Da Corriere della Sera del 26/09/2004

I vescovi contro le riforme laiche di Zapatero: «Scendete in piazza»

di Mino Vignolo

MADRID - La Chiesa cattolica spagnola alza la voce e decide di combattere in blocco le proposte del governo socialista di José Luis Zapatero che a tutta velocità sta mantenendo la promessa elettorale di «laicizzare» la Spagna. I vescovi chiedono per la prima volta ai cattolici di opporsi «in strada» alle iniziative del governo, come quelle su divorzio, aborto, eutanasia, unioni omosessuali, insegnamento della religione, che vanno contro «i valori cristiani». Non convocheranno manifestazioni contro il governo, però, qualora fossero da altri convocate, le guarderanno con simpatia.

Con sottigliezza, il portavoce della Conferenza Episcopale Juan Antonio Martínez Camino ha detto che la Chiesa «non ha mai convocato né mai convocherà manifestazioni» contro il governo socialista, però capirebbe le ragioni dei fedeli che scendessero in piazza per protestare perché «i diritti civili di cui godono i cittadini, li hanno anche i cattolici». In altre parole la mobilitazione sarebbe «benedetta» ma i vescovi non sfilerebbero dietro striscioni di protesta. Eserciteranno la loro influenza. «La Chiesa - ha affermato il portavoce - promuoverà in strada la visione cristiana su questioni che interessano tutta l'opinione pubblica».

I vescovi hanno deciso di uscire alla scoperto perché i tempi, a loro modo di vedere, stringono. Dopo il «divorzio express», reso più rapido ed economico una settimana fa, venerdì prossimo il Consiglio dei ministri approverà il progetto di legge sui matrimoni omosessuali ai quali sarò permessa l'adozione dei bambini.

Le nozze gay diventeranno realtà nel 2005. In maggio il governo aveva annunciato la riforma del Codice Penale riguardo l'aborto, ampliando i casi nei quali sarà permesso, anche se pare che si andrà alla prossima legislatura. Di recente ha espresso la sua volontà di studiare la possibilità di approvare l'eutanasia per malati in fase terminale. Ha congelato una legge dei popolari di Aznar che faceva della religione una materia obbligatoria nelle scuole, materia il cui voto contava nel passaggio alla classe superiore. Esiste un piano per rivedere i finanziamenti alla Chiesa cattolica , a cominciare dal finanziamento pubblico attraverso l'Irpef, la presenza nella pubblica istruzione e gli aiuti alle entità vincolate direttamente alla Conferenza episcopale. Le Monde Diplomatique ha pubblicato un rapporto in cui si sostiene che la Chiesa riceve dallo Stato ogni anno circa 140 milioni di euro. E nel rapporto si afferma che la Chiesa vive «in un paradiso fiscale». Ora, con Zapatero, rischia l'espulsione.

Tutte le misure «laiche», secondo il giornale El Mundo , fanno parte di una «road map» per raggiungere l'obiettivo di uno Stato pienamente laico eliminando, sostengono i socialisti, «vantaggi» e «privilegi» di cui gode la Chiesa cattolica. Il sottosegretario alla Giustizia Luis López Guerra è stato chiaro, nel corso di una conferenza a Cadice la settimana scorsa: «Il governo sta disegnando un cammino per arrivare a un effettivo Stato non confessionale. Si vuole limitare il carattere ufficiale di qualsiasi religione. Nessuna religione può essere più ufficiale delle altre.... Oggi esiste una innegabile posizione di vantaggio della religione cattolica, derivata sia dalla tradizione sia dagli accordi con la Santa Sede del 1979».

Parole che hanno trafitto i cuori dei vescovi e che non sono state smentite dalla vice di Zapatero e portavoce del governo Maria Teresa Fernández de la Vega. «Siamo in uno Stato aconfessionale, quindi laico, e così lo stabilisce la Costituzione. Proseguiremo il nostro lavoro lungo questa strada».

Dall'arrivo al potere dei socialisti, sull'onda degli attentati di Madrid, numerose iniziative sono state duramente contestate da rappresentanti della Chiesa e non è mancato neppure l'ammonimento del Papa al giovane primo ministro in visita al Vaticano. La Conferenza episcopale nel suo insieme aveva preferito la prudenza.

Finora avevano parlato in ordine sparso alcuni vescovi che avevano invitato apertamente i fedeli a votare contro i partiti «laici» nel marzo scorso. Si vantano di essere stati preveggenti. Ora sono tutti d'accordo che per influire nel dibattito pubblico occorre «intensificare il messaggio della Chiesa e diffonderlo meglio». Bisogna vedere se la società spagnola nel suo insieme è disposta ad ascoltare. La maggioranza si dichiara cattolica ma i cattolici praticanti sono una minoranza.

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