Da Corriere della Sera del 29/09/2004
Ieri la Finanziaria illustrata a Ciampi, misure per 24 miliardi. Le riserve della Lega. Il Nens: servirebbero interventi per 40 miliardi
Manovra al varo. I Comuni: servizi non garantiti
Gli enti locali: l’effetto dei tagli. Arriva la polizza anticalamità, più care le sanzioni antifumo
di Mario Sensini
ROMA - Tra il governo e i Comuni è ormai rottura sui tetti di spesa da inserire nella Finanziaria 2005. E non è l’unico problema alla vigilia del Consiglio dei ministri che oggi pomeriggio esaminerà la legge di bilancio, perché la Lega, dopo qualche giorno di silenzio, ha cominciato a manifestare segni di nervosismo per l’impostazione della Finanziaria e i suoi 24 miliardi di misure correttive. «Tutte già individuate» ha fatto sapere il Tesoro, in vista della presentazione dei provvedimenti da parte del ministro Domenico Siniscalco oggi al governo. Oltre all’aumento delle sanzioni per il divieto di fumo, ai libri elettronici per gli studenti che aveva proposto l’ex ministro Giulio Tremonti, e ai limiti di peso per gli zainetti scolastici, spiccano la stretta sulle pensioni di invalidità civile, con il passaggio di tutte le competenze all’Inps, e il ritorno (se ne parlò nel 2003) della polizza anticalamità obbligatoria per le abitazioni.
I Comuni, intanto, hanno respinto al governo la proposta di applicare ai trasferimenti un tetto alla crescita del 4,8% rispetto al 2003. «Per noi significa una correzione della spesa di 1,5 miliardi. Irragionevole e penalizzante» ha detto il presidente dell’Anci, Leonardo Domenici. Il governo, tuttavia, non ha alcuna intenzione di recedere e studia penalizzazioni, a cominciare dal blocco delle assunzioni, per chi sfonderà i tetti.
In compenso il governo ha raggiunto un accordo di massima con le Regioni sull’entità del fondo sanitario 2005 (88,2 miliardi di euro contro gli 81 di quest’anno). L’offerta di Siniscalco è stata giudicata «un’eccellente base di partenza» dal presidente della conferenza delle Regioni, il piemontese Enzo Ghigo. Le Regioni chiedevano 91 miliardi, ma la concessione del governo, ha spiegato Ghigo, «sia pure con qualche aggiustamento, è tale che non renderà necessario un aumento delle tasse locali», come l’Irpef, che pure saranno sbloccate dalla Finanziaria.
Nelle grandi linee l’impostazione della manovra è confermata. Un terzo dei 24 miliardi arriverà da misure una tantum, ovvero dismissioni di crediti e immobili. Altri sette miliardi di risparmi verranno garantiti dal tetto del 2% alla crescita della spesa. E ancora sette dalla «manutenzione del gettito». Sono previsti incassi da tre voci: accertamenti, riscossione e soprattutto dalla revisione degli studi di settore, rispetto alla quale Udc, An e Lega non nascondono dubbi e preoccupazioni. In queste ultime ore Siniscalco ha individuato anche i tre miliardi che mancavano al pacchetto, e saranno «provvedimenti strutturali».
Con la Finanziaria ormai sulla soglia di Palazzo Chigi, intanto, la Lega è uscita allo scoperto. Denunciando «imbarazzo» ha detto il sottosegretario all’Economia, Daniele Molgora, per la manovra in vista. «Non sappiamo cosa ci sia. Lo scopriremo solo oggi e questo non ci fa certo piacere. Nel merito, la Lega è contraria alla revisione degli studi di settore, di cui invece si parla. E volevamo un segnale sulla compensazione dei crediti fiscali, che invece non arriverà. Aspettiamo di vedere tutto nero su bianco, ma tra noi della Lega abbiamo parlato - conclude Molgora - e la pensiamo nello stesso modo».
I Comuni, intanto, hanno respinto al governo la proposta di applicare ai trasferimenti un tetto alla crescita del 4,8% rispetto al 2003. «Per noi significa una correzione della spesa di 1,5 miliardi. Irragionevole e penalizzante» ha detto il presidente dell’Anci, Leonardo Domenici. Il governo, tuttavia, non ha alcuna intenzione di recedere e studia penalizzazioni, a cominciare dal blocco delle assunzioni, per chi sfonderà i tetti.
In compenso il governo ha raggiunto un accordo di massima con le Regioni sull’entità del fondo sanitario 2005 (88,2 miliardi di euro contro gli 81 di quest’anno). L’offerta di Siniscalco è stata giudicata «un’eccellente base di partenza» dal presidente della conferenza delle Regioni, il piemontese Enzo Ghigo. Le Regioni chiedevano 91 miliardi, ma la concessione del governo, ha spiegato Ghigo, «sia pure con qualche aggiustamento, è tale che non renderà necessario un aumento delle tasse locali», come l’Irpef, che pure saranno sbloccate dalla Finanziaria.
Nelle grandi linee l’impostazione della manovra è confermata. Un terzo dei 24 miliardi arriverà da misure una tantum, ovvero dismissioni di crediti e immobili. Altri sette miliardi di risparmi verranno garantiti dal tetto del 2% alla crescita della spesa. E ancora sette dalla «manutenzione del gettito». Sono previsti incassi da tre voci: accertamenti, riscossione e soprattutto dalla revisione degli studi di settore, rispetto alla quale Udc, An e Lega non nascondono dubbi e preoccupazioni. In queste ultime ore Siniscalco ha individuato anche i tre miliardi che mancavano al pacchetto, e saranno «provvedimenti strutturali».
Con la Finanziaria ormai sulla soglia di Palazzo Chigi, intanto, la Lega è uscita allo scoperto. Denunciando «imbarazzo» ha detto il sottosegretario all’Economia, Daniele Molgora, per la manovra in vista. «Non sappiamo cosa ci sia. Lo scopriremo solo oggi e questo non ci fa certo piacere. Nel merito, la Lega è contraria alla revisione degli studi di settore, di cui invece si parla. E volevamo un segnale sulla compensazione dei crediti fiscali, che invece non arriverà. Aspettiamo di vedere tutto nero su bianco, ma tra noi della Lega abbiamo parlato - conclude Molgora - e la pensiamo nello stesso modo».
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