Da Corriere della Sera del 14/10/2004

Nella notte Bush e Kerry si sono sfidati sui temi della politica interna

A venti giorni dalle elezioni l’America sta già votando

Migliaia di schede spedite per posta o depositate in banca

di Ennio Caretto

WASHINGTON - George Bush e John Kerry si sono scontrati ieri notte a Tempe in Arizona, un match furioso a base di accuse reciproche e di statistiche, in cui il presidente voleva insistere sulle «Due T», tasse e terrorismo, i punti deboli dell'avversario, e in cui il senatore intendeva rimproverargli di avere causato disoccupazione e deficit, e di avere lasciato senza assistenza sanitaria 45 milioni di persone. Ma la settimana scorsa nella vicina contea di Maricopa, centinaia di elettori, tra cui 222 a Sun City nei primi tre giorni, hanno già votato in otto speciali «seggi satelliti», aperti presso le banche e i grandi magazzini. Lo stesso hanno fatto centinaia di elettori in altri Stati. E ancora più numerosi - varie migliaia - sono stati i voti per posta. Mentre i candidati si battevano all'auditorium dell'Università, capolavoro dell'architetto Frank Lloyd Wright, concepito originariamente come il Teatro dell'opera di Bagdad, una parte dell'America aveva già fatto la sua scelta. Nei calcoli della Commissione elettorale, ben un quinto dell'elettorato la esprimerà prima dell'afflusso alle urne il 2 novembre.

E' probabile che il terzo e ultimo dibattito tv abbia convertito alla causa di Bush o Kerry molti indecisi, il 7 per cento degli elettori secondo il sondaggio Zogby. Ma sebbene le elezioni siano incerte, la maggioranza degli americani era già schierata per il presidente o per il senatore. E per facilitarla, e indurre a votare più del solito 50 per cento degli aventi diritto, la Commissione ha allargato il voto per posta e i «seggi satelliti». Sono già aperti o lo saranno entro una settimana in 14 Stati: verranno chiusi il 29 ottobre. E' uno dei motivi per cui i partiti repubblicano e democratico preparano due legioni di avvocati, 10 mila circa a testa, per quella che potrebbe essere una battaglia legale e giudiziaria sulle schede, il 3 novembre, più drammatica della battaglia del 2000 in Florida. Con Bush e Kerry alla pari - solo il Washington Post e la tv Abc davano a Bush un vantaggio di 3 punti - il timore di brogli, facili con i voti postali e nei «seggi satelliti», si è accentuato. Ammonisce lo storico Stephen Hess: «Rischiamo di avere una decina di Florida, non a caso l'Osce manderà 100 osservatori».

Se quello di ieri in Arizona è stato il match dei veleni lo si deve anche al fiasco delle macchine elettroniche di voto, oltre che alla varietà dei sistemi adottati e alla animosità dei due candidati. Bush e Kerry sanno di dovere vincere nettamente per evitare un ricorso al tribunale. Ma non sarà facile, principalmente per colpa dei computer che avrebbero dovuto sostituire le macchine a leva e a punzonatura. Il Vote Act , la riforma elettorale, ha stanziato 3 miliardi e 800 milioni di dollari a questo scopo. Ma i computer sono risultati inaffidabili, e non lasciano al cittadino traccia scritta che ha votato. Nell’Ohio, il più conteso tra gli Stati incerti, il 70 per cento degli elettori, 5 milioni, adopereranno perciò le macchine a punzonatura, i famigerati chads o coriandoli del disastro del 2000 in Florida, e lo stesso faranno 17 milioni di abitanti in altri 20 Stati, tra cui la Pennsylvania e il Missouri, anch'essi incerti. Non solo: in 16 Stati - e di nuovo vi figurano questi tre oltre a New York - 22 milioni di elettori useranno le macchine a leva.

Complessivamente, 45 milioni di americani, poco più di un terzo di quelli che si presume voteranno, impiegheranno le macchine elettroniche. Ma in Florida i democratici premono affinché i computer forniscano al votante una copia della scheda, e in tutta l'America nascono squadre di avvocati per correre laddove nasca un contenzioso. «E' la conferma che Kerry conta su una elevata affluenza alle urne, sulle minoranze e sugli indecisi per sconfiggere Bush», osserva Hess.

Di contro il presidente fa perno sulla propria base, nella convinzione che il 2 novembre affluiranno alle urne quasi solo i fedeli dei partiti, rileva il Washington Post . Il dibattito di ieri ha sottolineato questa diversità di strategie. Ma è proprio questo che spinge i democratici a gridare al fantasma della Florida e a denunciare i presunti abusi delle locali amministrazioni repubblicane. In Florida, i neri iscritti ai registri elettorali sarebbero il 21 per cento in più di 4 anni fa, ma molti ne rimarrebbero esclusi; e a Las Vegas nel Nevada sarebbero state distrutte le iscrizioni di alcuni democratici.

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