Da La Repubblica del 21/09/2004
Riabilitato uno degli uomini più odiati. Washington: "Ha rinunciato alle armi di distruzione di massa"
L´America esorcizza Gheddafi il "leader canaglia" torna tra i buoni
In cambio Tripoli verserà 4 milioni di dollari di risarcimento ai morti di Lockerbie
di Vittorio Zucconi
WASHINGTON - NEL limbo della memoria corta e dell´opportunismo politico, dove vanno a tramontare i vecchi soldati e a godersi la pensione i vecchi nemici furbi, entra trionfalmente la vera "volpe del deserto", quel colonnello Muhammar Gheddafi promosso ieri ufficialmente a Washington da "canaglia" a trofeo dei magri successi della guerra di Bush. "W" di persona ha firmato "l´ordine esecutivo" che rimuove lo "stato d´emergenza" contro la Libia, autorizza un miliardo e trecento milioni di aiuti finanziari americani a Tripoli e riprende i contatti diplomatici diretti con l´ex "canaglia".
«Ma la Libia resta nell´elenco degli stati sponsor del terrorismo», ha debolmente precisato lo State Department con un sussulto di pudore, ed è vero. Ma nella sostanza, il dittatore che fece saltare un Boeing della Uta in Africa pieno di francesi, massacrò soldati americani in una balera di Berlino e condannò a una fine atroce 259 innocenti su un jumbo Pan American, è al nostro fianco, nella lista dei "buoni" o quasi buoni. Mentre Castro l´ostinato boccheggia nella lunga agonia della sua Cuba asfissiata da un embargo ormai insensato, mentre Saddam lo sciocco sanguinario aspetta nella sua cella di tre metri per tre la forca, l´astuto beduino figlio della Sirte si vede coccolato dall´Europa e dagli Usa, onorato e riabilitato in vita soltanto per avere magnanimamente rinunciato ad "armi di distruzione di massa" che non aveva e che non sarebbe mai riuscito a costruire.
Se non ci fossero centinaia di famiglie straziate che da 26 anni attendono da Gheddafi qualche risarcimento economico per quei loro parenti piombati sul villaggio di Lockerbie, che Ghaddfi aspettava di sborsare in attesa della liberatoria firmata ieri da Bush e se non ci fosse, da qualche parte in Libia, anche la tomba di una ragazzina, una delle figlie del Colonnello, uccisa dai bombardieri di Reagan nel raid dimostrativo del 1986, la parabola dei rapporti fra il profeta della Jamuhirya libica e gli Usa sarebbe profondamente ironica e stupendamente cinica. Sarebbe l´ennesima riprova che nelle crociate per il "Bene contro il Male" non vince il più buono, ma il più furbo. E la furbizia del colonnello nell´utilizzare per autoriabilitarsi con poca spesa il panico di Washington impaniato nel vicolo cieco iracheno, è stata da straordinario mercante beduino di fronte a turisti occidentali creduloni.
Muhammar Gheddafi, l´umilissimo figlio sessantatrenne d´una tribù nomade, nato su quel Golfo della Sirte dove anche l´Italia andò a lasciare sangue e dignità, non è stato un nemico qualsiasi, un diavoletto terzomondista del quale l´Occidente e le superpotenze si accorgono soltanto quando li infastidisce. Dal 1969, quando un ventisettenne Gheddafi rovesciò il trono di re Idris e trasformò lo "scatolone di sabbia" in una repubblica islamica (ma non fondamentalista), la Libia sta nella serie A di quelli che Bush avrebbe chiamato più tardi gli stati canaglia, tra i fuorilegge della comunità internazionale. Non c´è stato atto di violenza e di terrorismo con valenze arabe che dal 1970 in poi non sia stato attribuito alla Jamuhirya, alla repubblica del libretto verde (il colore dell´Islam) e al "diabolico benduino", come fu descritto da un rapporto del Dipartimento di Stato nel 1986.
