Da La Repubblica del 22/07/2004

L´ex dittatore possedeva sei conti correnti con 12 milioni di dollari nella Banca americana Riggs. Ora rischia un processo

Pinochet incastrato dal fisco

Cile, via all´inchiesta per frode dopo la scoperta dei fondi segreti

Nelle prossime ore il magistrato emetterà l´ordine per il blocco dei beni di famiglia
Possibile un giudizio per corruzione: il denaro potrebbe essere frutto di tangenti

di Omero Ciai

Sfuggito alle sue responsabilità penali per le centinaia di morti del golpe del ?73, Pinochet potrebbe, come un Al Capone qualsiasi, finire sotto processo per reati molto prosaici: la frode fiscale o la malversazione di fondi pubblici. La scoperta, da parte del Senato Usa, di sei conti segreti intestati a lui e a sua moglie, Lucia Hiriat, ha riaperto in Cile le speranze di rinviare a giudizio l´ex dittatore cileno dichiarato "non processabile" un anno fa per ragioni di salute. Il giudice Sergio Muñoz ha avviato ieri le indagini accogliendo le denunce presentate da un organo istituzionale, il Consiglio di difesa dello Stato, e da due avvocati, Carmen Hertz e Alfonso Insunza, che difendono gli interessi delle famiglie dei desaparecidos della dittatura. È molto probabile che nelle prossime ore il giudice emetta la richiesta di blocco di beni su tutte le proprietà dell´ex dittatore.

Nei conti segreti della Banca Riggs ci sono stati, fino al 2002, circa 12 milioni di dollari. Una parte in conti correnti, un´altra in azioni di società fantasma con sede a Panama. Denaro che, molto probabilmente, la coppia più potente del Cile non ha mai denunciato al fisco e che ha nascosto quando il giudice Garzon, mentre Pinochet era agli arresti domiciliari a Londra, chiese di bloccarne i fondi. Tra i documenti rivelati dagli americani ci sono anche le istruzioni di Pinochet ai funzionari della banca per occultare i soldi. Le società di comodo erano intestate, con nomi di copertura a dipendenti della banca, mentre sui conti correnti egli appariva solo come un tal Augusto Ugarte.

Ma, se il primo obiettivo del giudice adesso è stabilire l´esistenza di una frode fiscale, sono numerosi gli altri scenari sui quali l´inchiesta potrebbe accendere la luce. Per esempio: da dove vengono quei soldi? È impossibile infatti che l´ex generalissimo possa averli risparmiati dal suo stipendio. Dunque, come si è sempre sospettato, è possibile che siano il risultato di tangenti e corruttele legate all´acquisto di armi per l´esercito. Quando era presidente del Cile (1973-90) e capo delle Forze armate (fino al 1998), Pinochet era solito gestire direttamente l´acquisto di armi per l´esercito e famosi sono i suoi viaggi a Londra ai tempi della Thatcher per provarle personalmente.

E, altro scenario, se così stessero le cose, è molto probabile che i soldi parcheggiati nel Riggs, fossero soltanto una parte del "tesoro" dell´ex dittatore. Così, più che stabilire se c´è stata frode fiscale o meno, l´obiettivo della nuova inchiesta potrebbe diventare - finalmente - una indagine sulla corruzione della famiglia Pinochet. Supposizioni non mancano. È nota, per esempio, la straordinaria avidità della signora Lucia per l´acquisto e l´arredamento delle sue numerose residenze, come gli affari e affarucci, tra il lecito e l´illecito, di Augusto jr., il figlio maggiore della coppia.

Anche per questo, il presidente americano Bush ha rassicurato quello cileno, Lagos, nel loro incontro di lunedì scorso alla Casa Bianca. «Potete starne certi - ha detto Bush a Lagos - , noi non occulteremo nulla di questa storia». Insomma, se ci sono altri conti segreti di Pinochet in America il presidente s´impegna a rivelarli.

Sul piano delle norme, in realtà, Pinochet per ora non rischia moltissimo. Al massimo, secondo il codice tributario, una grossa multa. Certo, diverso sarebbe il risultato per l´anziano ex dittatore - Pinochet compirà 89 anni il prossimo 25 novembre - se si accertasse che il denaro risparmiato è frutto di tangenti, corruzione, o sottrazione di risorse dello Stato. Ma è su quello dell´immagine, quella interna, in Cile, dove ancora un 20/25 percento della popolazione lo acclama come «un salvatore», «mi general che liberò il paese dai comunisti», che l´effetto potrebbe essere dirompente. Intanto a favore dei governi democratici, terrorizzati - come quello in carica - all´idea dei funerali di Stato, quelli che a Pinochet spettano per legge se non arriva qualche condanna, anche piccolina. Poi per i fedelissimi: come lo difenderanno se si scopre che mi general - come amano chiamarlo anche in sua assenza - è un ladruncolo meschino che truffa lo Stato, incassa tangenti e nasconde i soldi all´estero? Ancora una volta, come quando ha preferito passare per «mezzo scemo», prima a Londra e poi in Cile, piuttosto che affrontare un processo sui crimini della dittatura; questa storia dei conti segreti rivela la statura dell´uomo. Quella, tutta immorale, del piccolo codardo, vigliacco, presuntuoso e fifone che conquistò il potere tradendo e truffando il presidente che lo aveva nominato capo delle Forze armate. Quello al quale aveva giurato fedeltà.

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