Da Il Messaggero del 07/09/2004

LA TESTIMONIANZA

«Era tutto pronto per un negoziato»

Aushev: quando è scoppiato l’inferno tutti si chiedevano chi stesse sparando

di Maria Ferretti

MOSCA - Dopo essersi volatilizzato per diversi giorni, l'ex-presidente dell'Inguscezia Ruslan Aushev, il solo ad entrare, giovedì scorso, nella scuola assediata per trattare coi guerriglieri, da cui aveva ottenuto la librazione immediata di 26 ostaggi, ieri ha rotto il silenzio. In un’intervista al giornale Novaja Gazeta , il solo giornale veramente indipendente che ci sia oggi a Mosca, Aushev ha raccontato le trattative coi terroristi, bruscamente interrotte dall'inizio dell'assalto venerdì scorso, conclusosi con l'ecatombe. La sua testimonianza è cruciale per ricostruire come si sono svolti gli avvenimenti e chiarire molti punti ancora oscuri.

Primo. Il giovedì, i terroristi gli avevano consegnato una lettera - forse una cassetta, questo Aushev non lo precisa - da trasmettere a Putin con le loro rivendicazioni. Erano dichiarazioni generali, certo. Ritiro delle truppe russe, controllo internazionale sulla situazione in Cecenia e via dicendo - ma i gueriglieri, secondo Aushev, erano disposti a scendere anche su un terreno più concreto, se qualcuno a livello federale si fosse degnato di intavolare una trattativa con loro. Ed è quanto cerca di costruire febbrilmente Aushev, trattando da un lato col Cremlino e dall'altro con gli indipendentisti ceceni di Aslan Mashkadov, l'ex-presidente ceceno legittimamente eletto e poi destituito con l'inizio della guerra nel 1999.

Ma c'è di più ed ecco il secondo punto. Secondo Aushev, l'inizio di un negoziato, che lui stesso aveva concordato con i guerriglieri, era stato fissato per le cinque del pomeriggio di quel tragico venerdì. L'ex-presidente dell'Inguscezia doveva tornare nella scuola, assieme al consigliere del presidente Putin Aslachanov, che aveva nel frattempo lasciato Mosca alla volta di Beslan, per intavolare le trattative. Era intenzione di Aushev leggere ai guerriglieri la dichiarazione rilasciata in merito alla presa degli ostaggi da Mashkadov, in cui l'azione dei terroristi veniva condannata senza mezzi termini: «non combattiamo coi bambini», dichiarava Mashkadov, ribadendo che scopo della guerriglia era l'indipendenza della Cecenia, e non uccidere vittime indifese. Il piano di Aushev era convincere i guerriglieri a rilasciare gli ostaggi e delegare le trattative a Mashkadov, che, secondo l'ex-presidente inguscio, avrebbe accettato di intervenire per liberare gli ostaggi senza condizioni. Se così fosse andata, la patata bollente sarebbe passata al Cremlino, perché il solo fatto di trattare con Mashkadov avrebbe significato accettare gli indipendentisti come interlocutori politici.

Ma il piano saltò perché nel frattempo, all'una, furono le armi a prender la parola. E, secondo Aushev - e questa è il terzo elemento di novità, confermato tuttavia da altre testimonianze pubblicate ieri sulla stampa russa - tutto questo è avvenuto per un tragico concatenarsi di circostanze casuali. Mentre era in corso l'operazione di recupero dei cadaveri, qualcuno ha iniziato a sparare, provocando il precipitare degli avvenimenti. Aushev riporta il concitato dialogo coi terroristi quando si sentono i primi spari. «Abbiamo smesso di sparare, siete voi che sparate!». Ma dalla parte delle forze dell'ordine negano. Nessuno sta sparando. Mentre tutti si chiedono chi spara e cercano di fermare l'inevitabile, i terroristi decidono che è cominciato l'attacco. La prima “vedova nera” si fa saltare per aria nella scuola. Gli avvenimenti precipitano, nel caos generale, fino ala carneficina finale.

Chi ha sparato, provocando la catastrofe finale? Aushev non lo sa. Non lo sa nessuno. Ma è probabile che sia stato qualcuno della milizia popolare, composta di volontari, a cui, dopo te giorni di tensione, hanno ceduto di colpo i nervi. Il che la dice lunga sui rischi dell'esplodere di un nuovo conflitto etnico nella regione.

Sullo stesso argomento

Articoli in archivio

Ieri via alle elezioni per scegliere il parlamento: minacce per chi si astiene e intimidazioni dalla milizia filo-russa
Cecenia, il voto non porta la pace
La repubblica indipendentista alle urne in un clima di guerra
di Giampaolo Visetti su La Repubblica del 28/11/2005
 
Cos'� ArchivioStampa?
Una finestra sul mondo della cultura, della politica, dell'economia e della scienza. Ogni giorno, una selezione di articoli comparsi sulla stampa italiana e internazionale. [Leggi]
Rassegna personale
Attualmente non hai selezionato directory degli articoli da incrociare.
Sponsor
Contenuti
Notizie dal mondo
Notizie dal mondo
Community
• Forum
Elenco degli utenti

Sono nuovo... registratemi!
Ho dimenticato la password
• Sono già registrato:
User ID

Password
Network
Newsletter

iscriviti cancella
Suggerisci questo sito

Attenzione
I documenti raccolti in questo sito non rappresentano il parere degli autori che si sono limitatati a raccoglierli come strumento di studio e analisi.
Comune di Roma

Questo progetto imprenditoriale ha ottenuto il sostegno del Comune di Roma nell'ambito delle azioni di sviluppo e recupero delle periferie

by Mondo a Colori Media Network s.r.l. 2006-2024
Valid XHTML 1.0, CSS 2.0