Da La Repubblica del 30/10/2004
Originale su http://www.repubblica.it/2004/j/sezioni/esteri/videoladen/proclama/pro...

IL COMMENTO

Proclama politico senza la jihad

di Khaled Fouad Allam

Sono passati poco più di tredici mesi dal 10 settembre 2003, data dell'ultimo video di Bin Laden, e sei mesi dal suo ultimo messaggio audio del 16 aprile scorso. Nel video, dello scorso anno Bin Laden appariva accanto a un attendentre, sullo sfondo di paesaggi montani. Oggi la sceneggiatura è totalmente diversa: Bin Laden è in piedi dinanzi a un tavolo, con la sua jallaba bianca bordata di un filo d'oro, abito tipico dei sauditi d'alto rango.

Come se questa volta egli volesse uscire dai panni di un personaggio per vestirne quelli di un altro, di un leader che utilizza tutti i riti, i simboli e i linguaggi che la politica utilizza in terra d'islam. E' sorprendente in questo messaggio il fatto che, in pieno periodo di ramadan, mese sacro per l'islam, sia assente nel suo discorso qualunque riferimento al discorso religioso. Ma questo cambiamento sottende anche un nuovo significato: cambiare il vestito e utilizzare un'altra sceneggiatura significa voler istituire una simmetria con altri leader politici.

Il nuovo atteggiamento traduce il fatto che Bin Laden intende confrontarsi direttamente con gli altri leader: si rivolge a Bush, leader della nazione americana; parla della nazione non più in chiave religiosa ma in chiave politica: è come se il cambiamento di atteggiamento e di linguaggio volesse riducesse la differenza i due.

Il discorso è rivolto al popolo americano, e afferma che sarebbe ancora possibile evitare una catastrofe come quella dell'11 settembre; per questo tutto il discorso gira intorno alla politica di Bush affermando che "nonostante stiamo entrando nel quarto anno dall'11 settembre, Bush continua a sbagliare". Un altro elemento che sorprende nel discorso è che l'intenzionalità dell'ultimo attentato in Egitto sarebbe stata quella di vendicare l'invasione del Libano da parte di Israele nel 1982, in cui gli americani avrebbero avuto un ruolo determinante.

Sia nella semantica del discorso che nella gestualità che lo accompagna, tutto sembra definire la volontà di Bin Laden di assumere un nuovo ruolo: perché non a caso usa le parole libertà - houria - e nazione - umma - che sono due archetipi del linguaggio politico del mondo islamico contemporaneo. Il discorso sulla libertà è stato sempre utilizzato, nel lessico politico arabo, non nel senso di libertà dell'individuo ma nel senso di libertà che permette ai popoli o di emanciparsi dalla storia o di emanciparsi dal giogo coloniale. E sappiamo che tutto il discorso di Bin Laden, ma anche di altri, è profondamente ancorato a un antiamericanismo viscerale, perché quella degli stati Uniti viene considerata la forma moderna del colonialismo. La parola nazione, che si trova nello stesso testo coranico, è qui utilizzata in modo acculturato, vale a dire che essa è decontestualizzata: Bin Laden non ne fornisce un'interpretazione teologica ma la utilizza in senso strettamente politico, relativo alla geopolitica dell'islam, al dar al-islam, anche se in questo discorso non utilizza la parola "islam".

Siamo dunque in presenza di un discorso che si stacca da quello mistico-religioso che Bin Laden ha utilizzato sino a questo momento. La gestualità che accompagna l'andamento del discorso, il dito che si alza come per ammonire, ricorda anche la gestualità dei leader politici arabi degli anni '60 e '70. Ma oltre il discorso rimane la scelta del momento. Non è un caso che questo discorso arrivi oggi: si potrebbe pensare alla volontà di creare un effetto di tipo spagnolo, dal momento che ci troviamo a pochi giorni dalle elezioni americane. Io non lo ritengo verosimile, perché è difficile che un discorso di Ben Laden ne influenzi l'esito. Aver scelto una data a ridosso delle elezioni americane significa però affermare ancora una volta la sua presenza in uno dei momenti più essenziali della nazione americana: è come se Bin Laden dicesse "Sono qui, non vi ho dimeticati...".

Ma c'è un altro elemento, Yasser Arafat: certo il video è stato registrato prima che la malattia di Arafat precipitasse. Ma la Palestina è un tema ricorrente del radicalismo islamico, lì un leader se ne sta andando, e già si stanno affrontando i possibili successori per il controllo e il consenso della popolazione palestinese, che negli ultimi anni tende a credere più al discorso neofondamentalista che a quello nazionalista.

Strane coincidenze dunque, la fine di una campagna elettorale per il voto negli Stati Uniti, il cui esito è incerto, e un capitolo della storia del mondo arabo che si sta chiudendo con l'uscita di scena di Yasser Arafat atterrato oggi, malato, a Parigi. Ma la vera novità di questo video è la nascita di un nuovo fenomeno nel mondo arabo-islamico, che utilizza una doppia retorica, quella nazionalista e quella islamista. Questo fenomeno si chiama islamo-nazionalismo e forse Bin Laden vuole divenirne il leader indiscusso.

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