Da La Repubblica del 29/07/2004

Iraq, guerriglia all´attacco massacro a Baquba: 68 morti

Autobomba al posto di polizia. Nel paese le vittime sono 120

Un giorno di guerra: il kamikaze si fa esplodere mentre passa un pullmino con 21 civili a bordo
Nessun superstite. La potenza dell´ordigno ha ucciso anche nel mercato vicino, che era affollato
Decapitati dai guerriglieri due ostaggi pachistani. Liberato un iracheno rapito

di Renato Caprile

AMMAN - Dozzine di scarpe e di sandali che galleggiano in un mare di sangue e di fango. È tutto ciò che rimane degli uomini che li calzavano. Poveri diavoli che cercavano un lavoro da poliziotto e che un´autobomba ha ieri letteralmente fatto a pezzi, proiettando i loro poveri resti, insieme a brandelli di carrozzeria, schegge di vetro, pietre e bulloni, in un raggio di centinaia di metri. L´ennesima tragedia irachena si è consumata davanti a un commissariato di Baquba, nel cuore malato del triangolo sunnita, a una cinquantina di chilometri a nord ovest di Bagdad. Settanta morti e una sessantina di feriti. E tutti in una volta. Che sommati ad altri quarantotto, due a Bagdad, 42 non lontano dall´antica Babilonia, quattro a Falluja, fanno di questo mercoledì 28 luglio con 118 vittime una delle giornate record dell´orrore iracheno. A un mese esatto dal passaggio di poteri che non ha cambiato di una virgola la situazione. Anzi. Allawi e il suo governo ad interim continuano a essere considerati nemici, come tutti coloro che in qualsiasi modo collaborano al nuovo Iraq. Odio allo stato puro, dunque.

La cronaca del giorno più nero da quando Paul Bremer se n´è tornato in America inizia alle nove del mattino. Quando un furgone nero con a bordo un kamikaze si presenta davanti alla stazione di polizia di Baquba, dove decine di persone sono in fila per essere registrate nelle liste del reclutamento. Non lontano c´è un mercato coperto, affollato di donne e bambini. C´è come al solito traffico. Il caso vuole che un minibus pieno zeppo di gente passi di lì proprio quando il kamikaze decide di farsi saltare in aria. L´esplosione è devastante e falcia non solo le vittime designate - gli aspiranti poliziotti - ma fa strage anche di civili.

Scattano immediatamente i soccorsi. Ma è soprattutto la gente di Baquba che si fa in quattro per ricomporre i corpi e portare letteralmente a braccia decine di feriti all´ospedale. L´obitorio si rivela troppo piccolo. I morti sono troppi. Sulla «scena del crimine» arrivano a centinaia. Finisce che la polizia è costretta a sparare in aria per disperdere la folla. Baquba è città di media grandezza, sunnita ma con una consistente presenza sciita. Già teatro di sanguinosi attentati, alcuni dei quali rivendicati dal gruppo di Abu Musab Zarqawi, il terrorista giordano, luogotenente di Osama bin Laden in Iraq, che potrebbe aver avuto un ruolo anche in quest´ultima carneficina.

Ma l´offensiva del terrore purtroppo non si è fermata a Baquba. A Bagdad, una donna e un ragazzo di 13 anni sono stati uccisi e altre cinque persone ferite da un ordigno esplosivo, probabilmente un razzo, che è caduto in un quartiere residenziale del centro. A sud, a Soweira, non lontano dalla mitica Babilonia, sette poliziotti e 35 guerriglieri sono rimasti uccisi in un violentissimo scontro a fuoco a cui hanno partecipato anche forze americane ed ucraine. Quattro poliziotti iracheni sono morti e un altro è rimasto ferito nell´esplosione di una bomba su un ponte a Habaniah, nei pressi di Falluja. A Ramadi sono stati rapiti i tre figli del governatore della provincia di Anbar, Abdel Karim Berges. Uomini armati hanno fatto irruzione nella sua abitazione, hanno sequestrato i tre giovani - di età compresa fra i 15 e i 30 anni - e se ne sono andati appiccando le fiamme alla casa dopo aver fatto uscire la moglie e le figlie del governatore. Presunto covo di guerriglieri e terroristi, più volte nelle ultime settimane al centro di raid americani, il triangolo sunnita dimostra di essere ancora una volta il centro del problema. In serata poi al Jazeera ha dato la notizia dell´uccisione di due ostaggi pachistani rapiti nelle settimane scorse: un iracheno che era con loro è stato invece liberato.

In questo clima d´odio, l´Iraq si prepara all´apertura sabato prossimo a Bagdad della grande Conferenza Nazionale, a cui parteciperanno un migliaio di delegati che dovranno eleggere un organismo ristretto di un centinaio di membri - il Consiglio Nazionale ad interim - che dovrà approvare il bilancio statale del 2005, avrà potere di veto su alcune decisioni del governo e soprattutto dovrà preparare il voto di gennaio prossimo Un´istituzione importante, dunque. Almeno sulla carta, ma fieramente avversata sia dal Consiglio degli ulema sunniti che si sono chiamati fuori che dallo sciita Moqtada Sadr. «Hanno come al solito deciso tutto gli americani».

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