Da Il Messaggero del 20/10/2004
A meno di due settimane dalle presidenziali, Bush e l’avversario spostano lo scontro dove il risultato è ancora in dubbio
Campagna elettorale a colpi di “spot”
Pubblicità milionaria in televisione: i rivali alla conquista degli indecisi
di Anna Guaita
NEW YORK. Meno di due settimane al giorno fatidico. Per gli Stati dove il voto è oramai scontato, la vita continuerà tranquilla. Per gli Stati “indecisi” si prepara una valanga di pubblicità elettorale che non ha precedenti nella storia. George Bush e i suoi sostenitori si apprestano a spendere un totale di quasi 34 milioni di dollari in spot tv, campagne telefoniche e postali, e visite porta a porta. Nel campo democratico, si dovrebbe arrivare ai 26 milioni. Per gli abitanti degli Stati “indecisi” non trascorrerà ora del giorno senza che arrivi loro un appello elettorale per Bush o per Kerry.
A dominare, come sempre, saranno le pubblicità televisive. Quella repubblicana è stata inaugurata ieri in 9 Stati, e privilegia uno spot che da solo costerà 14 milioni, e che rappresenta la storia di una ragazzina, Ashley Faulkner, la cui madre fu uccisa negli attentati del 2001. Lo spot è del tipo “morbido”, cioè non lancia accuse contro il concorrente, ma cerca di costruire un'aura di simpatia intorno al presidente. Vi si sostiene che la giovane Ashley era rimasta traumatizzata dopo la morte della madre e che solo un caloroso abbraccio di Bush, durante un comizio, le ha ridato coraggio: «È l'uomo più potente del mondo - dice Ashley guardando la telecamera - eppure voleva essere sicuro che io stessi bene».
Speculare è lo spot che la campagna di Kerry ha messo in onda, in risposta alla storia di Ashley. A parlare qui è Kristen Breitweiser, una delle vedove delle Torri Gemelle. La signora, che negli attentati ha perso il marito, racconta come era una volta repubblicana, «ma - precisa - quest'anno voterò Kerry, perché solo lui potrà garantire la sicurezza della mia bambina».
Il fatto che questi spot vengano trasmessi, insieme a decine di altri che vanno in onda già da settimane, quasi esclusivamente negli Stati indecisi dimostra che anche gli stessi candidati riconoscono che oramai la lotta è tutta lì: in Ohio, Pennsylvania e Florida, prima di tutto, i tre Stati che da soli raccolgono 68 voti elettorali. E poi Iowa, Minnesota, Missouri, Nevada, Nuovo Messico e Wisconsin, per altri 48 voti elettorali. I sondaggi, che seguono l'opinone degli elettori oramai su base quotidiana, hanno ieri ridato conforto al senatore del Massachusetts, che sembrava aver imboccato una strada in discesa, e invece ha riacciuffato il presidente. Al punto in cui siamo, la competizione elettorale appare destinata a concludersi al fotofinish. E anche gli osservatori più informati e affidabili ripetono che ci sono troppe incognite per pronunciarsi in un senso o nell'altro: i democratici ad esempio stanno mobilitando per il giorno delle elezioni un vero esercito di volontari che si incaricheranno di portare ai seggi coloro che non hanno mezzi di trasporto o che sono troppo anziani e deboli per avventurarsi fuori da soli. I repubblicani hanno creato centri telefonici da cui i volontari raggiungeranno telefonicamente milioni di elettori, fino all'ultima ora di apertura dei seggi. E tutti si dicono certi solo su un punto: l'affluenza alle urne dovrebbe superare di gran lunga quella delle ultime quattro elezioni presidenziali.
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