Da La Repubblica del 09/09/2004
Dopo la strage di Beslan, nuova strategia del Cremlino. Per la cattura di Basaev e Maskhadov 10 milioni di dollari
Putin annuncia: guerra preventiva
"Attaccheremo in tutto il mondo". Una taglia sui leader ceceni
"Noi porteremo avanti qualunque azione per liquidare le basi terroristiche nel mondo"
di Alberto Stabile
MOSCA - La Russia è pronta a colpire le basi del terrore, ovunque nel mondo. La minaccia lanciata dal Capo di Stato Maggiore, Jurij Baluevskij, un ufficiale troppo alto in grado per non esprimere anche il pensiero del Cremlino, suona roboante e ardita. Ma tanta risolutezza dei vertici militari è contraddetta dalla taglia di 300 milioni di rubli, pari a 10 milioni di dollari, posta dai servizi di sicurezza russi sulla testa di Aslan Maskhadov e Shamil Basaev, i due capi della guerriglia cecena che Mosca vuol prendere vivi o morti, ma dei quali, evidentemente, gli apparati di polizia ignorano i nascondigli. La cornice non poteva essere più solenne: l´incontro tra i vertici militari della Federazione russa e della Nato, due schieramenti divisi per decenni dallo spirito della guerra fredda, ma che oggi, dalla storica seduta di Pratica di Mare in poi, sono chiamati a stabilire i punti di una futura intesa contro un nemico comune, il «terrorismo internazionale».
Ma qui cominciano le divergenze. Putin vede ormai il terrorismo di matrice cecena come un´espressione del grande network del terrore mondiale. L´Occidente, invece, è incline ad individuare negli attentati che colpiscono la Russia una radice locale, che affonda nella secolare domanda d´indipendenza della Cecena e, dunque, esige una risposta, prima di tutto, politica.
I due comandanti devono essere rimasti delle rispettive opinioni se, al termine dell´incontro, il generale Baluevskij ha voluto calcare la mano sulla risposta militare, l´unica privilegiata da Putin di fronte al dilemma ceceno. «Noi porteremo avanti qualunque azione, inclusi gli attacchi preventivi, per liquidare le basi terroristiche in qualsiasi regione del mondo», ha detto ai giornalisti il Capo di Stato maggiore russo. «Ciò non significa - ha precisato, rassicurante - che faremo uso dell´arma nucleare». Le parole dell´alto ufficiale hanno fatto scattare l´allarme in molte cancellerie. Che vuol dire «in ogni regione del mondo»?
L´opinione degli osservatori militari è che nel mirino di questa strategia preventiva, elaborata sull´esempio di quella americana, ma senza il sostegno democratrico e parlamentare che ha avuto ed ha George Bush, siano la Georgia e i paesi del Caucaso innanzitutto. In seconda linea, le Repubbliche dell´Asia centrale che Mosca continua a considerare parte della sua «sfera d´influenza».
Non è la prima volta, infatti, nota l´analista militare della "Rivista settimanale", Aleksandr Golts, che Putin minaccia di portare la guerra al terrorismo ceceno al di là dei confini della Russia, nella convinzione che le bande provenienti da Grozny agiscano nell´ambito di una strategia globale, i cui ispiratori e finanziatori vengono da fuori.
Anche all´indomani del drammatico sequestro del teatro di via Dubrovka, ottobre 2002, in cui morirono 129 ostaggi, oltre all´intero commando terrorista, Putin minacciò di colpire la Georgia, accusata di non far nulla per fermare il traffico di uomini e armi in direzione dei ribelli ceceni, lungo la valle di Pankisi, al confine con il territorio della Federazione russa. Di diverso, rispetto a due anni fa, c´è che i rapporti tra Mosca e Tiblisi, nel frattempo, sono molto peggiorati, con la Georgia che accusa la Russia di fomentare l´irredentismo dell´Ossezia del sud.
Un´altra possibile interpetazione delle gravi parole del generale Baluevskij viene dall´esponente ceceno, rifugiatosi a Londra, Ahmed Zakajev, ex ministro nel governo di Aslan Maskhadov, il presidente eletto e considerato da Mosca uno dei principali ispiratori, l´altro è Shamil Basaev, della campagna di terrore.
