Da La Repubblica del 14/10/2004

Bush-Kerry, l´ultima sfida diretta basta Iraq, lo scontro è sulle tasse

La discussione centrata su fisco, sanità, disoccupazione, scuola, matrimoni gay

Il terzo dibattito, quello conclusivo, si tiene all´università dell´Arizona

di Alberto Flores D'Arcais

TEMPE (Arizona) - - Il "Grady Gammage Auditorium" è l´orgoglio dell´Arizona State University di Tempe. La sala, dove ieri sera George W. Bush e John F. Kerry hanno incrociato i guantoni per il loro terzo e ultimo "telematch", è stata progettata da un mito dell´architettura come Frank Lloyd Wright e a dir la verità doveva essere costruita a Bagdad; non ai tempi di Saddam, ancora lontano dalla conquista del potere, ma in quelli di re Faisal. L´assassinio del re fece saltare il progetto che Lloyd Wright riciclò per l´Arizona.

Nell´auditorium pensato per Bagdad, tutto quanto succede in Iraq oggi - la guerra, il dopoguerra, le autobombe e i morti americani - sulla carta doveva essere lasciato all´ingresso. L´ultimo dibattito - iniziato alle 6 del pomeriggio locali (3 di notte in Italia) - è sulla carta rigorosamente riservato ai temi di politica interna: occupazione (e disoccupazione), sicurezza sociale, tasse, sanità, scuola, ambiente e matrimoni gay.

Temi che, sempre sulla carta, dovrebbero favorire il candidato democratico. Lo staff di Bush aveva premuto per lasciare la politica interna alla fine, confidando che dopo un dibattito su sicurezza e terrorismo e dopo quello con le domande del pubblico - che in teoria avrebbero dovuto rafforzare il presidente - Bush sarebbe stato largamente in vantaggio da poter affrontare a cuor leggero i problemi interni, primo fra tutti quello dell´occupazione.

Le cose sono andate un po´ diversamente. Il primo dibattito è stato trasformato da Kerry in un atto d´accusa sull´Iraq, costringendo il presidente alla difensiva; nel secondo Bush è andato decisamente meglio e ha mostrato di saper affrontare anche i temi dove era meno preparato. Così la preparazione alla sfida finale è stata aggiornata. Con gli sparring partner repubblicani che hanno allenato Bush a fare entrare sicurezza e guerra al terrorismo nelle risposte a domande su sanità ed economia e quelli democratici a spiegare a Kerry che appena il presidente nomina il terrorismo lui deve ribattere con l´Iraq.

«You can run, but you can´t hide», puoi scappare ma non nasconderti. La celebre frase del campione dei massimi negli anni Quaranta, Joe Louis, è stata fatta propria da Bush per sottolineare i continui cambi di fronte del candidato democratico ma è anche molto simile agli slogan contro Al Qaeda. Kerry dovrà evitare la trappola, dopo un paio di gaffe commesse negli ultimi giorni. La prima quando in un´intervista al New York Times parlando della guerra al terrorismo si è lasciato scappare un «dobbiamo tornare dove eravamo, quando i terroristi non erano al centro della nostra vita, ma piuttosto un fastidio» (frase subito trasformata dai repubblicani in un efficace spot televisivo), la seconda quando si è fatto fotografare in Colorado (suo Stato natale) in bicicletta e con un abbigliamento un po´ goffo.

Per il moderatore Bob Schieffer - conduttore del programma Face the Nation sulla Cbs - non sarà facile far rispettare le regole ai due contendenti. Essendo l´ultimo dibattito sia Bush che Kerry sanno di dover sparare tutte le cartucce, devono lasciare ai milioni di spettatori (il primo dibattito è stato seguito da oltre 60, il secondo da 45) un´immagine positiva che si devono portare appresso fino a quando entreranno nei seggi il 2 novembre.

A Tempe - terra di frontiera e di "West selvaggio" che ha dato già 34 morti alla guerra irachena - Bush e Kerry si sono presentati con i sondaggi che li danno ancora testa a testa. Per la rilevazione quotidiana di Zogby sono alla pari (45 a 45), per quella di Rasmussen Bush ha il 47,6 e Kerry il 46,2, per altre il margine di distacco è «statisticamente irrilevante».

Bush ha promesso battaglia sul fisco. «Questa sera dirò alla gente che non torneremo ai tempi delle tasse e delle spese pubbliche» ha detto in un comizio in Arizona dove era accompagnato dal senatore McCain, suo rivale nel 2000 e oggi suo sostenitore. Kerry, che è giunto in Arizona dal New Mexico - un altro degli Stati in bilico dove Al Gore nel 2000 battè Bush per poco più di trecento voti - era pronto ad attaccare su quattro fronti: disoccupazione, aumento del deficit, aumento della benzina e del numero di americani senza assistenza sanitaria.

Da oggi, i candidati riprenderanno a battere in lungo e in largo gli Stati dove queste elezioni si decideranno veramente. A meno di tre settimane dal voto gli sforzi maggiori - sia come mobilitazione che in termini finanziari - saranno concentrati su Pennsylvania, Ohio e Florida. Ed è sempre più probabile che chi prenderà due su tre di questi popolosi Stati (la Florida ha 27 voti "elettorali", la Pennsylvania 21 e l´Ohio 20) sarà il nuovo presidente degli Stati Uniti.

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