ROMA - «Sulla riduzione delle tasse non ho alcuna intenzione di recedere». Davanti a Marco Follini e Ignazio La Russa, al termine dell’incontro sulle riforme, Silvio Berlusconi conferma l’impegno del governo a varare nuovi sgravi fiscali dal primo gennaio 2005. «Dobbiamo solo trovare lo strumento. Se necessario, anche un decreto legge» ha detto il premier ai suoi alleati. Nessun ripensamento, quindi, né raffreddamento del progetto di riduzione delle tasse, rimarca il portavoce Paolo Bonaiuti, smentendo qualsiasi contrasto tra il premier e il ministro dell’Economia, Domenico Siniscalco. Che ieri ha incontrato i gruppi parlamentari di Forza Italia, Lega e Udc per ribadire l’impegno sugli sgravi, ottenendo il loro appoggio, sia pure con qualche riserva marginale. L’accordo sulla riduzione delle tasse sembra dunque vicino, anche se nessuno ha ancora affrontato il problema della copertura, sul quale lo stesso Siniscalco mantiene il riserbo più assoluto. Per il 2005 l’ipotesi più accreditata, e favorita dal premier, è il passaggio dalle attuali cinque a tre aliquote: il 23% che coprirebbe i redditi fino a 26 mila euro, il 33% fino a 33 mila euro e il 39% oltre questa soglia. Sul tavolo restano però alcune opzioni alternative, compresa quella di un ritocco solo marginale all’aliquota più elevata, da portare al 43%, e una diversa articolazione degli scaglioni di riferimento.

La manovra sulle aliquote, che ieri ha trovato appoggio incondizionato da Forza Italia, sarebbe accompagnata dalla restituzione del fiscal drag (a partire dal 2006), dall’estensione della clausola di salvaguardia sul Tfr e dai nuovi assegni familiari per le famiglie incapienti, che hanno redditi talmente bassi che non beneficerebbero degli sgravi. Siniscalco vorrebbe stanziare un miliardo in più per i nuovi assegni, che oggi costano 4,5 miliardi di euro, ipotizzando anche una radicale revisione e riaccorpamento di tutti i sussidi concessi alle famiglie.

L’ipotesi non dispiace all’Udc, che ieri ha ricordato a Siniscalco l’esigenza di concentrare gli sgravi sulle famiglie, soprattutto con figli e anziani a carico. Gli uomini di Follini non hanno tuttavia nascosto a Siniscalco qualche perplessità sugli sgravi Irap per le imprese, cui il governo dovrebbe destinare un miliardo, cifra ritenuta insufficiente. Qualche dubbio è stato espresso dall’Udc anche sulla tenuta del tetto al 2% per la crescita della spesa, almeno nel 2005 e soprattutto per la sanità, anche se Siniscalco ha garantito un «monitoraggio assiduo».

La Lega Nord, per l’Irap, chiede invece una franchigia fissa (200 mila euro da sottrarre alla base imponibile) così da premiare le piccole e medie imprese più delle grandi. Nello stesso tempo il Carroccio chiede di insistere con il bonus per i figli e di inserire in Finanziaria agevolazioni per l’acquisto della prima casa. Disponibile a qualche eccezione al blocco del turnover nel pubblico impiego, la Lega è però contraria alla revisione degli studi di settore, cui si pensa per la manutenzione del gettito (7 miliardi per sostituire il condono 2004).

Resta da capire con quale strumento il governo interverrà per ridurre le tasse. Per Berlusconi si può arrivare a un decreto, Siniscalco non esclude un emendamento alla stessa Finanziaria. Comunque in un provvedimento separato, almeno all’inizio, sul quale avviare a inizio ottobre prima un confronto di merito politico, poi con le parti sociali.