Da La Repubblica del 21/09/2004

Governo preoccupato dopo il voto regionale per l´avanzata dei nostalgici e la crescita dello scontento sociale

Neonazi, l´allarme di Schroeder

L´estrema destra: "Ora un grande partito nazionale"

Choc per il successo di Dvu e Npd nelle regionali di Brandeburgo e Sassonia. Il presidente della Spd: "La nostra democrazia è abbastanza forte per fare i conti con loro"

di Andrea Tarquini

BERLINO - Il governo Schroeder è «preoccupato per il rafforzamento dell´ultradestra». Il capo dello Stato, Horst Koehler, invita a non cedere al panico. Der Spiegel parla di «controrivoluzione dell´Est». La Germania vive un clima da day after. Il giorno dopo il voto-choc, Berlino cerca di rassicurare se stessa, partner e alleati. Sa che nell´Est in rivolta si gioca una partita decisiva per il futuro. Tutti assicurano che la democrazia non è in pericolo, ma il Tagesspiegel invita a tenere d´occhio il rischio che «squadristi e tranquilli razzisti borghesi alla lunga si unifichino, come è riuscito alla Npd in Sassonia». La ricorrenza dei quindici anni del crollo del Muro si avvicina in un clima di insicurezza, di paure aizzate da parte della stampa popolare verso riforme indispensabili. Incertezze e paure che neonazisti e Pds tramutano in elementi chiave dei loro piani di sradicare all´Est la fragile cultura della libertà.

«Ma la democrazia tedesca», afferma Franz Muentefering, presidente della Spd, «è abbastanza forte da saper fare i conti con questi estremisti». Il messaggio è diretto al mondo, non solo al fronte interno. C´è un solo segnale positivo per la stabilità politica: il premier socialdemocratico del Brandeburgo Matthias Platzeck si è fatto riconfermare difendendo - unico a sinistra - le contestate riforme di welfare e mercato del lavoro. «E´ la prima regionale che non perdiamo, sembra un´inversione di tendenza», dice il cancelliere.

La nuova sfida di Schroeder è una temeraria scommessa obbligata: continuare le riforme, sperare nel rilancio economico e in un recupero di consensi alle politiche del 2006 contro una Cdu-Csu divisa e tramortita dal voto. Un gioco d´azzardo a fronte di un Est dove la maggioranza ha detto nell´urna di non amare il sistema. I conti sono facili, e fanno paura. Sommiamo chi non è andato a votare (43 per cento in Brandeburgo, 40 in Sassonia), chi ha votato neonazista (oltre 6 in Brandeburgo, 9,4 in Sassonia) e chi ha scelto i neocomunisti (28 elettori su cento in Brandeburgo, 23 in Sassonia). Risultato: 77 brandeburghesi e oltre 72 sassoni su cento non si identificano con i valori costitutivi della democrazia nata a Bonn nel dopoguerra.

«Il rischio è che il trend dell´Est diventi trend nazionale», scrive la conservatrice Die Welt. L´alta disoccupazione (18 per cento, contro 9 in media all´Ovest), redditi più bassi nonostante un trasferimento di risorse che ogni anno equivale almeno al fatidico 3 per cento del pil come tetto massimo del deficit pubblico ammesso da Maastricht, il sentirsi tedeschi di serie b, fanno spazio a estremisti fattisi più scaltri. La nuova ultradestra, la Npd guidata dal 56enne politologo e capitano della riserva Udo Voigt, punta a costituire un partito Rechtsnational in tutta la Germania. Una strategia alla Haider o alla Le Pen in salsa tedesca. «Vogliamo un moderno partito nazionale», ha ripetuto Voigt in ogni comizio. Con slogan antistranieri abilmente mischiati alla nostalgia del socialismo. «Vogliamo tutto per il bene del popolo» - uno slogan copiato dal regime della Ddr - «welfare solo per i tedeschi, frontiere chiuse contro il dumping salariale». La Npd di Voigt ha smesso, almeno in pubblico, di negare l´Olocausto. «Ha un´abile duplice strategia», spiega Toralf Staud del settimanale Die Zeit. Integra nei suoi ranghi i giovani dei gruppi violenti neonazi, e riveste le loro squadracce in Kamaradschaften, club giovanili di destra. Vende rock di destra nei cortili delle scuole, fa piantare nuovi alberi perché «la difesa dell´ambiente è difesa della patria». La gente dell´Est, spiega Heinz Eggert, ex ministro dell´Interno cdu sassone che organizzò la lotta poliziesca al neonazismo, «si sente sfruttata, non capisce più i politici. Qualche giorno fa per la prima volta sono stato fischiato dalla piazza. Era un corteo contro i tagli al welfare. Tra pugni alzati, grida ostili e uova marce in volo, le bandiere dei neonazisti, del sindacato Ig-Metall e della Pds sventolavano mescolate tra la folla».

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