Da La Repubblica del 06/10/2004

AVEVA DETTO

"Al Qaeda-Iraq, il legame c´era" I pasticci del "falco" Rumsfeld

La Casa Bianca deve correggere il segretario alla Difesa

Il capo del Pentagono aveva ipotizzato un ritiro anticipato anche senza "pace totale"
Strigliata anche per Bremer che aveva detto: "Non abbiamo soldati sufficienti per il dopoguerra"
All´interno dell´amministrazione Bush sembra essere in corso una sorta di resa dei conti

di Alberto Flores D'Arcais

CLEVELAND - Da quando nel faccia a faccia di Coral Gables Kerry ha attaccato, con grinta, la linea di Bush sul dopoguerra, l´Iraq è diventato ancora di più il focus della campagna elettorale. Se è normale che i democratici (nonostante le contraddizioni del passato) ne facciano il loro cavallo di battaglia, era meno prevedibile che quanto sta avvenendo a Bagdad e dintorni provocasse una serie di evidenti crepe nella task force repubblicana, con dichiarazioni, precisazioni, mezze smentite e irritazioni varie che in 24 ore hanno coinvolto alcuni pezzi da novanta quali Rumsfeld e Bremer.

Il capo del Pentagono - che sabato scorso aveva ipotizzato un ritiro anticipato anche senza «completa pacificazione» dell´Iraq - va a parlare al Council of Foreign Relations di New York e butta lì una frase sui "rapporti" tra Saddam Hussein e Osama Bin Laden («a mia conoscenza, non ho mai visto prove forti e solide su un legame tra i due») che pronunciata alla vigilia del dibattito tra Edwards e Cheney (il principale sponsor della teoria di un Saddam «al-qaedista») sembra fatta apposta per fornire al vicecandidato democratico un´arma in più per attaccare il vicepresidente.

Paul Bremer, proconsole della Casa Bianca in Iraq fino al giugno scorso, sceglie una tribuna meno accademica (una convention di agenti delle assicurazioni in West Virginia) ma le sue frasi sull´Iraq - riportate dal Washington Post - suonano come altrettanto critiche alla gestione del dopoguerra: «Non abbiamo mai avuto truppe sufficienti sul terreno. Abbiamo pagato un prezzo alto per non aver saputo fermare in tempo i saccheggi, cosa che ha contribuito a creare un´atmosfera senza legge». Quanto ai piani del Pentagono i militari li hanno sbagliati, perché erano preparati a una crisi umanitaria ma non alla sanguinosa guerriglia: «Ci fu pianificazione, ma pianificazione di una situazione che non accadde».

L´irritazione della Casa Bianca per le due sortite non si è fatta attendere e sia Bremer che Rumsfeld sono stati chiamati a una repentina marcia indietro. Il segretario alla Difesa sostenendo (nel sito web del Pentagono) di essere stato frainteso: «Ho riconosciuto fin dal settembre 2002 che c´erano legami tra Al Qaeda e l´Iraq. Al Council ho perfino osservato che "quando sono a Washington tiro fuori un pezzo di carta e dico: non so, perché non è il mio settore, ma ecco quel che pensa la Cia" e lo leggo». Seguono gli argomenti (della Cia) che suggeriscono il collegamento.

Bremer è stato "bacchettato" pubblicamente dal portavoce della Casa Bianca - «con il presidente Bush si incontravano regolarmente, non mi risulta che Bremer abbia mai sollevato il problema» - che si è però rifiutato di smentire categoricamente se Bush e Bremer ne abbiano in realtà mai parlato: «Non abbiamo letto le trascrizioni complete di tutti i loro colloqui». E l´ex proconsole non ha potuto fare altro che inviare una e-mail di precisazione al Washington Post, lamentandosi perché il discorso non doveva essere «reso pubblico» e sostenendo di aver parlato solo del maggio 2003, data in cui arrivò a Bagdad: «Penso che attualmente ci siano militari sufficienti».

Le sortite di Rumsfeld e Bremer sono la spia di come all´interno dell´amministrazione sia in corso una sorta di resa dei conti su quella che un anonimo funzionario definisce tra il serio e l´ironico «l´avventura irachena». Le critiche non provengono infatti da una "colomba" come il segretario di Stato Colin Powell, che da buon soldato ha sempre obbedito (espondendosi anche alla figuraccia delle Nazioni Unite) ma che non ha mai nascosto in privato (e non solo) di non condividere la "linea Cheney" sull´Iraq. A parlare, questa volta, sono due uomini come il segretario alla Difesa e l´ex inviato di Bush a Bagdad che sono i due principali concorrenti alla poltrona del Pentagono nel caso in cui George W. vincesse di nuovo le elezioni il prossimo 2 novembre.

I democratici non si lasciano scappare l´opportunità di un nuovo affondo contro la Casa Bianca. Dall´Iowa, dove si trova per l´ennesimo giro elettorale in un battleground state John Kerry definisce le parole di Bremer «affermazioni molto importanti»: l´amministrazione Bush ha fatto una lunga serie di errori. Sono felice che Bremer ne abbia riconosciuti almeno due. Spero che Cheney riconosca gli errori fatti nel dibattito di stasera. Ora tocca al presidente degli Stati Uniti dire la verità al popolo americano».

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