Da La Repubblica del 01/10/2004

Straw frena dopo l´apertura di Blair ma il fronte della fermezza si starebbe allentando

Londra: "Non pagheremo riscatti" ma cresce l´ottimismo per Bigley

Deputato francese in Libano per tentare la trattativa

di Enrico Franceschini

LONDRA - Parlare con i terroristi, ma senza negoziare. Ottenere il rilascio degli ostaggi, ma senza fare concessioni, o almeno senza farlo sapere all´opinione pubblica. È il tema del giorno, in un´Europa sollevata dalla liberazione delle prigioniere italiane ma ancora angosciata dalla sorte di un inglese e due francesi, tuttora prigionieri in Iraq. Tony Blair sembrava avere segnalato una svolta, quando mercoledì sera ha detto: «Se i rapitori di Kenneth Bigley ci contattassero, risponderemmo immediatamente». Ieri, tuttavia, il primo ministro britannico ha chiarito: «Certo, se entrano in contatto, siamo disposti a parlare con loro. Ma non è la stessa cosa che negoziare». Se non è un negoziato, ha chiesto allora un giornalista al ministro degli Esteri Jack Straw, di cosa parlerebbe il governo britannico con i sequestratori di Bigley? «Per esempio delle modalità del suo rilascio», ha risposto il capo del Foreign Office. «Ma non di concessioni, non di pagare riscatti».

È proprio così? Oppure Londra si prepara a dare qualcosa in cambio ai terroristi, solo che non vuole né può dirlo pubblicamente, per non incoraggiare altri rapimenti e ricatti? La stampa nazionale se lo domanda. D´altra parte, il fatto che all´Italia l´operazione sia riuscita, attizza le polemiche in Gran Bretagna e in Francia. A Parigi, il governo critica la mediazione volontaria di un deputato per ottenere il rilascio dei due giornalisti francesi, più volte dato per imminente e atteso invano; intanto il settimanale L´Express critica il governo per non avere ancora raggiunto l´obiettivo. A Londra, Jack Straw ha ricevuto al Foreign Office il figlio e il fratello di Ken Bigley: al termine del lungo colloquio, il ministro degli Esteri ha detto di associarsi «pienamente» a quanto dichiarato il giorno prima dai familiari, cioè che «la decisione del rilascio è nelle mani dei rapitori» e che si chiede a loro di «mostrare misericordia». È un messaggio in codice ai terroristi? Una concessione, sia pure solo verbale? Lo sembra, se il governo britannico, finora inflessibile nel denunciare i terroristi, di colpo si abbassa al punto di implorarne la «misericordia». E ancora: sia a Londra che a Parigi, i portavoce ripetono a ogni occasione la frase «stiamo facendo tutto il possibile». Lavoro di intelligence per localizzare i covi dei rapitori, piani per azioni militari: certamente. Ma forse anche sondaggi, contatti, offerte ai terroristi. La fermezza, insomma, non è più così assoluta. E la speranza aumenta. Dalla Giordania, fonti dei servizi segreti esprimono ottimismo anche per il rilascio degli altri ostaggi. La moglie thailandese di Bigley concorda: «Sono un po´ più ottimista».

Ieri è arrivato anche un messaggio e-mail di un pericoloso integralista Yasser El Serri, ricercato in Egitto. «Dopo l´appello della moglie e della famiglia al governo britannico per la liberazione di Bigley, e la risposta negativa del governo, vi preghiamo di essere misericordiosi con l´ostaggio».

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