Da La Repubblica del 22/10/2004

Bush e Kerry, caccia al voto dei "latinos"

Ispanici divisi in tutto il Paese. Sfida decisiva nel New Mexico

Gli abitanti sono meno di due milioni. Quattro anni fa Al Gore prevalse per appena 366 voti
Per il timore di brogli il governatore democratico ha già predisposto una task-force di avvocati

di Alberto Flores D'Arcais

SANTA FE (New Mexico) - L´incontro tra i capi tribù Apache e Zuni avviene nelle vecchia piazza di Santa Fe davanti a un gruppo di giornalisti. Nel giardino del Palazzo del Governatore si è appena svolta una pomposa cerimonia per inaugurare il museo storico del New Mexico, con la presenza - in costumi d´epoca - di cittadini di ogni razza a rappresentare tutte le diverse comunità ed epoche - dai conquistadores spagnoli ai soldati della guerra civile, dai cow-boy agli indiani fino ai più recenti immigrati latinos - di questo Stato del Southwest che rischia di diventare la nuova Florida delle elezioni 2004.

Anche nelle riserve indiane spiegano i Native American - il modo politicamente corretto con cui oggi si devono chiamare i pellerossa - è iniziata la caccia per registrare il maggior numero di elettori. I capi non si pronunciano sull´appartenenza politica, «il nostro è un lavoro bipartisan» - ma quando si entra nel merito delle questioni si capisce che i Zuni sono più attenti ai temi sociali e ambientali cari ai democratici (a poche miglia da qui c´è il laboratorio nucleare di Los Alamos) e gli Apache, da vecchi guerrieri, non hanno timore ad esprimere giudizi su guerra e terrorismo uguali a quelli di Rumsfeld: «Chi attacca l´America attacca anche i Native Americans».

Di indiani nel New Mexico non ne sono rimasti molti, si contano sulle decine di migliaia e tra loro gli elettori registrati sono circa novemila. Ma sia i democratici che i repubblicani stanno spendendo soldi e volontari per raccogliere nuovi votanti nelle riserve esattamente come in tutto il resto dello Stato. Il motivo è banale. In questo battleground state quattro anni fa le elezioni si decisero per soli 366 voti a favore di Al Gore, con i repubblicani che avevano fiutato aria di brogli, e il caso New Mexico non finì davanti alla Corte Suprema solo perché i suoi cinque voti elettorali non avrebbero cambiato le sorti di una presidenza che venne invece decisa nella popolosa Florida.

Il New Mexico ha una delle più basse popolazioni degli States (circa 1, 8 milioni di persone) e alle urne quattro anni fa ne sono andati in poco più della metà. Eppure su questo Stato gli strateghi del Great Old Party e del partito dell´asinello hanno investito, proporzionalmente, molto di più che in qualsiasi altro posto, Florida compresa. Quando mancano due settimane al voto gli elettori sono stati già inondati per mesi da spot televisivi, telefonate a qualsiasi ora del giorno e gente di ogni tipo che bussa alle porte invitando chi apre ad andare a votare. Quest´anno - se la corsa alla Casa Bianca dovesse veramente decidersi per pochi voti elettorali - anche i cinque grandi elettori del New Mexico saranno decisivi e visto che secondo tutti i poll è di nuovo un testa a testa misurabile in centinaia di voti è ovvio che mai come in New Mexico il voto di ciascuno conta veramente.

Se i Native Americans sono pochi lo stesso non si può dire dei latinos, uno dei due termini - l´altro è hispanic - con cui viene chiamata la minoranza (che nel giro di due decenni sarà maggioranza) più grande degli Stati Uniti. Il voto latinos sarà un altro fattore decisivo nella race 2004 e dato che negli Stati a più alta concentrazione hispanic (California, New York e Texas) i giochi sono già fatti sarà estremamente importante in posti come Florida - dove però molti latinos sono cubani più interessati alla politica verso Fidel Castro che ad altri temi - Pennsylvania e appunto New Mexico.

