Da Corriere della Sera del 08/10/2004
Originale su http://www.corriere.it/speciali/2004/Esteri/usa2004/campagna/articoli/...

Kerry risorpassa Bush negli stati in bilico: sarà duello di fuoco

Gli esperti avvisano: il risultato rimarrà incerto fino all’ultimo minuto

di Ennio Caretto

WASHINGTON - Alla vigilia del secondo dibattito alla tv tra Bush e Kerry a St. Louis, dibattito forse decisivo per le elezioni, un sondaggio del Wall Street Journal e della Zogby dà improvvisamente il senatore democratico in testa nel cruciale conteggio dei Grandi elettori, i rappresentati degli Stati che eleggono il presidente. Per conquistare la Casa Bianca servono 270 dei loro voti, e secondo il sondaggio Kerry ne avrebbe 322 contro 216 di Bush. Per i repubblicani è un trauma: la scorsa settimana, un sondaggio di Usa Today e della Gallup attribuiva 308 Grandi elettori al presidente.


VANTAGGIO LABILE - Ma il Wall Street Journal e la Zogby ammoniscono che negli Stati in bilico, dove il responso delle urne sarà incerto fino all'ultimo minuto, il vantaggio del senatore appare «sottile come la lama di un rasoio», e che Kerry potrebbe perderlo in qualsiasi momento. E un altro sondaggio, il Cook , attribuisce al candidato democratico solo 208 grandi elettori contro 207 di Bush, verdetto di assoluta parità. «Un'unica cosa è sicura - ha dichiarato Charles Cook, il suo autore - che le elezioni sono più aperte che mai».


DATI CONTRADDITTORI - La clamorosa rimonta del candidato democratico tra i Grandi elettori non viene confermata dai sondaggi sul voto popolare. La stessa Zogby e il Washington Post vedono il presidente in vantaggio di due punti, la prima con il 46 contro il 44 per cento, il secondo con il 49 contro il 47 per cento. Anche questo, tuttavia, è un segno che Kerry è in ascesa, soprattutto, sembra, a causa dell'Iraq, su cui distacca ora Bush di 14 punti (il presidente lo distacca di 42 sul terrorismo). Questa sera alle 21 a St. Louis, le 3 di domani mattina in Italia, la posta in gioco sarà perciò altissima.

Le oscillazioni e le contraddizioni dei sondaggi sono dovute, secondo gli esperti, a diversi fattori. Uno è l’indecisione senza precedenti degli 11 Stati in bilico, tra cui la Florida, l'Ohio, la Pennsylvania, l’Iowa, il Wisconsin e il Minnesota che assieme hanno quasi 100 Grandi elettori, indecisione che riflette la polarizzazione dell'America. Un altro è la loro impossibilità di rilevare l’opinione dei nuovi iscritti al voto, milioni di persone, in prevalenza giovani, immigrati, ceti bassi delle metropoli, gente che non ha mai votato e che sta correndo a registrarsi adesso: «I sondaggi si basano sui registri elettorali esistenti - osserva Charles Cook». Terza incognita: quanti elettori e quali andranno alle urne il 2 novembre? Anche nel '92, alla sfida tra Bush padre e Bill Clinton, quando gli iscritti toccarono il massimo in un decennio, votò solo il 50 per cento degli aventi diritto.


QUATTRO PERICOLI - Secondo Andrew Kohut, direttore del Centro di ricerca Pew , altri fattori, ancora più imprevedibili, potrebbero sconvolgere le elezioni. Il primo è l'emergenza terrorismo: per prevenire attentati, la polizia potrebbe essere mandata a presidiare i seggi, una presenza che ha sempre tenuto lontane le minoranze, in particolare quella nera, ossia l’elettorato di Kerry, come ha rilevato Usa Today . Il secondo è la introduzione delle macchine elettroniche per votare, che alle «primarie» della scorsa primavera causarono spesso errori e talvolta risultarono truccate. Il terzo è il voto per posta, già in corso in alcuni Stati, che ammonterebbe a un quarto o a un quinto del totale, ed è suscettibile di brogli. Il quarto sono i tentativi di varie amministrazioni locali, sia repubblicane sia democratiche, di escludere dal voto i sostenitori del partito avverso, che hanno costretto la magistratura a intervenire. Un quadro che spiega perché alle elezioni della più antica e più grande democrazia del mondo ci saranno osservatori indipendenti.

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