Da Corriere della Sera del 20/10/2004

Il candidato democratico può contare sul 49% del voto femminile

Kerry convince le donne. Ma le mamme tifano Bush

Lavoro e sanità ora pesano più della sicurezza per i figli

di Ennio Caretto

WASHINGTON - Due mesi fa un sondaggio del New York Times e della tv Cbs attribuì la maggioranza del voto femminile, il 48 per cento contro il 43 per cento, a George W. Bush. Fu un terremoto nella campagna elettorale: le donne, il 52-53 per cento dell'elettorato, s'erano sempre schierate in prevalenza per i democratici. Carl Rove, il guru di Bush, attribuì «la rivoluzione», come la chiamò, alla metamorfosi delle soccer mom , le mamme che portano i figli a giocare al calcio, in security mom , le mamme ossessionate dalla sicurezza, traumatizzate prima dalla strage delle Torri Gemelle di Manhattan, poi da quella dei bambini di Beslan in Russia. Rove, che ai comizi fa dispiegare lo striscione «W. stands for women», «W. sta per donne», sostenne che la loro preoccupazione principale nel 2004 non era più svagare i figli bensì proteggerli, e a questo fine molte portavano un revolver nella borsetta. Lo ammise lo stesso New York Times : nel presidente, non in Kerry, scrisse, le security mom individuano il loro baluardo contro gli attentati.

Ma nell'ultimo sondaggio del New York Times e della tv Cbs , il rapporto di forze tra il presidente e il senatore si è invertito, una secca smentita a Rove. La maggioranza delle donne, il 49 per cento contro il 41 per cento, voterebbe ora Kerry, un dato confermato da un simultaneo sondaggio del Washington Post e della tv Abc , il 50 per cento contro il 41 per cento. Di colpo, si è riaperto il gender gap , il divario tra i sessi. Lo ha ribadito il voto maschile: andrebbe al 53 per cento contro il 40 per cento a Bush secondo il New York Times e la Cbs , e al 55 per cento contro il 46 per cento secondo il Washington Post e la Abc . Una radiografia in linea con la storia americana. E con le elezioni del 2000, quando il 53 per cento delle donne si pronunciò per il vice presidente Al Gore, il candidato democratico, ma il 54 per cento degli uomini per George W. Bush.

Dai sondaggi, il ritorno della maggioranza delle donne al campo democratico pare dovuto all'allarme per l'economia - welfare incluso - e per la guerra in Iraq, che avrebbero relegato al terzo posto l'allarme per il terrorismo. Per il 61 per cento delle elettrici Usa, Kerry sarebbe il migliore garante delle pensioni, per il 60 per cento dell'assistenza sanitaria, per il 65 per cento dell'occupazione. Bush è in testa, molto nettamente, il 52 contro il 40 per cento dice il New York Times , solo tra le donne con figli sotto i 18 anni, le vere e proprie security mom . A parere di Rove è un segno che la partita non è ancora chiusa. Ma Kerry si batte anche per il loro voto. Un tempo si faceva scortare dai reduci dal Vietnam, adesso si fa scortare da alcune vedove della strage dell'11 settembre e da alcune madri dei caduti in Iraq. Queste vedove e military mom , mamme di soldati, una combattiva minoranza, sono utili al senatore: accusano Bush di avere commesso troppi errori nel conflitto iracheno e nella lotta al terrorismo.

Andrew Kohut, il direttore del rispettato Pew Center , un istituto di ricerca di Philadelphia, è d'accordo con Rove: «Alle urne, di fronte alla difficile scelta tra benessere e sicurezza, molte donne potrebbero avere un ripensamento». E' il motivo per cui il presidente da una parte martella sulle Torri Gemelle e dall'altra accusa Kerry di preparare la ritirata dal fronte antiterrorista. E per cui i sondaggi non azzardano pronostici sull'esito del voto complessivo dell'America alle urne il 2 novembre, anzi sottolineano la quasi parità su questo piano dei due candidati, il 46 per cento ciascuno stando al New York Times , il 45 per cento stando a Zogby-Reuters .

Kohut considera la situazione senza precedenti. «Credo che la determinino due fattori», rileva. «Il primo è lo scetticismo degli elettori nei confronti dei due candidati: il New York Times riferisce che l'indice di approvazione di Bush oscilla attorno al 44 per cento, quello di Kerry attorno al 45 per cento, è come se gli americani dovessero decidere chi sia il minore di due mali. Il secondo fattore è la confusione sorta sui milioni di persone che voteranno per la prima volta: si ignorano le loro tendenze, e spesso nei sondaggi le risposte variano a seconda delle domande». L'opinione prevalente, conclude Kohut, è che un massiccio afflusso alle urne favorisca Kerry, soprattutto nelle aree metropolitane. Ma dai sondaggi, attendibili o no che siano, è proprio tra i nuovi votanti che Bush è in vantaggio.

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