halloween, in cui le paure vengono esorcizzate in scherzi e maschere da Carnevale, è Osama Bin Laden la maschera del terrore. Esaminando da vicino il suo discorso, che come sempre contiene una lucida strategia politica, avrà esultato amaro Michael Scheuer, ex capo del gruppo di agenti Cia che dava la caccia ad Osama. In un volume, Imperial Hubris , firmato «Anonimo», ma che ha dominato le classifiche, Scheuer afferma, a costo di sollevare l'ira dei superiori, che Osama non combatte contro gli Usa «perché odia la libertà», ma «perché detesta le nostre politiche». Capirlo, secondo Scheuer, implica la scelta di combattere non «il terrorismo» ma «una rivolta islamica fondamentalista». Kerry, se eletto, adotterebbe questa analisi, già fatta propria dal suo amico senatore Biden. Osama, che sembra avere visto il film di Moore e letto il saggio di Scheuer, conferma le tesi dell'agente Cia: «Se fossimo nemici della libertà, come dice Bush, perché non abbiamo attaccato la Svezia? Chi odia la libertà non ha l'anima santa come i diciannove consacrati», gli attentatori dell'11 settembre. E' la politica Usa in Medio Oriente che Osama combatte, come gli esperti Cia ripetono da anni, non ascoltati neppure dal loro capo appena dimessosi, George Tenet.

Osama Bin Laden sottovaluta però gli Stati Uniti d'America. Con la strage di Madrid è riuscito a influenzare l'opinione pubblica spagnola, ma, nel bene e nel male, questo Paese è oggi troppo polarizzato e persuaso delle sue ragioni per cambiare idea con un video di Al Jazira . Bush o Kerry combatteranno Al Qaeda, questo Osama lo sa. Che le strategie saranno diverse è probabile, ma la guerra continua e lo sceicco lancia la controffensiva psicologica al momento giusto.

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