Con la stessa disinvoltura e disinformatsja da ossequienti servizi segreti con la quale dopo il 2001 tutto il male del mondo fu fatto risalire a Saddam, così, prima delle Torri Gemelle, tutto andava sul conto di Gheddafi. Si cominciò con la strage degli atleti Israeliani nella Monaco 72, collegata a misteriosi versamenti libici passati su un conto corrente in Bulgaria (ecco anche la marxist connection), poi si continuò con Fiumicino, con la strage dei soldati Usa nella discoteca "La Belle" di Berlino, con le ondate di assalti terroristici in Israele, con l´addestramento di terroristi, con il dirottamento della Achille Lauro e l´assassinio dell´ebreo americano Leon Klinghofer, con le morti subitanee e violente di personalità libiche in esilio, con un complotto per uccidere il presidente americano, fino al solo crimine enorme e sicuramente attribuibile alla Libia, l´esplosione in volo del Boeing 747 Pan Am sul villaggio di Lockerbie in Scozia.
Quando Ronald Reagan, che aveva un sicuro istinto per lo spettacolo, divenne Presidente e decise di produrre uno show di potenza militare ritrovata scelse, dopo l´inerme isolotto caraibico di Grenada strappato a una dozzina di studenti di medicina armati con fucili forniti da Fidel Castro, l´accampamento di tende del Colonnello. Partirono bombardieri supersonici "F-111" dalle basi inglesi, le sole che avessero dato il permesso per il raid. Volarono per ore, aggirando Francia e Spagna che aveva negato l´autorizzazione al sorvolo e sganciarono bombe a casaccio sulla tendopoli di Gheddafi, uccidendo una figlia e una delle sue concubine, lasciando lui impolverato ma incolume. Da allora, si vantarono gli strateghi del raid, il Colonnello cominciò a vedere la luce e scendere a più miti consigli, versione largamente falsa, perché proprio due anni dopo questo attentato alla sua vita e a quella della sua famiglia, nel 1988, Gheddafi, teorico della legge del taglione tanta cara anche a Bush, lavò il sangue dei suoi con quello dei 259 passeggeri del volo Pan Am.
Ma quello, il 1988, fu anche l´anno dell´inizio della fine per l´Urss, che lui aveva sempre usato come spauracchio per Washington e per la Nato, senza mai davvero schierarsi o legarsi. Senza più neppure il vago sospetto di un sostegno da parte di Mosca e con l´esplosione dell´odio antiislamico in Occidente dopo l´aggressione delle Torri, l´abile mercante tripolino ha visto nella guerra all´Iraq l´occasione per rifarsi trionfalmente una verginità che pareva irrecuperabile, concedendo un piccolo osso a Bush, affamato di buone notizie. Emissari discreti ma autorevoli sono partiti da Washington per Tripoli, come il vice presidente della Commissione Esteri della Camera, il democratico Tom Lantos, che per due volte quest´anno, in maggio e il luglio, ha incontrato Gheddafi nel suo mausoleo privato sormontato da una statua gigante di se stesso benedicente la Jamuhirya. Le grandi compagnie petrolifere americane, ingolosita dai giacimenti che già oggi portano 13,4 miliardi di dollari annui nella casse della Libia, si sono mosse, trovando orecchie sensibili alla Casa Bianca. L´amministrazione Bush, rimasta con le mani vuote dopo le illusioni di "effetto domino" democratico, ha addentato l´osso offerto da Gheddafi con la sua rinuncia a un rudimentale e primitivo progetto nucleare. «Il programma di armamento nucleare di Gheddafi - ha ringhiato Dick Cheney il vicepresidente al Congresso repubblicano - si trova oggi al sicuro qui negli Usa». E soltanto in cambio della rinuncia all´embargo economico contro la Libia, ha finalmente accettato di versare i 4 milioni di rimborso morale ai morti di Lockerbie.
