Da Corriere della Sera del 06/10/2004
Invalidità-record però la stretta non c’è
3,2 miliardi di spese «scivolano» nel 2005
Nel rapporto tecnico che accompagna la legge finanziaria l’esplosione delle uscite Inps
di Mario Sensini
ROMA - Sorpresa: la stretta sulle pensioni di invalidità annunciata con la Finanziaria si è persa per la strada tra Palazzo Chigi e la Camera dei Deputati. Quel che è certo è che il passaggio di tutte le competenze sulle invalidità dal ministero dell’Economia all’Inps nell’ottica di un contenimento della spesa, che figurava nell’articolo 21 della bozza della Finanziaria entrata nel Consiglio dei ministri, nel testo all’esame della Camera non c’è più. E non che il problema delle pensioni di invalidità, sia sparito. Anzi. Nella Relazione tecnica che accompagna la Finanziaria c’è la conferma che le cose non stanno andando affatto bene su quel fronte. La spesa sta esplodendo, tanto che per il 2004 e il 2005 sarà necessario provvedere ad uno stanziamento aggiuntivo di ben 1.236 milioni di euro (rispetto ai 9,7 già previsti). Colpa, se così si può dire, della recuperata capacità di smaltimento delle pratiche arretrate da parte dell’amministrazione.
Così nel 2002 la spesa è aumentata del 23,4%, nel 2003 del 9,1%. E fra gennaio e agosto di quest’anno è salita ancora del 2,5%. Fatto sta che il ministro dell’Economia è dovuto correre ai ripari, e nelle ristrettezze del bilancio 2004, ha dovuto rinviare parte di queste spese al prossimo anno, non riuscendo a trovare fondi sufficienti. Dei 1.326 milioni necessari, Siniscalco ne ha recuperati solo 780 con la riduzione di altri trasferimenti all’Inps, l’istituto che eroga gli assegni di invalidità. Gli altri 546 vengono riportati «a nuovo». Finiranno, insomma, nel buco da 24 miliardi che la Finanziaria del 2005 dovrà coprire.
Insieme a molte altre «spese eccedenti» che il bilancio di quest’anno non permette, e che vengono rinviate contabilmente all’anno prossimo. Un elenco piuttosto lungo di misure «non sostenibili», per una spesa complessiva di ben 3,2 miliardi che rimbalzerà nel 2005. Effetto che peraltro il Servizio bilancio della Camera teme possa ripetersi nel 2006 a causa del tetto alla crescita della spesa. Solo il ministero dell’Economia è costretto a far slittare 2 miliardi abbondanti di spesa. Dai 740 milioni di euro dovuti alle Regioni a titolo di compartecipazione Iva, ai 579 che il governo deve rimborsare alle stesse Regioni per finanziare il costo dell’assistenza sanitaria agli immigrati regolarizzati. Ci sono poi 380 milioni di euro dovuti a vario titolo ai concessionari della riscossione dei tributi per gli anni passati. E 120 milioni da restituire alle Poste a titolo di agevolazioni già concesse (e iscritte nel bilancio della spa) sulle tariffe elettorali e per l’editoria. Altri 375 milioni le Poste dovranno riceverli, ma a questo punto nel 2005, dal ministero di Grazia e Giustizia per le notifiche degli atti giudiziari. Nell’elenco delle «spese eccedenti da correggere» ci sono poi 80 milioni di sovvenzioni dovute e non erogate alle società di navigazione dal ministero delle Infrastrutture. E ancora 60 milioni di euro per l’armonizzazione del trattamento giuridico ed economico delle Forze Armate con quello delle Forze di Polizia, dovuti dal ministero della Difesa. Il tutto, come detto, per 3,2 miliardi da spesare nel 2005, che tuttavia non esaurisce le pendenze dovute alle leggi non onorate: 242 milioni nel 2006 e 237 nel 2007.
Così nel 2002 la spesa è aumentata del 23,4%, nel 2003 del 9,1%. E fra gennaio e agosto di quest’anno è salita ancora del 2,5%. Fatto sta che il ministro dell’Economia è dovuto correre ai ripari, e nelle ristrettezze del bilancio 2004, ha dovuto rinviare parte di queste spese al prossimo anno, non riuscendo a trovare fondi sufficienti. Dei 1.326 milioni necessari, Siniscalco ne ha recuperati solo 780 con la riduzione di altri trasferimenti all’Inps, l’istituto che eroga gli assegni di invalidità. Gli altri 546 vengono riportati «a nuovo». Finiranno, insomma, nel buco da 24 miliardi che la Finanziaria del 2005 dovrà coprire.
Insieme a molte altre «spese eccedenti» che il bilancio di quest’anno non permette, e che vengono rinviate contabilmente all’anno prossimo. Un elenco piuttosto lungo di misure «non sostenibili», per una spesa complessiva di ben 3,2 miliardi che rimbalzerà nel 2005. Effetto che peraltro il Servizio bilancio della Camera teme possa ripetersi nel 2006 a causa del tetto alla crescita della spesa. Solo il ministero dell’Economia è costretto a far slittare 2 miliardi abbondanti di spesa. Dai 740 milioni di euro dovuti alle Regioni a titolo di compartecipazione Iva, ai 579 che il governo deve rimborsare alle stesse Regioni per finanziare il costo dell’assistenza sanitaria agli immigrati regolarizzati. Ci sono poi 380 milioni di euro dovuti a vario titolo ai concessionari della riscossione dei tributi per gli anni passati. E 120 milioni da restituire alle Poste a titolo di agevolazioni già concesse (e iscritte nel bilancio della spa) sulle tariffe elettorali e per l’editoria. Altri 375 milioni le Poste dovranno riceverli, ma a questo punto nel 2005, dal ministero di Grazia e Giustizia per le notifiche degli atti giudiziari. Nell’elenco delle «spese eccedenti da correggere» ci sono poi 80 milioni di sovvenzioni dovute e non erogate alle società di navigazione dal ministero delle Infrastrutture. E ancora 60 milioni di euro per l’armonizzazione del trattamento giuridico ed economico delle Forze Armate con quello delle Forze di Polizia, dovuti dal ministero della Difesa. Il tutto, come detto, per 3,2 miliardi da spesare nel 2005, che tuttavia non esaurisce le pendenze dovute alle leggi non onorate: 242 milioni nel 2006 e 237 nel 2007.
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