Da La Repubblica del 02/09/2004
Originale su http://www.repubblica.it/2004/i/sezioni/esteri/ceceni/fragile/fragile.html

Quel che sta avvenendo mostra la fragilità, la confusione e l'inefficienza dell'apparato antiterroristico russo

La Russia di Putin un paese vulnerabile

di Sandro Viola

QUANDO la settimana scorsa due donne kamikaze avevano fatto esplodere in volo, simultaneamente, due aerei Tupolev con novanta persone a bordo, la stampa moscovita aveva parlato d'un 11 settembre russo. Benché calzasse in modo piuttosto approssimativo, il paragone era servito a dare un'idea dello sgomento provocato tra i russi da quell'ennesima, micidiale azione della guerriglia cecena. Ma ciò che nessuno poteva immaginarsi dopo l'abbattimento degli aerei, è che il terrorismo ceceno avrebbe forzato ancora due volte in pochi giorni il sistema di vigilanza e difesa della Russia di Putin. Martedì a Mosca, con un'altra "vedova nera" fattasi esplodere all'ingresso d'una stazione della metropolitana (nove morti e quaranta feriti).

Poi all'alba di ieri con una gigantesca presa d'ostaggi a Beslan, nella Repubblica del Nord Ossezia, dove i terroristi di Shamil Basayev, il capo dell'ala islamica della guerriglia, hanno sequestrato in una scuola secondaria centotrenta ragazzi e una quarantina di adulti tra genitori e insegnanti.

Così, in attesa di sapere come si risolverà il dramma nella scuola di Beslan, lasciamo per un momento da parte l'agghiacciante panorama di queste giornate: in Iraq i cadaveri dei nepalesi e gli altri ostaggi minacciati di morte, le bombe negli autobus israeliani, la violenza di un'ondata terroristica che non dà segno d'affievolirsi e anzi si fa progressivamente più barbara e distruttiva. Teniamo per ora da parte, cioè, il fenomeno del terrorismo nel suo complesso, e occupiamoci del caso russo. Perché quel che avviene in Russia, dal Transcaucaso sino al centro di Mosca, mostra soprattutto una cosa: la fragilità, la confusione, insomma la stupefacente inefficienza dell'apparato antiterroristico russo. D'un paese che pur essendo da cinque anni (più i due della prima guerra cecena) alle prese con una guerriglia ubiqua e spietata, ancora non è riuscito ad approntare una difesa efficace della propria popolazione.

Perché è vero, l'attentatore-suicida ha costituito una svolta nella storia e nelle tecniche del terrorismo: fermare un uomo e una donna che in una grande città portano attorno ai fianchi una cintura esplosiva, e si dirigono calmi, inosservati, verso il loro obbiettivo, è difficilissimo. Quasi impossibile. Ma in Russia, da Mosca all'Inguscezia, dalla Cecenia al Nord Ossezia, i terroristi raggiungono i loro bersagli in camion. Diciotto, venti, ma a volte anche cento o centocinquanta terroristi armati sino ai denti, superano i controlli, beffano le pattuglie dell'esercito o della polizia, e procedono a seminare la morte. Così era avvenuto due anni fa quando i ceceni avevano occupato un teatro con settecento persone nel centro di Mosca, e così è avvenuto una quantità di volte nel Caucaso: più di recente a giugno, quando i guerriglieri erano entrati in Inguscezia trucidando almeno ottanta tra militari e civili, e poi il 21 agosto, alla vigilia delle elezioni in Cecenia, quando un loro raid a Grozny aveva fatto quaranta vittime.

C'è quindi una Russia che nonostante la forte concentrazione del potere nelle mani degli uomini del Cremlino, nonostante le migliaia di ex ufficiali del Kgb disseminati ovunque nelle strutture statali, nonostante che Putin abbia dichiarato molte volte "conclusa", ormai terminata, la guerra in Cecenia, si rivela in realtà vulnerabile come un piccolo paese - una Colombia, un'Algeria - incapace di difendersi da poche bande di guerriglieri.

Una Russia incredibilmente permeabile, come s'è detto, ad ogni tipo d'attacco, da quelli nelle città alle bombe negli aerei, sino alla presa d'ostaggi di ieri mattina a Beslan, nel Nord Ossezia. Non molto lontano, vale la pena di notare anche questo, dal quartier generale dell'esercito russo nel Caucaso.