Un piccolo nemico ingigantito a Grande Satana dalla propaganda, è dunque stato ammansito ed esorcizzato e tutto è stato perdonato da Washington a colui che proprio Washington aveva tentato di polverizzare. La strana guerra al terrore produce strange bedfellows, strani compagni di letto, come il cristianissimo George e l´islamico Muhammar da oggi amici. Gheddafi resta un dittatore e la Libia un regime totalitario, ma da oggi e il "nostro" dittatore. La esportazione della democrazia, come il paradiso, può attendere.
«Ma la Libia resta nell´elenco degli stati sponsor del terrorismo», ha debolmente precisato lo State Department con un sussulto di pudore, ed è vero. Ma nella sostanza, il dittatore che fece saltare un Boeing della Uta in Africa pieno di francesi, massacrò soldati americani in una balera di Berlino e condannò a una fine atroce 259 innocenti su un jumbo Pan American, è al nostro fianco, nella lista dei "buoni" o quasi buoni. Mentre Castro l´ostinato boccheggia nella lunga agonia della sua Cuba asfissiata da un embargo ormai insensato, mentre Saddam lo sciocco sanguinario aspetta nella sua cella di tre metri per tre la forca, l´astuto beduino figlio della Sirte si vede coccolato dall´Europa e dagli Usa, onorato e riabilitato in vita soltanto per avere magnanimamente rinunciato ad "armi di distruzione di massa" che non aveva e che non sarebbe mai riuscito a costruire.
Se non ci fossero centinaia di famiglie straziate che da 26 anni attendono da Gheddafi qualche risarcimento economico per quei loro parenti piombati sul villaggio di Lockerbie, che Ghaddfi aspettava di sborsare in attesa della liberatoria firmata ieri da Bush e se non ci fosse, da qualche parte in Libia, anche la tomba di una ragazzina, una delle figlie del Colonnello, uccisa dai bombardieri di Reagan nel raid dimostrativo del 1986, la parabola dei rapporti fra il profeta della Jamuhirya libica e gli Usa sarebbe profondamente ironica e stupendamente cinica. Sarebbe l´ennesima riprova che nelle crociate per il "Bene contro il Male" non vince il più buono, ma il più furbo. E la furbizia del colonnello nell´utilizzare per autoriabilitarsi con poca spesa il panico di Washington impaniato nel vicolo cieco iracheno, è stata da straordinario mercante beduino di fronte a turisti occidentali creduloni.
Muhammar Gheddafi, l´umilissimo figlio sessantatrenne d´una tribù nomade, nato su quel Golfo della Sirte dove anche l´Italia andò a lasciare sangue e dignità, non è stato un nemico qualsiasi, un diavoletto terzomondista del quale l´Occidente e le superpotenze si accorgono soltanto quando li infastidisce. Dal 1969, quando un ventisettenne Gheddafi rovesciò il trono di re Idris e trasformò lo "scatolone di sabbia" in una repubblica islamica (ma non fondamentalista), la Libia sta nella serie A di quelli che Bush avrebbe chiamato più tardi gli stati canaglia, tra i fuorilegge della comunità internazionale. Non c´è stato atto di violenza e di terrorismo con valenze arabe che dal 1970 in poi non sia stato attribuito alla Jamuhirya, alla repubblica del libretto verde (il colore dell´Islam) e al "diabolico benduino", come fu descritto da un rapporto del Dipartimento di Stato nel 1986.
