Da La Repubblica del 04/10/2004

L´organizzazione internazionale esamina la cooperazione italiana: tante promesse ma mancano i soldi

"Pochi aiuti ai paesi poveri" l´Ocse rimprovera l´Italia

Due anni fa il governo promise di stanziare lo 0,33% del Pil in sussidi entro il 2006: nel 2003 la percentuale è scesa allo 0,17%
Nel 2004 ulteriore riduzione dovuta al taglio di 250 milioni: niente più fondi per Aids, Ong, Onu e assicurazioni dei volontari

di Francesca Caferri

ROMA - Il giudizio finale suona come quello delle pagelle degli alunni più svogliati: le potenzialità ci sono, mancano impegno e costanza. L´alunno verrebbe rimandato a settembre, se non fosse che è già stato rimandato nel 2000, e da allora ha fatto poco o nulla. E che il tempo perso lo paga la parte più povera e depressa del pianeta.

Suona allora come una bocciatura, garbata ma severa, l´analisi con cui l´Organizzazione internazionale per la cooperazione e lo sviluppo economico ha messo sotto esame la politica di cooperazione del governo italiano. Il rapporto - che il governo ha chiesto all´Ocse di tenere riservato - riconosce i successi raggiunti dall´Italia, ma punta il dito contro la politica delle "tante promesse e pochi fondi".

Troppe parole, pochi fatti, dice l´Ocse, prendendo ad esempio l´impegno di Silvio Berlusconi di portare entro il 2006 dall´attuale 0,20 allo 0,33 per cento la percentuale del Pil destinata agli aiuti allo sviluppo. «L´aumento - recita lo studio - richiederebbe una crescita del 113% nel volume reale degli aiuti, complicata dal fatto che la cancellazione del debito, che è stata un fattore significante nell´aumento della percentuale di aiuti degli ultimi anni, sarà esaurita nel 2006». Insomma negli ultimi anni Roma ha usato un artificio contabile che ha permesso di far crescere apparentemente la percentuale di aiuti, in assenza però di nuovi stanziamenti.

L´esaurimento di questo "filone" ha fatto già scendere nel 2003 la percentuale di aiuti allo 0,17% del Pil rispetto allo 0,20 del 2002. E per i prossimi anni la strada si annuncia in ulteriore salita: con il taglio di 250 milioni di euro ai fondi della cooperazione deciso dal governo a luglio, in sede di assestamento di bilancio - e non calcolato dall´Ocse - la percentuale del Pil destinata agli aiuti scende ancora, toccando secondo le prime stime lo 0,15%.

«Cercheremo di rimediare. I tagli sono stati fatti a tutti i ministeri», spiega il sottosegretario all´Economia Giuseppe Vegas. Quello che non spiega è da dove verranno presi i soldi, come sarà possibile colmare i danni già fatti - come il mancato finanziamento al Global Fund contro l´Aids, dove l´Italia è l´unico dei paesi donatori a non aver mantenuto l´impegno - e come sarà possibile mantenere gli impegni già presi con ong e organi Onu. O ancora perché la stessa legge di assestamento di bilancio che taglia la cooperazione preveda aumenti cospicui per spese locali o per "contributi per la ricerca scientifica e tecnologica applicata alla pesca": «Tutte cose che fanno pensare a mosse pre-elettorali», accusa Sergio Marelli, presidente dell´associazione delle ong italiane, i cui fondi sono stati praticamente azzerati.


LA SITUAZIONE. L´Italia è settima fra i paesi industrializzati come volume di aiuti. Ha svolto un ruolo portante in iniziative come la cancellazione del debito dei paesi poveri e la creazione del Global fund contro Aids, tubercolosi e malaria: ma la sua politica di cooperazione manca di una visione di insieme e questo provoca la dispersione di fondi importanti. L´Ocse raccomanda una leadership più attiva a livello politico e una diversa valutazione dell´importanza strategica del settore.


I NUMERI. Nel 2003 Roma ha destinato all´aiuto allo sviluppo 2.433 milioni di dollari, lo 0,17% del Pil. Silvio Berlusconi ha promesso di raddoppiare entro il 2006 gli aiuti (0,33%). Questo significherebbe un incremento dello 113% del budget del settore: un traguardo reso più complicato dal fatto che la cancellazione del debito ai paesi poveri - voce che è stata calcolata insieme a quella degli aiuti allo sviluppo, e che ha permesso alla percentuale di salire dallo 0,15 allo 0,20% del Pil nel 2002 in assenza di nuovi stanziamenti - sarà esaurita per il 2006. Da notare che quando il rapporto è stato redatto il governo non aveva ancora annunciato il taglio di 250 milioni di euro alla cooperazione, che farà scendere la percentuale nel 2004 intorno allo 0,15%, lo stesso livello del 2001.


I PROGETTI. L´Ocse elogia la visione di insieme dimostrata dall´Italia nella gestione di crisi come quella dell´Albania, ma rimprovera a Roma di mantenere legata una fetta troppo ampia di fondi: la stima è che il 92% degli aiuti siano vincolati all´obbligo per i paesi che li ricevono di usare tecnologie o ditte italiane per realizzare i progetti. Un limite fortissimo alle capacità di sviluppo locali.


REALIZZAZIONE E CONTROLLI. Al contrario degli altri membri del G-7, l´Italia non ha un numero adeguato di personale specializzato in cooperazione. Dal ´94 non sono assunti nuovi esperti. Manca inoltre un corretto sistema di valutazione dell´efficacia dei progetti, elemento chiave nella programmazione degli aiuti futuri.

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