Da La Repubblica del 19/10/2004
Per i principali istituti di ricerca la Germania crescerà dell´1,8% quest´anno e solo dell´1,5% nel 2005
La locomotiva tedesca perde colpi pesano le crisi Opel e Karstadt
Berlino si avvia a violare per il quarto anno consecutivo il tetto del 3%
Il rapporto tra deficit e Pil potrebbe arrivare al 3,5 per cento nei prossimi dodici mesi
di Andrea Tarquini
BERLINO - Si addensano nubi sulla congiuntura tedesca, mentre il conflitto sociale alla Opel e la prospettiva di licenziamenti in massa al colosso della distribuzione Karstadt pesano sul clima generale. Secondo il rapporto d´autunno dei massimi istituti di ricerca economica del paese, che verrà pubblicato oggi, la crescita del Pil l´anno prossimo rallenterà a causa, tra l´altro, del caro petrolio. E il calo delle entrate fiscali che ne deriverà contribuirà a spingere Berlino verso una nuova violazione dei criteri del Patto di stabilità europeo, per il quarto anno consecutivo.
Il rapporto d´autunno degli istituti scrive che la crescita del Pil tedesco dovrebbe scendere dall´1,8% previsto per quest´anno a un più modesto 1,5% nel 2005. Sono dati nettamente più bassi rispetto alle previsioni per l´intera zona euro, che dovrebbe crescere dell´1,9% quest´anno e del 2% nel 2005. Solo l´istituto Diw di Berlino è più ottimista, e parla di possibile crescita al 2% l´anno prossimo anche nella Bundesrepublik.
Il problema più serio sembra profilarsi per i conti pubblici. Sempre secondo il rapporto dei sei istituti, la crescita debole indurrà un calo degli introiti tributari calcolabile tra 1 e 1,5 miliardi di euro. Il che, nei calcoli degli economisti, significa che il rapporto tra deficit e Pil sorpasserebbe per il quarto anno consecutivo il tetto del 3% imposto dai Trattati di Maastricht e dal Patto di stabilità. Il deficit tedesco, che ha sforato i tetti di Maastricht e del Patto già nel 2002 e nel 2003 e secondo ogni probabilità li sfonderà anche quest´anno, dovrebbe andare nel 2005 attorno al 3,5% del Pil.
La Bundesbank da parte sua, nel suo rapporto mensile, si dice preoccupata per il caro-petrolio. La domanda interna, nota l´istituto, non compensa il calo dell´export causato dal rialzo del greggio, e la dipendenza dall´export resta il tallone d´Achille dell´economia tedesca. Un perdurare di alte quotazioni del petrolio causerà un aumento dei prezzi di 3 quarti di punto e un calo del Pil di pari entità.
Il conflitto alla Opel, con lo sciopero selvaggio contro i tagli occupazionali, aggrava il quadro generale. Il cancelliere Schroeder ieri sera ha lanciato un appello agli operai, invitandoli a riprendere il lavoro e a trattare con la direzione aziendale, il colosso usa General Motors. I capi dell´agitazione minacciano di bloccare con lo sciopero all´impianto di Bochum la fornitura di indotto a tutte le fabbriche Gm in Europa.
Il rapporto d´autunno degli istituti scrive che la crescita del Pil tedesco dovrebbe scendere dall´1,8% previsto per quest´anno a un più modesto 1,5% nel 2005. Sono dati nettamente più bassi rispetto alle previsioni per l´intera zona euro, che dovrebbe crescere dell´1,9% quest´anno e del 2% nel 2005. Solo l´istituto Diw di Berlino è più ottimista, e parla di possibile crescita al 2% l´anno prossimo anche nella Bundesrepublik.
Il problema più serio sembra profilarsi per i conti pubblici. Sempre secondo il rapporto dei sei istituti, la crescita debole indurrà un calo degli introiti tributari calcolabile tra 1 e 1,5 miliardi di euro. Il che, nei calcoli degli economisti, significa che il rapporto tra deficit e Pil sorpasserebbe per il quarto anno consecutivo il tetto del 3% imposto dai Trattati di Maastricht e dal Patto di stabilità. Il deficit tedesco, che ha sforato i tetti di Maastricht e del Patto già nel 2002 e nel 2003 e secondo ogni probabilità li sfonderà anche quest´anno, dovrebbe andare nel 2005 attorno al 3,5% del Pil.
La Bundesbank da parte sua, nel suo rapporto mensile, si dice preoccupata per il caro-petrolio. La domanda interna, nota l´istituto, non compensa il calo dell´export causato dal rialzo del greggio, e la dipendenza dall´export resta il tallone d´Achille dell´economia tedesca. Un perdurare di alte quotazioni del petrolio causerà un aumento dei prezzi di 3 quarti di punto e un calo del Pil di pari entità.
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