Da The New York Times del 26/09/2004
Il segretario di Stato Powell rivela il piano di Bush e Allawi. Il vertice dovrebbe tenersi a ottobre
"Una conferenza tra arabi e G8 per un Iraq stabile e democratico"
Speriamo di convocare l´incontro il mese prossimo. Lo vuole il primo ministro Allawi
Abbiamo davanti una strada difficile. Non voglio sottovalutare la gravità della rivolta
di Warren Hoge, Steven R. Weisman
NEW YORK - Il segretario di Stato Colin Powell ha annunciato che l´amministrazione Bush si sta impegnando insieme al primo ministro iracheno Iyad Allawi per convincere le principali democrazie occidentali e i paesi mediorientali a unirsi agli Stati Uniti per convocare a ottobre una conferenza internazionale per aiutare il processo elettorale in Iraq.
«Stiamo progettando di convocare una conferenza con i leader iracheni e del G8. Speriamo di farlo in ottobre», ha detto Powell. «È quanto desidera il primo ministro Allawi: sarà la sua conferenza».
Fonti dell´amministrazione e fonti diplomatiche arabe ed europee hanno ammesso che, la settimana scorsa, a margine dell´Assemblea generale delle Nazioni Unite, gli Stati Uniti hanno fatto pressioni per convocare la conferenza, che dovrebbe dare legittimità al processo elettorale in Iraq, coinvolgere quanti più dissidenti iracheni possibile e raggiungere un accordo per contrastare le interferenze esterne che provengono dai paesi confinanti.
Fonti dell´amministrazione hanno negato che ci siano ragioni di politica interna che spingono l´America a promuovere il meeting, ma fonti europee e arabe sostengono che è scontato che nella proposta la politica americana ha un peso importante. La conferenza dovrebbe riguardare i ministri degli Esteri, più che i leader di ciascun governo, anche perché un meeting che coinvolga inviati americani e iraniani potrebbe permettere di riprendere il dialogo iniziato dai due paesi sulla sicurezza in Afghanistan dopo la guerra.
Powell racconta, in quest´intervista al New York Times, di aver avuto all´inizio della settimana un «ottimo colloquio» con il primo ministro degli Esteri siriano, Farouk al-Shara, in cui sono stati toccati vari argomenti, e soprattutto la necessità che la Siria ritiri le sue forze dal Libano e chiuda le frontiere per impedire l´arrivo di aiuti e rifornimenti agli insorti iracheni. Powell racconta di come Shara gli avrebbe rivelato dei dettagli per tagliare i finanziamenti ai guerriglieri iracheni e porre fine alle infiltrazioni nel paese attraverso la loro frontiera. E aggiunge che i disordini nelle aree sunnite a nord di Bagdad stanno intralciando i progressi del processo elettorale e che bisogna piegare l´insurrezione nella zona. «La strada che abbiamo davanti sarà difficile: non intendo sottovalutare o minimizzare la gravità della rivolta».
Le fonti arabe ed europee sostengono che gran parte dei paesi di quella regione e le democrazie europee sono favorevoli alla conferenza internazionale proposta da Allawi, ma non a convocarla in fretta né a renderla un tentativo per rilanciare le fortune politiche di Allawi o dello stesso presidente Bush. Secondo alcuni diplomatici, l´amministrazione Bush era rimasta indifferente alla proposta di una conferenza internazionale di pace avanzata all´inizio dell´anno da Francia e Russia, due paesi contrari alla guerra in Iraq e all´occupazione guidata dagli americani.
Allawi dal canto suo aveva detto di aver avviato delle commissioni distinte con i paesi confinanti, tra i quali Iran e Siria, per garantire che in Iraq non vi siano interferenze dall´esterno. La sua idea è di convocare una «conferenza regionale dei nostri vicini», dei paesi del G8 e dei membri permanenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, per «individuare modi e mezzi atti a garantire che questa area sia stabile». Il primo ministro iracheno ha quindi aggiunto di aver cercato di convincere Siria, Iran e altri paesi che l´instabilità irachena è un pericolo, che potrà avere ripercussioni su di loro e che per proteggere la regione è importante che tutti collaborino al controllo delle frontiere e a preservare l´integrità del territorio iracheno. Mentre il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha già dato il beneplacito all´attuale governo ad interim, molti diplomatici temono che Allawi non abbia lasciato molte aperture agli elementi sunniti e sciiti dissidenti che dovrebbero invece essere coinvolti in prima persona per poter soffocare l´insurrezione in via di espansione.
