Da La Repubblica del 13/10/2004

Missouri, i due volti di Dio nella sfida di Bush e Kerry

Evangelisti con il presidente per difendere i "sacri valori"

I centri urbani preferiscono il senatore democratico, ma la campagna vota repubblicano
E´ dal 1904 che lo Stato non ?sbaglia´ un presidente. Unica eccezione l´elezione del 1956

di Alberto Flores D'Arcais

ST. LOUIS - In quanto a elezioni presidenziali il Missouri può vantare un bel record. Dal 1904 questo Stato - che si trova quasi al centro della mappa degli Stati Uniti - ha sempre votato per il candidato che ha poi conquistato la Casa Bianca. Unica eccezione il 1956, quando i "missourians" preferirono il democratico Adlai Stevenson al repubblicano - rieletto - Dwight Eisenhower. Oggi il figlio del popolare "Ike" - il presidente-generale del D-Day in Normandia - ha deciso di appoggiare John Kerry accusando George W. Bush di avere tradito gli ideali repubblicani del padre. Un militante democratico di Columbia, nel Missouri, me lo racconta sorridendo alla coincidenza storica e leggendola come un buon presagio per le elezioni del 2 novembre.

In Missouri solo un mese fa sembrava fatta per il presidente uscente. Bush, trascinato dai sondaggi del "dopo-convention", era in testa di oltre dieci punti e quello che era stato individuato (sia dai repubblicani che dai democratici) come l´ennesimo "battleground state" sembrava aver perso importanza per il partito dell´asinello, cui non sembrava aver portato fortuna il fatto che l´animale simbolo del Missouri fosse lo stesso. I democratici avevano deciso di non investire più una lira sul Missouri, concentrando i loro sforzi finanziari - leggi spot televisivi - su altri Stati "in bilico".

Dopo il primo teledibattito di Coral Gables (Florida) il vento è cambiato. Kerry ha iniziato la rimonta e dopo il secondo match - che si è tenuto proprio in una città del Missouri, St. Louis - il candidato democratico e il presidente Bush sono praticamente alla pari, e in questo Stato si torna a parlare di "testa a testa". I più euforici sono quelli che non avevano mollato la presa, i gruppi fiancheggiatori che operano nelle università e nei centri urbani come St. Louis e Kansas City (che a dispetto del nome fa parte del Missouri), dove l´elettorato democratico è in maggioranza.

Nei giorni del dibattito alla Washington University i professori di Scienze politiche erano particolarmente disponibili: all´incontro o preferibilmente al dialogo via e-mail. «Siamo uno Stato diviso - sostiene James Davis - diviso per scelte di appartenenza politica ed economica con una zona rurale altamente repubblicana e una urbana più democratica. Possiamo dire che rappresentiamo veramente il quadro medio degli Stati Uniti. Solo che qui, più che altrove, conta molto, forse troppo la religione».

Fino a duecento anni fa qui si fermava l´America, da qui iniziava il selvaggio West. Ed è per onorare i pionieri che hanno fatto grande l´America che qualche decennio fa l´amministrazione di St. Louis diede incarico all´architetto Saarinen di progettare quel grande arco che è oggi il simbolo della città.

Terre selvagge attraversate da imponenti fiumi: il Mississippi che sulla parte orientale fa da confine con l´Illinois e il Missouri - che in lingua indiana significa "fiume delle grandi canoe" - a dare il nome allo stesso Stato. Qui è nato un famoso presidente, Harry Truman, e qui il "visionario" Thomas Jefferson, diventato presidente nel 1801 mandò i due grandi esploratori Lewis a Clark a cercare il famoso "passaggio a nordovest", la via dell´acqua che avrebbe dovuto legare l´Atlantico al Pacifico.

Queste terre di uomini rudi e avventurosi sono anche terre permeate di una grande religiosità. Anche il Missouri fa parte di quella "Bible Belt", la cintura biblica dove i repubblicani sono convinti di attingere i voti necessari a trionfare il prossimo 2 novembre. Nelle campagne rurali, dove si coltivano granturco e soia, Bush resta largamente in vantaggio e i suoi uomini - molti volontari - manifestano grande ottimismo: «Qui non decideranno gli studenti, non decideranno i professori della Washington University e tantomeno i dibattiti televisivi. Qui decideranno gli evangelici».

