Da Corriere della Sera del 12/10/2004

Lo sfogo del filosofo

«Discriminato perché cattolico, non abiuro»

di Aldo Cazzullo

«E’ un voto frutto di una discriminazione religiosa e di una presunzione di indegnità del governo italiano». Sono le 9 di sera, il professor Rocco Buttiglione, vicepresidente in pectore della Commissione europea, è appena arrivato a casa da Londra, reduce da una giornata di incontri preparatori della presidenza britannica dell’Unione, nel secondo semestre 2005.

Non rilascia dichiarazioni: nessuno «statement», nessuna replica ufficiale al voto della commissione Libertà dell’Europarlamento.

Ma non rinuncia a commentare informalmente nelle conversazioni private, con il tono di voce basso e lento di sempre, quel che è accaduto a Bruxelles. Anche perché, ricordando l’audizione che ha suscitato tante polemiche, non gli pare di aver detto nulla di così scandaloso.

«Mi sono limitato a riferire la distinzione kantiana tra morale e diritto. Un conto è la legge morale, un altro quella di un Parlamento: io non rinuncio alla mia morale, ma non pretendo che il Parlamento vi si adegui». Un modo per dirsi contrario alla discriminazione degli omosessuali senza rinunciare alla propria condanna morale, in conformità con la dottrina cattolica. Evidentemente, alla maggioranza dei commissari non è bastato. «Perché da me si voleva un’altra cosa: una professione di fede sulla bontà morale dell'omosessualità. Questo significa esercitare una violenza sulla coscienza». Che non indurrà comunque Buttiglione a mutare parere: «Nessuna abiura. Non intendo rinunciare a svolgere il lavoro per cui sono stato designato; ma non intendo neppure rinunciare alle mie idee e ai miei principi».

L’impressione del professore è che all’Europarlamento si siano saldati due pregiudizi: quello anticattolico, e quello antiberlusconiano. «Come se un membro del governo italiano non potesse fare il commissario alla giustizia e dovesse per forza essere dirottato da un’altra parte, che so, all’energia. Come se un cattolico non potesse occuparsi di alcuni argomenti. Nessuno ha messo in dubbio la mia competenza, o la mia capacità. Si censura una posizione morale. Si mette in grave pericolo la libertà d’espressione». Per quanto riguarda le frasi contestate sul ruolo delle donne, ad esempio, «mi sono limitato a dire che un bambino si fa in due e si tira su in due. Che per questo esiste la famiglia: perché una donna da sola non ce la fa. La famiglia ha una funzione sociale; ecco che cosa ho detto. E’ scritto pure nella Costituzione italiana. Forse ora bisognerà emendarla». Anche per questo Buttiglione è deluso dall’attitudine dell’opposizione italiana, sia in commissione sia nei commenti successivi: «Mi pare, questo sì, un atteggiamento integralista».

Su quanto accadrà ora, il professore resta ottimista. La sua linea è di non drammatizzare. A chi gli parla di bocciatura da parte di Bruxelles replica sorridendo: «Non esageriamo. Non diciamo: Bruxelles. Si tratta di una commissione che non è stata in grado di decidere. Alla prima votazione, il partito popolare europeo si è espresso a favore del conferimento della delega in tema di giustizia, libertà e sicurezza, e la sinistra contro. Nella seconda votazione, il fronte si è invertito, e i popolari hanno rigettato la proposta di un cambio di delega. In sostanza, abbiamo 26 parlamentari cui va bene che io faccia il vicepresidente e il commissario, e altri 25 cui vado bene come vicepresidente. Ha ragione Tajani: non è un rifiuto, è una non-decisione. Ora tocca al presidente Barroso decidere. Di fronte a questo dato, e al via libera votato in precedenza dalla commissione Giustizia, probabilmente andrà avanti. Ma, ripeto, deve decidere lui. Quanto a me, certo non abiurerò alle cose in cui credo».

Ma come si è potuti arrivare a tutto questo? Può esserci stato un equivoco durante l’audizione? Buttiglione racconta di aver «parlato in italiano, per rispetto del principio della difesa della lingua italiana, e di aver risposto a ogni parlamentare nella sua lingua. A un tedesco in tedesco, a un francese in francese, a un inglese in inglese, a uno spagnolo in spagnolo. Se ho parlato anche in polacco? Non so, non ricordo. Certo, un fraintendimento è sempre possibile, quando ci sono di mezzo gli interpreti. Ma non credo sia avvenuto. Ho espresso posizioni chiare, che come tali sono state riportate dalla stampa, quella seria». Con Berlusconi non si sono ancora sentiti, «ma le sue parole di solidarietà mi confortano. Devo dire che non sono state le sole. E non mi riferisco ai politici. Anche la gente, non soltanto i fedeli che ho incontrato domenica a messa nella mia parrocchia di san Roberto Bellarmino, che mi rendo conto possa essere considerato un ambiente di parte ma anche tantissimi passanti mi hanno incoraggiato a non cedere».

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