Come è stata prospettata finora, la conferenza dovrebbe includere Egitto, Turchia, Iran, Siria, Giordania, Arabia Saudita, Iraq e Kuwait, e altri paesi confinanti, e i paesi del G8, ovvero Stati Uniti, Gran Bretagna, Giappone, Canada, Germania, Francia, Italia e Russia. La Cina potrebbe partecipare come membro permanente del consiglio di Sicurezza dell´Onu.
«Stiamo progettando di convocare una conferenza con i leader iracheni e del G8. Speriamo di farlo in ottobre», ha detto Powell. «È quanto desidera il primo ministro Allawi: sarà la sua conferenza».
Fonti dell´amministrazione e fonti diplomatiche arabe ed europee hanno ammesso che, la settimana scorsa, a margine dell´Assemblea generale delle Nazioni Unite, gli Stati Uniti hanno fatto pressioni per convocare la conferenza, che dovrebbe dare legittimità al processo elettorale in Iraq, coinvolgere quanti più dissidenti iracheni possibile e raggiungere un accordo per contrastare le interferenze esterne che provengono dai paesi confinanti.
Fonti dell´amministrazione hanno negato che ci siano ragioni di politica interna che spingono l´America a promuovere il meeting, ma fonti europee e arabe sostengono che è scontato che nella proposta la politica americana ha un peso importante. La conferenza dovrebbe riguardare i ministri degli Esteri, più che i leader di ciascun governo, anche perché un meeting che coinvolga inviati americani e iraniani potrebbe permettere di riprendere il dialogo iniziato dai due paesi sulla sicurezza in Afghanistan dopo la guerra.
Powell racconta, in quest´intervista al New York Times, di aver avuto all´inizio della settimana un «ottimo colloquio» con il primo ministro degli Esteri siriano, Farouk al-Shara, in cui sono stati toccati vari argomenti, e soprattutto la necessità che la Siria ritiri le sue forze dal Libano e chiuda le frontiere per impedire l´arrivo di aiuti e rifornimenti agli insorti iracheni. Powell racconta di come Shara gli avrebbe rivelato dei dettagli per tagliare i finanziamenti ai guerriglieri iracheni e porre fine alle infiltrazioni nel paese attraverso la loro frontiera. E aggiunge che i disordini nelle aree sunnite a nord di Bagdad stanno intralciando i progressi del processo elettorale e che bisogna piegare l´insurrezione nella zona. «La strada che abbiamo davanti sarà difficile: non intendo sottovalutare o minimizzare la gravità della rivolta».
Le fonti arabe ed europee sostengono che gran parte dei paesi di quella regione e le democrazie europee sono favorevoli alla conferenza internazionale proposta da Allawi, ma non a convocarla in fretta né a renderla un tentativo per rilanciare le fortune politiche di Allawi o dello stesso presidente Bush. Secondo alcuni diplomatici, l´amministrazione Bush era rimasta indifferente alla proposta di una conferenza internazionale di pace avanzata all´inizio dell´anno da Francia e Russia, due paesi contrari alla guerra in Iraq e all´occupazione guidata dagli americani.
Allawi dal canto suo aveva detto di aver avviato delle commissioni distinte con i paesi confinanti, tra i quali Iran e Siria, per garantire che in Iraq non vi siano interferenze dall´esterno. La sua idea è di convocare una «conferenza regionale dei nostri vicini», dei paesi del G8 e dei membri permanenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, per «individuare modi e mezzi atti a garantire che questa area sia stabile». Il primo ministro iracheno ha quindi aggiunto di aver cercato di convincere Siria, Iran e altri paesi che l´instabilità irachena è un pericolo, che potrà avere ripercussioni su di loro e che per proteggere la regione è importante che tutti collaborino al controllo delle frontiere e a preservare l´integrità del territorio iracheno. Mentre il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha già dato il beneplacito all´attuale governo ad interim, molti diplomatici temono che Allawi non abbia lasciato molte aperture agli elementi sunniti e sciiti dissidenti che dovrebbero invece essere coinvolti in prima persona per poter soffocare l´insurrezione in via di espansione.
Come è stata prospettata finora, la conferenza dovrebbe includere Egitto, Turchia, Iran, Siria, Giordania, Arabia Saudita, Iraq e Kuwait, e altri paesi confinanti, e i paesi del G8, ovvero Stati Uniti, Gran Bretagna, Giappone, Canada, Germania, Francia, Italia e Russia. La Cina potrebbe partecipare come membro permanente del consiglio di Sicurezza dell´Onu.
Annotazioni − Articolo pubblicato il 26/09/2004 su La Repubblica.
Traduzione di Anna Bissanti.
Traduzione di Anna Bissanti.
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