Il 47 per cento degli elettori registrati in Missouri sono - o si dichiarano - "cristiani evangelici", e andranno alle urne non pensando all´Iraq e all´economia ma ai "valori", che da queste parti sono l´essere "pro-life" (contro l´aborto) e contrari a matrimoni e unioni gay. Tra gli evangelici non si discute proprio, l´unico candidato è George W., il "cristiano rinato" che non permetterà che la "sacra famiglia" americana venga sopraffatta «dagli omosessuali della East e della West Coast».

Un quarto dei votanti sono invece cattolici, proprio come Kerry, ma anche tra loro il candidato democratico non è che sia messo proprio bene. L´arcivescovo del Missouri, Raymond Burke, qualche tempo fa ha gridato dal pulpito che lui a Kerry avrebbe negato la comunione per via delle posizioni troppo liberal. Ha fatto, o è stato costretto a fare, marcia indietro quando nella comunità cattolica (i due terzi della quale non vogliono che i preti «diano consigli politici») c´è stata una mezza sollevazione.

Resta il fatto che "God and country" giocheranno un ruolo molto significativo in Missouri. «Bush è in grado di convincere i missouriani più facilmente di quanto non convinca gli americani - spiega un altro professore della "Washington" - proprio per il suo essere in sintonia come "cristiano rinato" con i valori più semplici e diretti di questa gente». La religione è così importante che anche la campagna di Kerry è stata costretta ad "assumere" reverendi locali a tempo pieno nella speranza di recuperare qualche voto.

Per il pollster Ken Warren, in Missouri può veramente finire per poche migliaia di voti di differenza. Due punti percentuali, con molti elettori ancora indecisi e una affluenza che dovrebbe essere più alta di quattro anni fa, possono fare la differenza. Nel 2000 qui Bush vinse per 3,3 punti, (50,4 contro i 47,1 di Al Gore) e la presenza di Nader (1,6 per cento) non fu significativa e tantomeno decisiva. Oggi è diverso e per portare il maggior numero di persone ai seggi i volontari battono casa per casa: i repubblicani soprattutto nelle zone rurali, i democratici nelle città puntando molto sui quartieri dove vivono i latinos e gli afro-americani.

Nathan Gonzalez, direttore del "Rothenberg Political Report" sostiene che i democratici hanno costretto la campagna di Bush a spendere molti soldi in Missouri, uno Stato dove Bush aveva già vinto, costringendoli a rinunciare a parte degli spot negli Stati democratici dove il Grand Old Party è convinto di poter rovesciare i pronostici, come in Michigan o Wisconsin. Un altro punto a favore di una sfida "too close to call", troppo difficile da pronosticare, dipende dal carattere "swing" dello Stato (che vota una volta per l´uno e una volta per l´altro) e del suo elettorato.

Tra i repubblicani del Missouri ci sono molti ex democratici, ma ci sono anche diversi repubblicani che delusi da Bush e più preoccupati della guerra e dell´economia che non dei "valori" sono pronti a votare per Kerry. Qui è di casa un uomo che i democratici vedono con il fumo negli occhi peggio di Bush, il ministro della Giustizia John Ashcroft, e la presenza di forti componenti estremiste da entrambe le parti facilita un rimescolamento delle posizioni. Temi come aborto e unioni civili per le coppie gay (non il matrimonio, su quello anche Kerry è contrario) anticipano grandi battaglie future. Il prossimo presidente potrebbe nominare più di un nuovo giudice della Corte Suprema (otto su nove hanno passato i 65 anni) e condizionare così i "costumi" sociali dell´America per il prossimo ventennio.

La corsa si è fatta così serrata che repubblicani e democratici del Missouri si stanno rinfacciando "dirty tricks", sporchi trucchi. Il leader repubblicano locale Matt Blunt, che il 2 novembre corre da governatore, è riuscito a far bloccare dal tribunale il tentativo del sindaco di St. Louis, Francis G. Slay, di fare aprire in anticipo i seggi nei quartieri popolari a maggioranza democratica con la scusa che le lunghe file annoiano gli elettori e li fanno tornare a casa senza aver votato. Blunt in compenso sta tentando di fare accettare le schede via e-mail delle migliaia di militari e funzionari missouriani in missione all´estero e che sono tradizionalmente di tendenza repubblicana. In un bar sulla mitica "Route 66" un paio di motociclisti con l´aria da teppisti ma che si definiscono "volontari democratici" scuotono la testa. «Voto per email? Allora io voto per telefono».

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