Lungo la strada che da Santa Fe (capitale dello Stato) porta ad Albuquerque (la città più grande e importante) un enorme cartello con la scritta «Viva Bush» e un altro che lo fronteggia con lo slogan «Unidos con Kerry» la dice lunga su quale è la lingua più parlata da queste parti. In New Mexico gli hispanic sono il 43 per cento della popolazione e il 30 per cento dei votanti, ma hanno poco in comune con i nuovi immigranti che hanno invaso California e New York negli ultimi vent´anni. I primi latinos a mettere piede da queste parti sono stati gli esploratori spagnoli molti anni prima che i padri pellegrini si imbarcassero sul Mayflower per fare rotta verso la East Coast. Lo testimonia il Palazzo del Governatore, il più antico edificio pubblico degli interi States (1610) e conserva intatte le sue strutture anche se facciata e interni sono stati ricostruiti diverse volte.

In New Mexico i latinos sono meno coinvolti che in Arizona o California dalle tematiche della immigrazione e sulle questioni sociali sono spesso più in sintonia con Bush che non con Kerry. I democratici hanno ancora il voto della maggioranza hispanic (58 per cento) ma a Santa Fe (roccaforte democratica) come nei suburbs di Albuquerque (dove vincono i repubblicani) sono tutti d´accordo nel dire che se George W. riuscirà il 2 novembre a strappare il 40 per cento dei consensi latinos (nel 2000 ha avuto il 35 per cento) il presidente vincerà lo Stato, i suoi 5 grandi elettori e avrà una ulteriore chance di conservare la Casa Bianca.

La campagna repubblicana è talmente sensibile al New Mexico che al quartiere generale di Albuquerque le cifre che danno sono incredibili: 14mila volontari (il doppio di quanto inizialmente previsto) che hanno già fatto mezzo milione di telefonate e contattato porta a porta circa 40 mila elettori. Hanno addirittura messo in piedi un servizio di 'baby-sitter' volontarie in modo che le famiglie meno abbienti non abbiano la scusa per non recarsi ai seggi. I democratici rispondono mobilitando qualche vecchia gloria della canzone come Carole King e pur avendo solo 3mila volontari ufficiali di telefonate dicono di averne fatte più di un milione e di aver superato i 50mila knock on doors.

Il vero asso nella manica del partito dell´asinello si chiama però Bill Richardson, ed è il governatore (democratico) dello Stato. Nella spin alley dell´Università di Tempe in Arizona - dove si era tenuto il terzo e ultimo dibattito tra Bush e Kerry - il governatore del New Mexico era stato una delle star più gettonate. «Nel nostro Stato abbiamo pronti un sacco di avvocati, vogliamo essere preparati nel caso i repubblicani cercassero di non far votare nuovi elettori, la cui maggioranza vota per noi», aveva detto spiegando come è già pronta una 'task-force' anti-frode, un agguerrito gruppo di avvocati che si raggruppa sotto la sigla Voter Protection Project. I repubblicani insinuano a loro volta che a fare i brogli potrebbero essere proprio i democratici, che controllano il governo nazionale e Greg Graves, executive director del partito sostiene che «è odioso che una elezione possa finire in tribunale, ma noi siamo pronti a lottare anche fino alla Corte Suprema».

Richardson, che a dispetto del suo nome wasp ha un fisico decisamente latino, ha lanciato Moving America Forward, un gruppo che è riuscito a registrare 27mila nuovi votanti in due mesi, di cui novemila indiani e gli altri latinos. Tra le organizzazioni indipendenti (solo di nome) i meglio organizzati sono i ragazzi di «America Coming Together» (Act) un gruppo nazionale che ha aperto tre uffici in New Mexico armati di Palm Pilots sul cui database c´è il nome di ogni singolo votante registrato e che girano lo Stato battendo ogni metro, dai casinò dove ai poveri latinos vengono tolti anche gli spiccioli, fino ai pueblos lungo i confini del Messico.

Il New Mexico con i presidenti in genere ci prende: ha votato sempre per il vincitore tranne nel 1976 (quando preferì Ford a Carter) e nel 2000 quando, per soli 366, voti fece vincere Al Gore.

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