Zakajev, che ha ottenuto asilo politico in Gran Bretagna, ritiene che la minaccia russa sia diretta all´Europa. «Non escludo che gli agenti russi cercheranno di fare in qualsiasi paese europeo ciò che hanno fatto in Qatar». Colpire a morte, cioè, i dirigenti ceceni all´estero, come è sucesso a Zelimkhan Yandarbjev, assassinato in Qatar da una bomba collocata nella sua auto. Due russi, accusati di essere agli ordini di Mosca, sono stati giudicati colpevoli dell´omicidio e condannati a morte, pena commutata in carcere a vita.
Volendo restare dentro i confini geografici del conflitto, i servizi di sicurezza russi non sembrano, tuttavia, in grado di conseguire successi che possano placare le critiche sulla inefficienza da loro mostrata nel massacro di Beslan. La taglia di 10 milioni di dollari per chiunque fornisca informazioni utili alla cattura di Maskhadov e Basaev è una mezza ammissione d´impotenza. I due sono alla macchia da anni. E, secondo Zakajev, non saranno i soldi a spingere i loro fedelissimi alla delazione.
Ma qui cominciano le divergenze. Putin vede ormai il terrorismo di matrice cecena come un´espressione del grande network del terrore mondiale. L´Occidente, invece, è incline ad individuare negli attentati che colpiscono la Russia una radice locale, che affonda nella secolare domanda d´indipendenza della Cecena e, dunque, esige una risposta, prima di tutto, politica.
I due comandanti devono essere rimasti delle rispettive opinioni se, al termine dell´incontro, il generale Baluevskij ha voluto calcare la mano sulla risposta militare, l´unica privilegiata da Putin di fronte al dilemma ceceno. «Noi porteremo avanti qualunque azione, inclusi gli attacchi preventivi, per liquidare le basi terroristiche in qualsiasi regione del mondo», ha detto ai giornalisti il Capo di Stato maggiore russo. «Ciò non significa - ha precisato, rassicurante - che faremo uso dell´arma nucleare». Le parole dell´alto ufficiale hanno fatto scattare l´allarme in molte cancellerie. Che vuol dire «in ogni regione del mondo»?
L´opinione degli osservatori militari è che nel mirino di questa strategia preventiva, elaborata sull´esempio di quella americana, ma senza il sostegno democratrico e parlamentare che ha avuto ed ha George Bush, siano la Georgia e i paesi del Caucaso innanzitutto. In seconda linea, le Repubbliche dell´Asia centrale che Mosca continua a considerare parte della sua «sfera d´influenza».
Non è la prima volta, infatti, nota l´analista militare della "Rivista settimanale", Aleksandr Golts, che Putin minaccia di portare la guerra al terrorismo ceceno al di là dei confini della Russia, nella convinzione che le bande provenienti da Grozny agiscano nell´ambito di una strategia globale, i cui ispiratori e finanziatori vengono da fuori.
Anche all´indomani del drammatico sequestro del teatro di via Dubrovka, ottobre 2002, in cui morirono 129 ostaggi, oltre all´intero commando terrorista, Putin minacciò di colpire la Georgia, accusata di non far nulla per fermare il traffico di uomini e armi in direzione dei ribelli ceceni, lungo la valle di Pankisi, al confine con il territorio della Federazione russa. Di diverso, rispetto a due anni fa, c´è che i rapporti tra Mosca e Tiblisi, nel frattempo, sono molto peggiorati, con la Georgia che accusa la Russia di fomentare l´irredentismo dell´Ossezia del sud.
Un´altra possibile interpetazione delle gravi parole del generale Baluevskij viene dall´esponente ceceno, rifugiatosi a Londra, Ahmed Zakajev, ex ministro nel governo di Aslan Maskhadov, il presidente eletto e considerato da Mosca uno dei principali ispiratori, l´altro è Shamil Basaev, della campagna di terrore.
Zakajev, che ha ottenuto asilo politico in Gran Bretagna, ritiene che la minaccia russa sia diretta all´Europa. «Non escludo che gli agenti russi cercheranno di fare in qualsiasi paese europeo ciò che hanno fatto in Qatar». Colpire a morte, cioè, i dirigenti ceceni all´estero, come è sucesso a Zelimkhan Yandarbjev, assassinato in Qatar da una bomba collocata nella sua auto. Due russi, accusati di essere agli ordini di Mosca, sono stati giudicati colpevoli dell´omicidio e condannati a morte, pena commutata in carcere a vita.
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