Da Corriere della Sera del 14/10/2004

Le situazioni più critiche al Sud e tra gli anziani

L’Istat: allarme povertà per una famiglia su cinque

di Lorenzo Salvia

ROMA - Il 10,6% delle famiglie italiane vive sotto la soglia di povertà. Un altro 7,9% è a rischio, sopra il limite ma solo per un soffio. In tutto sono coinvolte nel problema 4 milioni di famiglie, quasi una su cinque. Sono dati sostanzialmente stabili quelli rilevati per il 2003 dall’Istat che rispetto all’anno precedente osserva soltanto qualche «piccola differenza statisticamente non significativa». A cambiare, invece, è il livello al di sotto del quale si viene considerati poveri: 869,5 euro al mese per una famiglia di due persone, il 5,6% in più rispetto alla rilevazione di un anno fa. L’inflazione (il 2,7% secondo i dati ufficiali) copre soltanto la metà di questo aumento. Per l’altra metà (anche questa «statisticamente non significativa» secondo l’Istat) bisogna guardare al metodo utilizzato nella ricerca. La soglia di povertà non è data dallo stipendio ma dalla spesa pro capite media. Per capire: quei 869,5 euro sono i soldi che l’italiano medio tira fuori ogni mese dal portafoglio. Non fa differenza se con la stessa cifra riesce a comprare meno cose visto che in molti settori, come i farmaci o l’abbigliamento, i consumi reali sono in calo. E non fa differenza nemmeno se per raggiungere quella somma - spiega Linda Laura Sabbatini, direttore centrale dell’Istat - è «costretto a fare debiti o a bruciare i risparmi». La sociologa Chiara Saraceno, già a capo della commissione povertà, sottolinea proprio questo punto: «Sono dati che vanno collegati con altri come la diminuzione dei depositi bancari registrata dalla Banca d'Italia: si può pensare che molte famiglie abbiano smesso di risparmiare o esaurito le risorse per mantenere un adeguato tenore di vita».

Ad essere messo peggio è il Sud, dove è povero il 21,3% delle famiglie, seguito dal Centro (6,7%) con il Nord al 5,3%. Il valore più basso in Veneto (4%), quello più alto in Sicilia con il 25,5%. Rispetto all’anno scorso peggiorano le condizioni degli anziani al Nord, mentre migliora quella delle famiglie con tre figli al Centro Sud. Hanno meno problemi le famiglie dei lavoratori autonomi (vive sotto la soglia il 6,7%) contro l’8,2% dei dipendenti e il 12% dei pensionati. Rosi Bindi (Margherita) parla di «contraddizione preoccupante: in Italia cresce l’occupazione ma la povertà non diminuisce». Secondo il sottosegretario al Welfare Maurizio Sacconi, invece, i dati fotografano un «Paese ben diverso da quello denunciato dall’opposizione».

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