Da La Repubblica del 16/10/2004
Il giudice chiama Bank of America, Deloitte e Grant Thornton
Parmalat, rischio stangata per banche e revisori
Le tre società invitate a costituirsi all´udienza preliminare come responsabili civili
di Luca Fazzo
MILANO - Quando mancano tredici giorni alla ripresa dell´udienza preliminare contro Calisto Tanzi e gli altri imputati del caso Parmalat per le frottole raccontate per anni ai risparmiatori di mezzo mondo e alla Consob, dalla cancelleria del giudice che celebra l´udienza - il giudice preliminare Cesare Tacconi, del tribunale di Milano - arriva un decreto che fa suonare a distesa le campane d´allarme nella vasta fetta di sistema bancario coinvolto nel gigantesco crac del gruppo di Collecchio. Due giorni fa il giudice Tacconi ha infatti invitato a costituirsi in udienza come responsabili civili le tre società di capitali che già siedono sul banco degli imputati: sono Bank of America e le società di revisione Deloitte & Touche e Grant Thornton. A chiamare in causa le tre società sono stati i rappresentanti dell´esercito di obbligazionisti che nel corso degli ultimi anni 90 hanno sottoscritto i bond di Parmalat. Si tratta dei bond divenuti poco più che carta straccia grazie a Tanzi e ai suoi complici.
A firmare la richiesta sono - attraverso l´avvocato Corso Bovio - Bruno Inzitari, Giampiero Cassi, Fabio Colombo e Enrico Brunetto: cioè i quattro professionisti scelti dal governo italiano per rappresentare i diritti dei possessori di obbligazioni Parmalat. Alle loro spalle c´è la folla dei bidonati, e i numeri sono impressionanti: solo in uno degli atti di citazione, vengono snocciolati i prestiti varati da Parmalat tra il 1997 e il 1998, quando vennero rastrellati sui mercati 500 miliardi delle lire di allora. Soldi che sono svaniti nel nulla, e di cui ora vengono chiamati a rispondere il colosso bancario statunitense e le due società di revisione: che «ciascuno nell´ambito delle rispettive funzioni e competenze - si legge nell´atto di citazione - posero in essere condotte volte ad occultare al pubblico dei risparmiatori il grave dissesto finanziario in cui versava Parmalat».
Le conseguenze di questa mossa dei rappresentanti degli obbligazionisti sono evidenti: in caso di condanna nell´ambito del processo milanese, le tre società si troverebbero costrette a risarcire direttamente le centinaia di milioni di euro dei bond volatilizzati. In questo modo, gli obbligazionisti si sganciano dal rapporto - non sempre confortevole - con il commissario straordinario Enrico Bondi, e intervengono in prima persona con l´obiettivo di riportare a casa il cento per cento del capitale investito. È un obiettivo che poteva apparire irrealistico quando nel mirino c´erano solo Tanzi e i suoi manager, ma che lo diventa di meno se si prende di mira una azienda dalla solvibilità di Bank of America. E ancora più realizzabile risulterebbe l´operazione nel momento in cui sul banco degli imputati finissero anche le altre banche italiane ed estere toccate dalle indagini: anche nei loro confronti scatterebbe la citazione come responsabili civili del disastro già partita ieri per l´avanguardia degli imputati.
A firmare la richiesta sono - attraverso l´avvocato Corso Bovio - Bruno Inzitari, Giampiero Cassi, Fabio Colombo e Enrico Brunetto: cioè i quattro professionisti scelti dal governo italiano per rappresentare i diritti dei possessori di obbligazioni Parmalat. Alle loro spalle c´è la folla dei bidonati, e i numeri sono impressionanti: solo in uno degli atti di citazione, vengono snocciolati i prestiti varati da Parmalat tra il 1997 e il 1998, quando vennero rastrellati sui mercati 500 miliardi delle lire di allora. Soldi che sono svaniti nel nulla, e di cui ora vengono chiamati a rispondere il colosso bancario statunitense e le due società di revisione: che «ciascuno nell´ambito delle rispettive funzioni e competenze - si legge nell´atto di citazione - posero in essere condotte volte ad occultare al pubblico dei risparmiatori il grave dissesto finanziario in cui versava Parmalat».
Le conseguenze di questa mossa dei rappresentanti degli obbligazionisti sono evidenti: in caso di condanna nell´ambito del processo milanese, le tre società si troverebbero costrette a risarcire direttamente le centinaia di milioni di euro dei bond volatilizzati. In questo modo, gli obbligazionisti si sganciano dal rapporto - non sempre confortevole - con il commissario straordinario Enrico Bondi, e intervengono in prima persona con l´obiettivo di riportare a casa il cento per cento del capitale investito. È un obiettivo che poteva apparire irrealistico quando nel mirino c´erano solo Tanzi e i suoi manager, ma che lo diventa di meno se si prende di mira una azienda dalla solvibilità di Bank of America. E ancora più realizzabile risulterebbe l´operazione nel momento in cui sul banco degli imputati finissero anche le altre banche italiane ed estere toccate dalle indagini: anche nei loro confronti scatterebbe la citazione come responsabili civili del disastro già partita ieri per l´avanguardia degli imputati.
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