Sinora, la risposta del governo di Mosca ai colpi inferti al paese dalla guerriglia cecena è stata sempre la stessa: più poteri e maggiori stanziamenti ai servizi di sicurezza, che un parlamento obbediente avalla senza riserve. Ma la differenza con l'11 settembre americano, è che la discussione sulle misure da prendere, i rimedi da adottare, non oltrepassa mai le stanze del Cremlino. Non sono state create commissioni d'esperti, non è stato consentito un dibattito che coinvolgesse l'opposizione, il mondo accademico, i giornali.

Così come accadeva nella Russia comunista, il silenzio viene imposto come salvaguardia del segreto di Stato.

Quando due anni fa i reparti speciali dettero l'assalto al teatro di Mosca occupato dai terroristi, restarono sul terreno centoventinove ostaggi. Ma nel paese non ci fu discussione, nessuno potè avanzare in pubblico una critica argomentata all'azione disastrosa delle "teste di cuoio" o chiedere conto al governo della sua lunga serie d'insuccessi nella lotta al terrorismo. E se sfortunatamente una strage più o meno simile dovesse avvenire anche nella scuola dell'Ossezia (i terroristi chiedono l'impossibile: non solo la liberazione d'una ventina di loro accoliti, ma anche il ritiro dell'esercito russo dalla Cecenia), si può essere certi che a Mosca non ci saranno proteste né polemiche.

Detto questo sul caso russo, su una Russia che pur essendo in mano agli uomini dei vecchi e nuovi servizi di sicurezza subisce quasi lo stesso numero d'attentati del Pakistan, il discorso va spostato sul terrorismo in generale.

Sulla falange degli attentatori-suicidi partorita dal fondamentalismo islamico, che fa pendere ogni giorno minacce mortali sugli aeroporti, le stazioni ferroviarie, le metropolitane, gli autobus e i caffè di mezzo mondo. Da molti, sino a qualche mese fa, il pericolo era stato sottovalutato: e forse soltanto dopo la carneficina di Madrid e le orrende esecuzioni degli ostaggi in Iraq, quei molti hanno cominciato a capire che la partita non si giocava soltanto tra l'America e Osama bin Laden, ma tra gli odiatori dell'Occidente e l'intero Occidente. Sicché oggi ogni illusione è divenuta impossibile: la partita ci coinvolge tutti, il conteggio delle bombe e dei morti che facciamo ormai ogni giorno non può lasciare nessuno indifferente, e la sola boa cui sembra possibile aggrapparsi è l'unità, la compattezza del mondo occidentale di fronte alla cultura della morte dei terroristi islamici.

Anche Putin s'aggrappa a questo. Nei colloqui con Chirac e Schroeder, nelle dichiarazioni dei ministri, e con la richiesta d'una riunione d'emergenza del Consiglio di sicurezza dell'Onu, il governo russo ha invocato la necessità d'una lotta comune contro l'avanzata terroristica. E per certi versi la posizione russa è legittima, perché non c'è dubbio che la guerriglia indipendentista in Cecenia è ormai in gran parte uno dei tentacoli della piovra che chiamiamo Al Qaeda. Ma resta che bisognerebbe ricordare ai russi le loro gravissime responsabilità, la loro politica della terra bruciata, le atrocità che hanno compiuto per anni contro il popolo ceceno sino a costringerlo a riconoscersi nel terrorismo fondamentalista di Shamil Basayev. Il terrorismo islamico ci coinvolge tutti, certo, ma non tutti ne abbiamo attizzato il furore, la follia, come ha fatto Putin.

Sullo stesso argomento

Articoli in archivio

Natalia Khalkaieva arrestata nella sua casa a sud di Grozny mentre stava preparando un cinturone esplosivo
Cecenia, una giovane contadina la maestra delle kamikaze
di Giampaolo Visetti su La Repubblica del 23/09/2004
 
Cos'� ArchivioStampa?
Una finestra sul mondo della cultura, della politica, dell'economia e della scienza. Ogni giorno, una selezione di articoli comparsi sulla stampa italiana e internazionale. [Leggi]
Rassegna personale
Attualmente non hai selezionato directory degli articoli da incrociare.
Sponsor
Contenuti
Notizie dal mondo
Notizie dal mondo
Community
• Forum
Elenco degli utenti

Sono nuovo... registratemi!
Ho dimenticato la password
• Sono già registrato:
User ID

Password
Network
Newsletter

iscriviti cancella
Suggerisci questo sito

Attenzione
I documenti raccolti in questo sito non rappresentano il parere degli autori che si sono limitatati a raccoglierli come strumento di studio e analisi.
Comune di Roma

Questo progetto imprenditoriale ha ottenuto il sostegno del Comune di Roma nell'ambito delle azioni di sviluppo e recupero delle periferie

by Mondo a Colori Media Network s.r.l. 2006-2024
Valid XHTML 1.0, CSS 2.0