Da La Repubblica del 22/07/2004

Il girotondo fiscale

di Massimo Riva

SORPRESA: il tanto sbandierato taglio delle tasse promesso da Silvio Berlusconi comincia con un aumento delle imposte sulle seconde case. Questa la brillante novità emersa nel tardo pomeriggio di una caotica giornata politica durante la quale il governo della Casa delle libertà ha cambiato e ricambiato in continuazione il testo della manovra tampone sui conti pubblici in un susseguirsi di annunci e controannunci in tutto degni dei peggiori ricordi parlamentari della cosiddetta prima Repubblica.

Al punto che la plateale contraddizione in cui è caduto il governo del Cavaliere ha suscitato quasi più sconcerto nelle file della maggioranza che in quelle dell´opposizione.

Già sul piede di guerra per le minacce che incombono sulla loro tanto anelata riforma federalista, per esempio, i leghisti hanno fatto sapere che questo, sulla manovra-bis, è l´ultimo voto di fiducia al quale intendono assoggettarsi. Marasma tecnico nella stesura dei provvedimenti e marasma politico per la dissoluzione delle intese fra i partiti di governo finiscono così per sommarsi in una miscela esplosiva che i pompieri berlusconiani non sanno più come maneggiare.

Dai grandi disegni di riforme declamati invano per tre anni si è in pratica arrivati all´improvvisazione estemporanea, nella quale il "ghe pensi mi" di Palazzo Chigi si sta ormai avvitando in una spirale senza via d´uscita. Appena un paio di settimane fa, Berlusconi è tornato da Bruxelles con l´aria del trionfatore che aveva risparmiato al paese l´onta di un richiamo formale dell´Unione europea sui guasti dei conti pubblici. Tutto risolto - aveva fatto intendere - perché gli esaminatori dell´Ecofin avevano dato pieno credito alla sua parola sui provvedimenti che avrebbero dovuto raddrizzare i saldi del bilancio.

Detto e subito fatto, il governo ha così approvato il decreto-legge per dare sostanza agli impegni assunti con l´Europa. Ma il diavolo, come sempre, si nasconde nei dettagli. Ed ecco che dalla lettura del provvedimento sono emersi i primi guai. Innanzi tutto, si è scoperto che gran parte delle misure avrà efficacia soltanto nel 2004, contrariamente alle promesse rese in sede europea di fare tagli di spesa strutturali anche per gli anni a venire. Poi, confrontando le cifre, si è visto che la riduzione degli stanziamenti dei vari ministeri era, in realtà, concentrata in larga misura su uno solo: quello della Difesa, che si sarebbe trovato costretto a far saltare acquisti di materiale indispensabile, soprattutto in un frangente che vede le truppe italiane variamente impegnate, dall´Iraq all´Afghanistan. Infine, ci si è accorti che un altro pezzo consistente di risparmi finisce per gravare - alla faccia dei proclami federalisti - molto più sui bilanci degli enti locali che dello Stato.

Di qui l´esigenza di rimettere mano al tutto con un maxiemendamento che, pur non sanando la circonvenzione dell´Europa e neppure accogliendo le fondate proteste dei Comuni, punta almeno a dimezzare il peso dei tagli impraticabili del ministero della Difesa. Già, ma come? Ed è a questo punto che qualche bello spirito non ha saputo escogitare di meglio che una stangatina fiscale su terreni e seconde case, accompagnata da altre misure affannose (come l´aumento delle marche da bollo) che danno il segno preciso di una totale perdita di capacità di governo sui grandi centri di spesa del bilancio pubblico.

A ben vedere, per evitare lo sfondamento del fatidico tetto del tre per cento al deficit, si trattava di varare una manovra di meno di un punto di Pil, dunque ben inferiore a quanto lo stesso Silvio Berlusconi dice di voler tagliare per tener fede alla sua promessa di ridurre le imposte sul reddito degli italiani. Ebbene, se governo e maggioranza sono già precipitati nel caos per un decreto da circa cinque miliardi, figuriamoci che cosa potrebbe accadere al momento di trovare i dodici e passa miliardi necessari per il fantomatico taglio berlusconiano delle tasse. Ma forse non serve fare sforzi di immaginazione, la crisi sembra tale da portarsi presto via tanto questo governo quanto le sue demagogiche e inconsistenti promesse.

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