Con la stessa disinvoltura e disinformatsja da ossequienti servizi segreti con la quale dopo il 2001 tutto il male del mondo fu fatto risalire a Saddam, così, prima delle Torri Gemelle, tutto andava sul conto di Gheddafi. Si cominciò con la strage degli atleti Israeliani nella Monaco 72, collegata a misteriosi versamenti libici passati su un conto corrente in Bulgaria (ecco anche la marxist connection), poi si continuò con Fiumicino, con la strage dei soldati Usa nella discoteca "La Belle" di Berlino, con le ondate di assalti terroristici in Israele, con l´addestramento di terroristi, con il dirottamento della Achille Lauro e l´assassinio dell´ebreo americano Leon Klinghofer, con le morti subitanee e violente di personalità libiche in esilio, con un complotto per uccidere il presidente americano, fino al solo crimine enorme e sicuramente attribuibile alla Libia, l´esplosione in volo del Boeing 747 Pan Am sul villaggio di Lockerbie in Scozia.
Quando Ronald Reagan, che aveva un sicuro istinto per lo spettacolo, divenne Presidente e decise di produrre uno show di potenza militare ritrovata scelse, dopo l´inerme isolotto caraibico di Grenada strappato a una dozzina di studenti di medicina armati con fucili forniti da Fidel Castro, l´accampamento di tende del Colonnello. Partirono bombardieri supersonici "F-111" dalle basi inglesi, le sole che avessero dato il permesso per il raid. Volarono per ore, aggirando Francia e Spagna che aveva negato l´autorizzazione al sorvolo e sganciarono bombe a casaccio sulla tendopoli di Gheddafi, uccidendo una figlia e una delle sue concubine, lasciando lui impolverato ma incolume. Da allora, si vantarono gli strateghi del raid, il Colonnello cominciò a vedere la luce e scendere a più miti consigli, versione largamente falsa, perché proprio due anni dopo questo attentato alla sua vita e a quella della sua famiglia, nel 1988, Gheddafi, teorico della legge del taglione tanta cara anche a Bush, lavò il sangue dei suoi con quello dei 259 passeggeri del volo Pan Am.
Ma quello, il 1988, fu anche l´anno dell´inizio della fine per l´Urss, che lui aveva sempre usato come spauracchio per Washington e per la Nato, senza mai davvero schierarsi o legarsi. Senza più neppure il vago sospetto di un sostegno da parte di Mosca e con l´esplosione dell´odio antiislamico in Occidente dopo l´aggressione delle Torri, l´abile mercante tripolino ha visto nella guerra all´Iraq l´occasione per rifarsi trionfalmente una verginità che pareva irrecuperabile, concedendo un piccolo osso a Bush, affamato di buone notizie. Emissari discreti ma autorevoli sono partiti da Washington per Tripoli, come il vice presidente della Commissione Esteri della Camera, il democratico Tom Lantos, che per due volte quest´anno, in maggio e il luglio, ha incontrato Gheddafi nel suo mausoleo privato sormontato da una statua gigante di se stesso benedicente la Jamuhirya. Le grandi compagnie petrolifere americane, ingolosita dai giacimenti che già oggi portano 13,4 miliardi di dollari annui nella casse della Libia, si sono mosse, trovando orecchie sensibili alla Casa Bianca. L´amministrazione Bush, rimasta con le mani vuote dopo le illusioni di "effetto domino" democratico, ha addentato l´osso offerto da Gheddafi con la sua rinuncia a un rudimentale e primitivo progetto nucleare. «Il programma di armamento nucleare di Gheddafi - ha ringhiato Dick Cheney il vicepresidente al Congresso repubblicano - si trova oggi al sicuro qui negli Usa». E soltanto in cambio della rinuncia all´embargo economico contro la Libia, ha finalmente accettato di versare i 4 milioni di rimborso morale ai morti di Lockerbie.
Un piccolo nemico ingigantito a Grande Satana dalla propaganda, è dunque stato ammansito ed esorcizzato e tutto è stato perdonato da Washington a colui che proprio Washington aveva tentato di polverizzare. La strana guerra al terrore produce strange bedfellows, strani compagni di letto, come il cristianissimo George e l´islamico Muhammar da oggi amici. Gheddafi resta un dittatore e la Libia un regime totalitario, ma da oggi e il "nostro" dittatore. La esportazione della democrazia, come il paradiso, può attendere.
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