Da La Repubblica del 15/07/2004
Originale su http://www.repubblica.it/2004/g/sezioni/politica/lugliocdl3/mutagen/mu...

IL COMMENTO

La mutazione genetica della Casa delle libertà

di Massimo Giannini

Si consumano gli ultimi giorni della Casa delle Libertà. Il centrodestra, nella formula che abbiamo conosciuto dopo la vittoria elettorale del 2001, ha di fronte a sé solo due sbocchi. O cambia identità, o muore per irriducibilità. Non c'è altro epilogo possibile, per questa insostenibile "verifica permanente" che rimane aperta ormai da un anno, e che nemmeno una lunga e sfibrante giornata di confronto parlamentare è riuscita a chiudere.

Il presidente del Consiglio azzarda timide offerte a tutti, ma non convince fino in fondo nessuno. Marco Follini conferma la sua linea, che almeno fino a domani ruota intorno alla strategia delle "mani libere". Gianfranco Fini cerca di uscire dall'angolo, e di mettere alle strette il leader dell'Udc, dichiarandosi pronto ad accettare il ministero del Tesoro a condizione che anche l'alleato centrista entri nel governo. La Lega fibrilla di nervosismo, lancia sconnessi anatemi contro i democristiani e rilancia sommessi ultimatum contro il premier.

"Sono assolutamente convinto che andremo avanti", dice il Cavaliere al termine del dibattito alla Camera. Ma quell'"andremo avanti" di Silvio Berlusconi, "uomo nuovo" della Seconda Repubblica, ricorda drammaticamente il "tiriamo a campare" di Giulio Andreotti, vecchio simbolo della Prima Repubblica. Ed è esattamente questo che, oggi, il premier non può più permettersi di fare, sulla pelle e sulle spalle del Paese.

Probabilmente, anche se non lo dice in pubblico, lo ha capito anche lui. Sicuramente, e lo dicono in pubblico, lo hanno compreso i suoi alleati. La contesa sulla redistribuzione fisica delle poltrone ministeriali, che in queste ore occupa platealmente la scena, nasconde un conflitto sulla natura politica della maggioranza. Solo ora, forse, il Cavaliere capisce che consentendo le dimissioni di Giulio Tremonti ha liquidato non solo un ministro, ma anche e soprattutto un progetto politico.

Un centrodestra liberal-liberista, insieme reaganiano e padano, allergico allo "Stato criminogeno", alle sue regole, ai suoi apparati. Per questo, adesso, la scelta di un successore al Tesoro è diventata esiziale per i destini della maggioranza. E' da questa scelta che passano, appunto, o la sua mutazione, o la sua estinzione.

Follini e Fini, con modalità e obiettivi diversi, anche ieri hanno riproposto al premier la prospettiva della mutazione. Lo ha fatto Follini, riaffermando l'esigenza di un tecnico di "alto profilo" o di "un leader della maggioranza", da spedire con urgenza sulla poltrona che fu di Quintino Sella. Lo ha fatto Fini, accettando la sfida e dichiarandosi pronto, ma solo a condizione che anche il leader centrista faccia altrettanto.

A questo punto, la soluzione più semplice, per uscire da questo stato di "pre-crisi", sarebbe la stessa che azzardò Bettino Craxi nell'agosto del 1983, quando assunse per la prima volta il governo del Paese, esigendo che insieme ad Arnaldo Forlani (in rappresentanza della Dc del nemico Ciriaco De Mita) entrassero i segretari del pentapartito, da Giovanni Spadolini a Pietro Longo. I leader in campo, e dentro la squadra, dunque. Fini, primo vicepremier ma anche ministro del Tesoro. Follini, secondo vicepremier, o in alternativa ministro della Difesa. Sarebbe la "svolta" di cui nel Polo si discetta inutilmente da mesi.

L'assunzione diretta delle responsabilità di governo servirebbe a rinsaldare, innovandolo, il patto di legislatura con i due alleati che in questi tre anni hanno patito i rigori del "vento del Nord".

Ma proprio qui sta il problema. Più ancora che nelle resistenze del leader centrista a salire in corsa sul convoglio berlusconiano, al quale Follini non crede più e che considera comunque lanciato verso una futura ma sicura sconfitta elettorale. Se davvero i capi di An e Udc facessero insieme il grande passo, la Casa delle Libertà del 2001 cesserebbe di esistere per "trasformazione genetica".

Il triciclo Berlusconi-Bossi-Tremonti (che nei primi due anni della legislatura ha trainato il centrodestra sui sentieri avventurosi delle promesse secessioniste e delle chimere fiscali) lascerebbe il posto al tandem Fini-Follini (che in quest'ultimo anno ha cercato di invertire la marcia, in nome della collegialità e della moderazione).

