Da Corriere della Sera del 16/10/2004

E l’Albania abbatte le case abusive

Campagna di demolizioni per ripulire le coste del Sud. «Il turismo sarà la nostra ricchezza»

di Marisa Fumagalli

TIRANA (Albania) - Non è la valle dei Templi, e neppure la Costiera amalfitana, ma, certo, la striscia tortuosa - che da Valona porta a Saranda, città dirimpetto all’isola di Corfù - è uno dei tratti più suggestivi dell’Albania jonica. Per quanto tempo ancora? Nel Paese delle aquile, l’abusivismo è cresciuto nel corso degli anni disordinati della transizione, seguita alla fine della dittatura comunista di Hoxha, intaccando anche questo pezzo di paradiso naturale - variegato alternarsi di dirupi, spiagge bianche, piccole baie - dove sono spuntati alberghetti, bar, ristoranti, chioschi, baracche, scheletri di cemento armato. Brutture. Ma adesso basta. Il governo socialista guidato da Fatos Nano ha annunciato in pompa magna l’operazione repulisti. In nome di un’ambiziosa riqualificazione del territorio, per il lancio del turismo prossimo venturo. «Dobbiamo correre ai ripari, onde evitare errori già fatti nella vostra Italia, specie nel Sud - avverte Artan Lame, giovane vice-ministro per il Turismo e il Territorio -. Dunque, fermeremo l’abusivismo, per varare un piano edilizio compatibile, che possa sviluppare il turismo d’élite. Abbiamo cominciato ad abbattere le costruzioni fuorilegge, partendo da Nord. E nei prossimi mesi andremo avanti con le ruspe, lungo la costa». Quanti edifici da demolire? «Qualche centinaio», risponde. La gente? «Capirà, deve capire che ciò è necessario per l’evoluzione positiva del Paese». Fa un po’ effetto - a dirla tutta - che l’Albania, la «famigerata» Albania dei traffici illeciti, l’Albania del nostro immaginario collettivo, infarcito anche di molti luoghi comuni, si erga a paladina della legalità. D’altronde, lo stesso sindaco di Tirana, l’artista Edi Rama (al secondo mandato elettorale), fu l’antesignano della battaglia, con la demolizione di un migliaio di costruzioni abusive del centro della capitale. Che, oggi, è dotata di piano regolatore, griffato da uno studio di architetti parigini. Intendiamoci, non è tutto oro quel che luce. Se ti sposti dal boulevard alla vicina periferia trovi le strade sterrate piene di buche, e la rete fognaria che non c’è. Anche questa è l’Albania delle contraddizioni.

Ma torniamo alla Costa del Sud. Qui, fatte le debite proporzioni, il governo albanese intende ispirarsi alla nostra «Costa Smeralda». Obiettivo: attrarre i turisti benestanti dell’Occidente. Per cominciare, nella baia di Orikum, poco più a sud di Valona, una società italiana, la Geportur, ha già realizzato una marina, con tanto di porto attrezzato per l’attracco di 400-500 yacht, e un piccolo complesso residenziale con servizi. «E’ stata dura - spiega il presidente Alfo Giorgi -. Iniziammo i lavori diversi anni fa, ma fummo costretti a sospenderli con la drammatica crisi del 1997 che gettò l’Albania nel caos. Nel 2001, la ripresa, ed ora la prima tranche dell’opera è completata». Altre idee di sfruttamento turistico sono in cantiere, ma non se ne farà nulla finché il piano ad hoc per la Costa jonica non verrà varato. «E’ questione di mesi - racconta il vice-ministro Lame -. Con il contributo della Banca Mondiale abbiamo indetto un Concorso internazionale, cui hanno partecipato 19 studi di architettura. Fatta una prima selezione, in gara sono rimasti in 6: un americano, 2 francesi, 1 inglese, 1 danese, 1 austriaco. Infine, una Commissione urbanistica, presieduta dal primo ministro, deciderà il vincitore. Ragionevolmente, nella primavera del prossimo anno, saremo pronti». «Ben vengano le regole - osserva Antonio Nidoli, alla guida con il padre Augusto della Edilcentro di Tirana - quindi, presenteremo il nostro progetto: villaggi, alberghi, servizi, in sintonia con l’ambiente. Turismo di qualità, insomma». I Nidoli, imprenditori di Varese, operano in Albania da un decennio, con una fabbrica leader nella produzione di mattoni e tegole. Hanno da poco inaugurato un nuovo forno, e si apprestano ad esportare prodotti per l’edilizia in tutti i Paesi dell’area balcanica.

L’ambizione del governo di Tirana è anche quella di agganciare lo sviluppo della Costa jonica ai circuiti culturali del Paese. Proprio all’estremo Sud, al confine con la Grecia, nei pressi di Saranda, sorge il Parco archeologico di Butrinto, patrimonio dell’umanità, con l’ imprimatur dell’Unesco. Per inciso, i primi importanti scavi nel sito di antiche origini greco-romane, furono realizzati durante il Ventennio, sotto la guida dell’archeologo italiano Ugolini. «Anche qui - spiega Auron Tare, direttore del Parco - qualche anno fa furono abbattute 12 costruzioni abusive, che sorgevano a ridosso dell’area». Tare (fratello del calciatore che gioca nel Bologna), appassionato difensore dei beni culturali, di recente ha ingaggiato (perdendo) anche una battaglia personale contro la costruzione, nell’area vincolata, di una croce ortodossa di cemento armato. Di più: è impegnato a favorire lo sviluppo sostenibile nel comprensorio di Butrinto, con l’avvio di un piccolo progetto di turismo familiare (finanziato dalla Banca Mondiale) nei villaggi dell’entroterra di Xarra e Murcia: paesini di poche anime, incontaminati, dove gli abitanti sono disponibili a offrire essenziali Bed & Breakfast, e a coinvolgere gli ospiti nella vita rurale albanese.

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