Da La Repubblica del 29/09/2004

Parla il direttore di "El País": "Gli spagnoli approvano le riforme del premier"

"Un´altra promessa mantenuta ora sarà battaglia nel paese"

di Paolo Garimberti

MADRID - Jesus Ceberio, come direttore di El País in che modo spiega le decisioni che ha preso Zapatero per cambiare la società spagnola? Lei pensa che stia facendo un vero e proprio strappo con il passato?
«Zapatero è il primo politico spagnolo che arriva al governo senza aver vissuto l´esperienza della transizione post-franchista e dunque senza la paura dei politici che lo hanno preceduto e che hanno appunto vissuto questa transizione: la paura cioè dei militari da un lato e della Chiesa dall´altro, che sono sempre stati elementi particolarmente condizionanti nella società spagnola. Zapatero era un adolescente all´epoca della transizione, è un prodotto della democrazia spagnola, un puro prodotto di questa democrazia, e credo che sia un uomo molto sensibile a tutte le questioni che riguardano l´eguaglianza dei sessi, i diritti delle donne, le libertà civili, le libertà degli omosessuali. Il pacchetto di decisioni e di misure legislative che ha preparato vanno in questa direzione. E´ anche un politico che mantiene quello che ha promesso. Perciò è importante, dopo l´esperienza di Aznar, quello che sta facendo adesso Zapatero. Nell´ultima intervista che gli ho fatto prima delle elezioni mi ha detto: ora è il momento di mantenere la parola data, è il momento che i politici mantengano le promesse fatte ai cittadini. Una convinzione che lui ha profondamente interiorizzato».

Ma la società spagnola come reagisce a queste decisioni di Zapatero? E´ scossa o le approva?
«El País ha fatto recentemente un sondaggio su tutte le decisioni del governo: il 55-60 per cento degli intervistati le ha approvate. Anche le decisioni che il governo sta applicando sull´insegnamento della religione incontrano l´approvazione della maggioranza degli spagnoli. Con il Partito popolare, la Chiesa aveva preteso che la religione fosse considerata una materia non solo di insegnamento ma anche di valutazione scolastica. Zapatero ha sospeso l´applicazione di questa norma e da questo può derivarne uno scontro molto duro con la Chiesa».

Ecco, appunto la reazione della Chiesa è stata molto critica e molto negativa. Lei pensa che questo sarà un problema in una società considerata molto cattolica come quella spagnola?
«Penso che la risposta sarà molto dura. La Chiesa ha fatto appello ai cattolici e anche ai deputati affinché votino contro la legge sul divorzio, contro la legge sul matrimonio dei gay e contro tutte le proposte del governo che sono contrarie alla dottrina della Chiesa. Io prevedo che lo scontro sarà durissimo».

Essendo la Spagna un paese considerato molto cattolico e molto attento alle indicazioni della Chiesa questo potrà creare un problema politico?
«In Spagna il 90 per cento della popolazione si dichiara cattolica ma in realtà soltanto un terzo della popolazione destina lo 0,5 per cento delle imposte alla Chiesa cattolica. Questo creerà un problema di finanziamento per la Chiesa, perché era il governo che pensava a dare alle istituzioni ecclesiastiche i fondi che esse non riuscivano a ricevere attraverso la devoluzione delle imposte. Penso che questa sia una delle grandi paure che prova la Chiesa oggi nel confronto con il governo Zapatero».

In conclusione, lei considera che Zapatero rappresenti veramente una svolta nella democrazia spagnola, che egli rappresenti la nuova Spagna?
«Be´, certamente è stata avviata un´era in cui il governo ha forse il coraggio di realizzare con naturalezza tutto quello che i governi precedenti non avevano osato fare. Questa è la vera novità rappresentata da Zapatero».

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