Così, dall'oggi al domani, quello che è stato definito il "sub-governo" si trasformerebbe in governo. Se si convincesse davvero a fare questa scelta, e se riuscissero i suoi sodali ad accettarla, il Cavaliere pagherebbe un prezzo, incasserebbe un dividendo, e correrebbe un rischio.

Il prezzo è alto: Berlusconi dovrebbe rinunciare alla sua idea fondativa, a quella "Italia che ho in mente" spacciata alla vigilia del voto del 2001, a quel disegno di modernizzazione forzosa della società, fortemente aziendalista e tipicamente settentrionalista, che condivideva con il Senatur e che avrebbe voluto realizzare attraverso Tremonti. Dovrebbe dare carta bianca ai leader di due partiti che, in mente, hanno un'altra Italia: unita e concertativa (con qualche venatura neocorporativa), evoluta e solidarista (con qualche venatura statalista).

Il dividendo è molto alto: Berlusconi snaturerebbe se stesso, rinnegherebbe il suo contratto con gli italiani, ma potrebbe almeno riprendere in mano la coalizione, portandola davvero, con qualche probabilità di riuscita, fino al termine della legislatura.

Ma il rischio è altissimo: la "mutazione genetica" lascerebbe nel laboratorio della verifica una vittima predestinata, cioè la Lega. Privato del suo capo carismatico, il Carroccio sbandato diventerebbe poco più che una ruota di scorta della "nuova maggioranza". Per questo, alla distanza, proprio le camice verdi orfane di Bossi potrebbero assumersi l'onore e l'onere di fare ciò che già fecero nel '94: uscire dalla maggioranza, e aprire una vera crisi di governo.

L'altro sbocco alternativo alla mutazione, per Berlusconi e per la Casa delle Libertà, è quello dell'estinzione. In questo caso, la Casa delle Libertà cesserebbe di esistere per eutanasia.

Ci può arrivare in molti modi. Potrebbe gettare subito la spugna, nell'ipotesi che Follini all'Assemblea nazionale di domani schieri l'Udc per l'appoggio esterno. O magari anche nell'ipotesi che l'Udc scelga di restare nell'alleanza, ma nella posizione insidiosissima della nave corsara: quella che contesta, critica, logora. E magari osa l'inosabile, come è successo ieri quando i centristi hanno votato insieme all'opposizione il benservito al cda Rai, marcando per la prima volta il dissenso dal Cavaliere sul suo "core business", le televisioni. O magari, ancora, nell'ipotesi di una scelta di basso profilo politico per il ministero del Tesoro: un rimpastino interno, un banale giro di valzer tra i ministri già in servizio. Ne verrebbe fuori un "governicchio" balneare, esposto a qualunque delegittimazione e a qualunque imboscata parlamentare. A questa umiliazione, ormai, nessun leader dell'attuale maggioranza (a parte Berlusconi) sembra disposto a degradarsi.

Per tutte queste ragioni, ancora una volta e nonostante i suoi sforzi di ieri in Parlamento, il destino di questo centrodestra è comunque nelle mani del Cavaliere. E' lui che deve decidere dove vuole portarlo. A marciare su una strada diversa e inesplorata, con le relative incognite, o a sbattere contro un muro invalicabile, e dunque una fine inevitabile. Nell'uno e nell'altro caso, una fase politica si sta per chiudere.

Sta per accadere molto di più della semplice "fine della monarchia", che Follini aveva auspicato. Come ha riconosciuto persino il suo braccio destro Fabrizio Cicchitto, Berlusconi "non è più un leader indiscusso". E come è effettivamente vero che l'unico collante del centrosinistra è stato l'anti-berlusconismo, è drammaticamente vero che l'unico collante di questo centrodestra non è e non potrà mai più essere il berlusconismo.

Sullo stesso argomento

Articoli in archivio

A comic opera
The ins and outs of politics in Italy
su The Economist del 21/04/2005
 
Cos'� ArchivioStampa?
Una finestra sul mondo della cultura, della politica, dell'economia e della scienza. Ogni giorno, una selezione di articoli comparsi sulla stampa italiana e internazionale. [Leggi]
Rassegna personale
Attualmente non hai selezionato directory degli articoli da incrociare.
Sponsor
Contenuti
Notizie dal mondo
Notizie dal mondo
Community
• Forum
Elenco degli utenti

Sono nuovo... registratemi!
Ho dimenticato la password
• Sono già registrato:
User ID

Password
Network
Newsletter

iscriviti cancella
Suggerisci questo sito

Attenzione
I documenti raccolti in questo sito non rappresentano il parere degli autori che si sono limitatati a raccoglierli come strumento di studio e analisi.
Comune di Roma

Questo progetto imprenditoriale ha ottenuto il sostegno del Comune di Roma nell'ambito delle azioni di sviluppo e recupero delle periferie

by Mondo a Colori Media Network s.r.l. 2006-2024
Valid XHTML 1.0, CSS 2.0