Da Il Messaggero del 22/10/2004
IL RETROSCENA
A Bagdad spie e body guard infiltrati tra i volontari
Una strana commistione che spiegherebbe, secondo gli 007, l’anomalia del rapimento delle due Simone
di Mario Menghetti
ROMA - La commistione fra attività privata e mercenari, fra il ruolo e i compiti delle organizzazioni di volontariato e quelli di vero e proprio 007 al servizio delle forze di coalizione. E’ quello che mettono nero su bianco le parole contenute nel provvedimento del gip di Bari, oltre quello che da più settori (soprattutto quelli dell’“intelligence”) si sussurrava sin dai tempi della prigionia degli ex ostaggi. Per certi versi, quelle parole, potrebbero chiarire anche alcuni interrogativi legati al rapimento delle due Simone. Definito anomalo da più parti. Originato da quella ormai famosa lista di spie, di presunta origine “intelligence” Usa, in mano ai rapitori iracheni. Una “black list” che vera o meno che fosse, sicuramente falsa in alcuni suoi nominativi compresi quelli delle due ragazze, resta una delle chiavi interpretative di quel sequestro.
Perché, infatti, la banda che ha messo in atto l’azione era così convinta che le due volontarie fossero al soldo di qualche Servizio segreto internazionale? Probabilmente, come si ipotizza da più parti (fonti di “intelligence” e apparati dello Stato), perché a Bagdad diverse Ong e la stessa Croce Rossa italiana sono stati spesso crocevia di personaggi dalla dubbia identità e con un ancora più dubbiosa collocazione. Nel senso del lavoro e dei compiti che erano andati a svolgere nella capitale irachena. Come Paolo Simeone, un recente passato nell'organizzazione intergovernativa Intersos, che poi ha cominciato ad operare in Iraq nel campo della sicurezza. Fu proprio lui a reclutare le quattro guardie del corpo poi rapite. Lui, come scrive il gip di Bari, che doveva «reclutare una squadra di undici persone il cui compito consisteva in una vera e propria attività militare a supporto delle forze della coalizione anglo-americana, armati di pistola e mitraglietta MP5». Non è tutto. La stessa anomala “super esposizione” della Cri e del suo Commissario straordinario, Maurizio Scelli, nella vicenda Baldoni, conclusasi tragicamente, ha portato la stessa Croce Rossa Internazionale ad aprire una sorta di indagine amministrativa interna sulla “consorella” italiana. Troppi i personaggi “misteriosi” che gravitavano intorno alla Cri. Come Salah, braccio destro di Beppe De Santis (capo delegazione Cri a Bagdad), che era considerato un uomo di Al Sadr (il capo sciita alla guida dei ribelli di Najaf). Ne parla lo stesso Baldoni prima della sua ultima missione, in uno degli ultimi “post” sul suo “Bloghdad”: «In macchina con noi c’è anche Salah, braccio destro di De Santis. E’ stato maggiore nell’Aeronautica e rimpiange Saddam. Mi chiedo se è con noi per aiutarci o per controllarci». Non è tutto. «I rapitori ci hanno chiesto scusa, ma prima di crederci ci hanno interrogato a lungo» hanno riferito le due Simone al loro rientro a Roma. Ma perché i rapitori erano così convinti del contrario? Forse la commistione fra spie e volontariato, a Bagdad, ha raggiunto il suo punto più alto. E più pericoloso.
Perché, infatti, la banda che ha messo in atto l’azione era così convinta che le due volontarie fossero al soldo di qualche Servizio segreto internazionale? Probabilmente, come si ipotizza da più parti (fonti di “intelligence” e apparati dello Stato), perché a Bagdad diverse Ong e la stessa Croce Rossa italiana sono stati spesso crocevia di personaggi dalla dubbia identità e con un ancora più dubbiosa collocazione. Nel senso del lavoro e dei compiti che erano andati a svolgere nella capitale irachena. Come Paolo Simeone, un recente passato nell'organizzazione intergovernativa Intersos, che poi ha cominciato ad operare in Iraq nel campo della sicurezza. Fu proprio lui a reclutare le quattro guardie del corpo poi rapite. Lui, come scrive il gip di Bari, che doveva «reclutare una squadra di undici persone il cui compito consisteva in una vera e propria attività militare a supporto delle forze della coalizione anglo-americana, armati di pistola e mitraglietta MP5». Non è tutto. La stessa anomala “super esposizione” della Cri e del suo Commissario straordinario, Maurizio Scelli, nella vicenda Baldoni, conclusasi tragicamente, ha portato la stessa Croce Rossa Internazionale ad aprire una sorta di indagine amministrativa interna sulla “consorella” italiana. Troppi i personaggi “misteriosi” che gravitavano intorno alla Cri. Come Salah, braccio destro di Beppe De Santis (capo delegazione Cri a Bagdad), che era considerato un uomo di Al Sadr (il capo sciita alla guida dei ribelli di Najaf). Ne parla lo stesso Baldoni prima della sua ultima missione, in uno degli ultimi “post” sul suo “Bloghdad”: «In macchina con noi c’è anche Salah, braccio destro di De Santis. E’ stato maggiore nell’Aeronautica e rimpiange Saddam. Mi chiedo se è con noi per aiutarci o per controllarci». Non è tutto. «I rapitori ci hanno chiesto scusa, ma prima di crederci ci hanno interrogato a lungo» hanno riferito le due Simone al loro rientro a Roma. Ma perché i rapitori erano così convinti del contrario? Forse la commistione fra spie e volontariato, a Bagdad, ha raggiunto il suo punto più alto. E più pericoloso.
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